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SVIZZERA/GERMANIAViaggio dentro il futuro di Egopusher

11.12.17 - 06:00
“Blood Red” è il primo album di Egopusher, duo electro/post-rock oriented di base sull'asse Zurigo-Berlino
Viaggio dentro il futuro di Egopusher
“Blood Red” è il primo album di Egopusher, duo electro/post-rock oriented di base sull'asse Zurigo-Berlino

ZURIGO/BERLINO - A due anni dalla realizzazione di “Egopusher Ep” (Qilin Records, 27 novembre 2015) - e a quattro dall'inizio del sodalizio artistico, germogliato dopo la partecipazione di entrambi ad “Out Of Chaos” (Staatsakt, 2014) di Dieter Meier -, Tobias Preisig (violino, synth bass) e Alessandro Giannelli (batteria, synth) sono rientrati in studio di registrazione, portando con sé proiezioni sonore di un futuro ancora indefinito. E sperimentazioni dentro luoghi e territori ancora sconosciuti, inviolati, hanno sagomato, a poco a poco, dieci composizioni strumentali ammalianti. Le dieci composizioni confluite in “Blood Red” (Qilin Records/Irascible, 13 ottobre 2017).

Tobias, raccontami lo sviluppo dell’album…

«A differenza dell’ep - registrato “live in studio” dopo avere dato una forma un po’ più definita a svariate improvvisazioni -, questo disco è il frutto di un lavoro, se vogliamo, più individuale da parte di entrambi. Come sai, io vivo qui a Berlino da un po’, mentre Alessandro, dopo un periodo di sei mesi a Londra, è rientrato a Zurigo. Di conseguenza, per una parte dei brani raccolti nella produzione, inizialmente abbiamo lavorato separatamente anche a livello di registrazioni, aggregando le idee l’una all’altra in seconda battuta…».

Un lavoro di post-produzione maggiore, quindi…

«Sì, certo. “Blood Red” è il risultato di sperimentazioni durate due anni. Due anni in cui abbiamo tagliato e ricucito le strutture più volte, riflettendo a lungo su ognuna. Questa è la grande differenza con il lavoro precedente, che è stato sagomato sull’istinto, sull’improvvisazione…».

Ora raccontami le registrazioni...

«Alessandro ha inciso alcuni passaggi ai 339 Studios di Londra, mentre io, nel contempo, ero alle prese con altri qui a Berlino. Alcune tracce, inoltre, sono state registrate ai SomaStudios di Zofingen (AG), affidandole di nuovo a David Hofmann che con noi, come è accaduto per l’ep, ha co-prodotto l’album…».

Quali le composizioni registrate in duo, tuttora in modalità live in studio?

«“Patrol”, “William”, “Jennifer (William Part II)”, “Blur” e “Blood Red”».

Quale il fil rouge tra i dieci brani?

«Non c’è…».

Cosa si cela dietro il titolo di ogni composizione?

«Nostre riflessioni…».

Vuoi entrare nel dettaglio?

«No, preferirei di no. Influenzerei l’ascoltatore. Ognuno deve sentirsi libero di immaginare il proprio film, come noi abbiamo immaginato il nostro...».

Il disco raccoglie una nuova versione di “William”, composizione contenuta già nella produzione precedente... Perché questa scelta?

«È un brano che nel tempo, sul palco, ha continuato ad evolversi… E questa evoluzione, dal nostro punto di vista, andava documentata...».

Cosa si cela dietro il titolo “Blood Red”?

«“Blood Red” è il colore del sole all’imbrunire… Eravamo nel mio studio (Pusher Studios, ndr) qui a Berlino, e al di là delle vetrate, mentre noi ci trovavamo alle prese con le registrazioni della title-track, prendeva forma uno spettacolo straordinario...».

 

 

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