Il sassofonista losangelino realizza un piccolo capolavoro con questo Ep di sei tracce, nelle quali c'è tutta la sua filosofia musicale
LOS ANGELES - Non nasce come un lavoro pensato prettamente per la forma-disco "Harmony of Difference", seconda opera del sassofonista losangelino Kamasi Washington.
È nato come commento sonoro alle opere visive della sorella Amani, esposte al Whitney Museum di New York, che attraverso graduali sovrapposizioni davano forma a un viso astratto. Washington procede sostanzialmente nello stesso modo: nelle prime cinque tracce (con nomi che sono tutto un programma come "Desire", "Humility", "Knowledge", "Perspective" e "Integrity") la band, composta da eccellenti strumentisti, delinea temi e li svolge, contaminandoli con sonorità prese dal funky, dal tropicalismo e dall'r&b/soul. Il tutto si fonde nella maestosa suite finale, "Truth", summa in 13 minuti e mezzo del suo pensiero artistico. Washington non è un padre-padrone: ha saldamente in mano le redini del gruppo e sa dove vuole andare a parare, ma lascia (giustamente) spazio di espressione ai singoli componenti. Il suo merito più grande, al di la della sua abilità di esecutore, è la grande maestria come arrangiatore e compositore: un "architetto sonoro", cosa che lo avvicina a un certo Quincy Jones.
Tecnicamente "Harmony of Difference" è un Ep, anche se di una durata non molto inferiore a un qualunque disco indie. Parlo di "indie" non a caso: pur essendo jazzista di grandissima preparazione e diciamo anche classico nella forma e nei contenuti, c'è qualcosa nelle composizioni di Washington che lo toglie dalla scena canonica e lo avvicina ad altri ambienti. Contribuirà a questa impressione sapere che ha debuttato su disco con Kendrick Lamar in "To Pimp a Butterfly", o essere consapevoli che questo splendido disco, molto più agile e immediato del gigantesco triplo di debutto "The Epic", uscito due anni fa, è stato pubblicato da Brainfeeder, l'etichetta di gruppi come Flying Lotus, Thundercat, Lapalux e altri.
Washington sarà a Zurigo il 1° novembre per il Jazznojazz Festival: un'occasione unica per ammirare dal vivo quello che, forse, potrebbe diventare il più grande jazzista della sua generazione.