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LUGANOArchitetture... da mangiare

31.07.17 - 07:00
Orchestrando la combinazione, le dinamiche e le intensità dei cinque sensi, anche gli chef, come gli architetti e gli artisti in genere, possono innescare ricordi e sensazioni. Vediamo come
Architetture... da mangiare
Orchestrando la combinazione, le dinamiche e le intensità dei cinque sensi, anche gli chef, come gli architetti e gli artisti in genere, possono innescare ricordi e sensazioni. Vediamo come

LUGANO - L’alta cucina è la forma d’arte più completa per antonomasia, perché coinvolge tutti i sensi: la vista è stuzzicata dall’aspetto con cui si presenta un piatto gourmet; l'ascoltare lo scrocchiare di una pietanza, la giusta sfumatura del senso tattile del caldo e del freddo, del croccante o del fluido, l’assaporare prima con l’olfatto e poi con il gusto. Se queste sensazioni vengono ben calibrate, scaturisce all’unisono o in sequenza la sinfonia più spettacolare che possa essere gustata dall’essere umano. Pittura, Scultura, Musica, Architettura: nessuna di queste arti è paragonabile, quanto a completezza, alla Cucina.

Credo poi ci siano due grandi gruppi di persone al mondo: chi mangia per vivere e chi “vive per mangiare”. Se anche voi, come noi, fate parte della seconda categoria, capirete quanto ci si senta grati davanti a una buona pietanza e un buon bicchiere da gustare in buona compagnia. Ancor meglio se tutto questo può essere gustato all’interno di uno spazio
architettonico di pregio.

A corollario di tutto questo non possiamo dimenticare appunto l’importanza dell’atmosfera architettonica che possiamo creare attorno a un buon piatto, grazie allo spazio e alle sue forme, alla luce naturale o a quella artificiale, ai suoni e alle essenze olfattive. Il tutto deve essere calibrato utilizzando anche materiali e composizioni spaziali capaci di esprimere attorno ad uno spazio architettonico diverse temperature. Temperature nel significato più sensoriale del termine: una buona architettura deve essere in grado di far sentire a proprio agio colui che usufruisce di uno spazio architettonico per gustare un piatto.

Il piatto stesso fa parte delle tante parti che definiscono uno spazio architettonico, e può addirittura essere considerato un’opera di architettura. Non solo il piatto nel senso pratico dell’utensile, con la sua forma, i sui materiali e cromie, ma il piatto inteso quale “architettura da mangiare”. Trattasi di un’architettura effimera, che dura pochi istanti, ma che può rimanere viva e impressa nei ricordi per sempre. Capita a tutti, del resto, di essere catturati di tanto in tanto da un profumo, un sapore che innesca una qualche chimica inspiegabile che ci catapulta indietro nel tempo, facendo riemergere il ricordo vivo dei piatti che ci preparavano la mamma o la nonna.

L’intento dell’architetto, nel definire uno spazio che deve essere visto e vissuto, dovrebbe essere il medesimo. Non vi è però una ricetta corretta, sia in architettura come in cucina; è proprio nella capacità di saper mescolare ad arte tutti questi diversi elementi che gli architetti e gli chef possono creare grandi composizioni. Il valore soggettivo esiste, ma non possiamo che ammettere che per a un buon piatto, una buona architettura, così come a una bella donna (dal nostro punto di vista), colleghiamo delle sensazioni non scritte a cui nessuno può resistere.

Buon appetito e buon lavoro a tutti!

Questa rubrica è sponsorizzata dal Ciani Ristorante Lugano

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