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CANTONEQuattro dischi da ascoltare, in attesa di Dylan a Locarno

17.04.19 - 06:00
In arrivo per la terza volta a Locarno, l’immenso cantautore americano - e premio Nobel - Bob Dylan, che si esibirà al Palazzetto Fevi lunedì 22 aprile alle 20
Keystone
Bob Dylan, classe 1941.
Bob Dylan, classe 1941.
Quattro dischi da ascoltare, in attesa di Dylan a Locarno
In arrivo per la terza volta a Locarno, l’immenso cantautore americano - e premio Nobel - Bob Dylan, che si esibirà al Palazzetto Fevi lunedì 22 aprile alle 20

di Fabio Caironi e Marco Sestito

LOCARNO - Era il 5 ottobre 1987 e Piazza Grande ospitava - per la prima volta in assoluto - colui che a partire dalla prima metà dei Sessanta ha dato un nuovo volto alla canzone, coniugando folk e rock ad autentica poesia. Ad accompagnarlo, in quell’occasione, Tom Petty & The Heartbreakers. In apertura, nientemeno che l’ex Byrds Roger McGuinn.

A distanza di 27 anni, il 15 luglio 2015, quella stessa piazza è tornata ad accoglierlo - con le vecchie e le nuove generazioni - nell’ambito di Moon and Stars.

Entrambi momenti incredibili. E ora, tra pochi giorni, al Fevi questa volta, avremo l’opportunità di rivederlo sul palco proprio qui alle nostre latitudini. Come prepararsi, però? Abbiamo fatto una selezione di quattro album, due in studio e due dal vivo.

“Blonde On Blonde” (Columbia, 1966)

Un disco doppio leggendario, considerato dalla critica tra i migliori di sempre. La svolta rock si completa e si sublima in un sound unico e immediatamente riconoscibile, mentre i testi hanno un altissimo valore letterario (e hanno sicuramente contribuito all’assegnazione del Nobel). La perla? Tutte lo sono, ma dovendo scegliere... “Stuck Inside of Mobile with the Memphis Blues Again”.

 

“Tempest” (Columbia, 2012)

Il trentacinquesimo della sua carriera: un buon disco e che rende bene l’idea di cosa è diventato Dylan oggi: un songwriter che ripesca dai suoni della tradizione (e da quelli che l’hanno influenzato) e che mostra di non aver perso il tocco magico, anzi di essere in stato di grazia. Tutti ottimi i brani, un paio sono veri e propri gioiellini: il singolo “Duquesne Whistle” e la title track.

 

Bob Dylan at Budokan (CBS, 1979)

Registrato sul palco del celebre palazzetto di Tokyo nei giorni 28 febbraio e 1. marzo 1978, nonostante i detrattori inizialmente lo definirono «un album sterile», il disco - doppio - documenta un’ampia serie di (prime) rielaborazioni dei classici del suo repertorio - da “Mr. Tamburine Man” a “Just Like A Woman”, da “Don’t Think Twice, It’s All Right” a “Blowin’ In The Wind”. Una scelta per nulla azzeccata per alcuni critici d’oltreoceano, ma - giustamente - difesa nel Vecchio continente.

 

“Real Live” (Columbia, 1984)

La produzione - affidata a Glyn Jones - raccoglie registrazioni effettuate tra il 5 e 8 luglio 1984, nel corso delle performance tenute a Newcastle, Londra e Slane Castle. Ad accompagnarlo, una band di tutto rispetto nelle cui fila militavano nientemeno che l’ex Rolling Stones Mick Taylor (chitarra) e l’ex Faces Ian McLagan (tastiere). Tra le altre, versioni straordinarie di “Highway 61 Revisited”, “Maggie’s Farm”, “Tombstone Blues” (con Carlos Santana), così come di “License To Kill” e del capolavoro reggae-oriented “I and I” - brani, questi ultimi, provenienti “Infidels” (Columbia), pubblicato l’anno precedente –.

 Info: gcevents.ch

 

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