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AvanTIBlue Origin può produrre celle fotovoltaiche dalla regolite lunare

22.03.23 - 08:00
La tecnologia Blue Alchemist per estrarre materiali preziosi dal suolo lunare potrebbe contribuire allo sviluppo di colonie sulla Luna
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Blue Origin può produrre celle fotovoltaiche dalla regolite lunare
La tecnologia Blue Alchemist per estrarre materiali preziosi dal suolo lunare potrebbe contribuire allo sviluppo di colonie sulla Luna

Blue Origin, la compagnia spaziale fondata da Jeff Bezos, lo scorso 10 febbraio ha presentato un aggiornamento del progetto “Blue Alchemist” il cui obiettivo è utilizzare la regolite lunare in situ per ottenere sottoprodotti utili all’indipendenza vitale ed energetica dei futuri avamposti sul nostro satellite. L’azienda, infatti, ha affermato di essere riuscita a produrre pannelli solari e cavi per la trasmissione dell’elettricità a partire da un suolo lunare simulato composto da un materiale che è chimicamente e mineralogicamente equivalente alla regolite lunare.

Per restare sulla Luna sarà necessario produrre tutta l’energia che servirà agli esseri umani per sopravvivere e Blue Origin, con questa innovativa tecnologia, sta dimostrando quanto la regolite lunare potrà essere un materiale versatile e fondamentale per l’esplorazione. “Per rendere praticabile la presenza a lungo termine sulla Luna, abbiamo bisogno di abbondante energia elettrica. Possiamo realizzare sistemi di alimentazione sulla Luna direttamente dai materiali che esistono ovunque sulla superficie, senza sostanze speciali portate dalla Terra. Abbiamo aperto la strada alla tecnologia e dimostrato tutti i passaggi. Il nostro approccio, Blue Alchemist, può essere scalabile all’infinito”, si legge nel comunicato.

Il sistema Blue Alchemist funziona innanzitutto producendo una regolite simulata, dato che attualmente sulla Terra non ci sono quantità di terreno lunare sufficienti per questi test. La regolite simulata di Blue Origin è stata prodotta facendo attenzione alla variabilità chimica e di minerali, che cambia in base alla zona lunare in cui viene raccolta. Questo garantisce che il materiale di partenza sia il più realistico possibile e quindi la tecnologia il più affidabile possibile per essere poi scalata in condizioni reali.

Il cuore del processo è un reattore alimentato unicamente da energia elettrica in grado di fondere la regolite alla temperatura di 1.600 gradi centigradi, e quindi di estrarre tramite elettrolisi materiali come ferro, silicio, alluminio e persino ossigeno. Quest’ultimo viene separato come un sottoprodotto della reazione che ha però ovviamente un grandissimo valore sulla Luna per far sopravvivere gli astronauti e per produrre propellente per i razzi in loco.

Il silicio ricavato è puro al 99,999%, un valore necessario per usarlo nella produzione di pannelli solari. Inoltre, dai sottoprodotti della regolite fusa viene prodotto un vetro protettivo per le celle, che ne garantisce una sopravvivenza sulla Luna di almeno un decennio. Anche la cornice metallica dei moduli fotovoltaici così come i cavi elettrici di collegamento vengono realizzati con i prodotti della fusione della regolite. E a differenza di quanto avviene nei processi terrestri per la produzione di silicio, il sistema Blue Alchemist non utilizza né acqua né alcuna sostanza tossica per la purificazione e non produce emissioni di carbonio.

Blue Origin ha dichiarato che il sistema è già stato testato e la tecnologia sarebbe scalabile senza limiti per produrre impianti di qualsiasi dimensione. L’obbiettivo dell’azienda è ora quello di portare Blue Alchemist a diventare un sistema autonomo che all’inserimento di regolite produca celle solari complete, e non solo, in modo automatizzato.

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COMMENTI
 

Don Quijote 1 anno fa su tio
Beh, a questo punto si potrebbe anche prelevare idrogeno in quantità infinita nella nebulosa di Orione M42. Avanti !
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