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CANTONEVisionario è chi non si siede sugli allori

09.08.19 - 08:00
A confronto con Paolo Morel di PM Consulenze, fra gli sponsor del Visionary Day: «Le nuove tecnologie? Un’opportunità per chi affronta il mondo con spirito d’iniziativa»
Visionario è chi non si siede sugli allori

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A confronto con Paolo Morel di PM Consulenze, fra gli sponsor del Visionary Day: «Le nuove tecnologie? Un’opportunità per chi affronta il mondo con spirito d’iniziativa»

Una carriera in BSI, UBS, Banca Popolare Svizzera. Poi, «a cavallo del nuovo millennio, ho vissuto in prima persona il boom di internet». Paolo Morel si è così ritrovato a ricoprire l’incarico di «chief financial officer di una start-up innovativa». Formazione da economista, 51 anni, oggi è a capo di PM Consulenze, fondata nel 2009 dopo sette anni in forza al Gruppo Fidinam. «Si tratta di una fiduciaria commerciale con focus sulla Svizzera, attiva nella consulenza agli imprenditori e alle imprese. La società di occupa di servizi contabili, fiscali e amministrativi, inclusi quelli connessi alla gestione del personale. Nel 2018, grazie all’ampliamento delle attività, è nato il Gruppo PM. Attualmente contiamo 15 collaboratori fra Lugano e Chiasso».

Signor Morel, tutto questo cosa c’entra con il Visionary Day?
«Visionary Day otterrà l’attenzione di un pubblico interessato al futuro e all’innovazione. Per PM Consulenze e il Gruppo PM sarà un’occasione importante per capire come poter servire al meglio le realtà più dinamiche. A loro volta, questi stessi soggetti potranno valutare quale know-how e quali servizi implementare nella loro impresa».

Anche lei si sente un visionario?
«Penso da sempre che visione sia sinonimo di iniziativa; soprattutto nella mia professione, dove l’innovazione tecnologica è una componente non predominante. L’impulso ad approfondire nuovi business, categorie di clientela, proposte di servizi, approfondimenti normativi e formativi, a trasformare le informazioni in opportunità, assumersi rischi imprenditoriali e a farlo con tempismo è a mio parere parte di una visione. Quindi, considerando i passi intrapresi, sì: mi considero un visionario».

Come definirebbe una “visione”?
«Visione è immaginarsi il futuro sul medio lungo periodo ed intraprendere i passi necessari affinché l’azienda possa resistere ai periodi difficili ed essere pronta a raccogliere nei periodi migliori. Serve a scegliere in quale mare navigare ma soprattutto a definire la rotta. Aiuta a prendere decisioni che influenzeranno l’azienda nel lungo termine».

In questo futuro, le nuove tecnologie che parte hanno?
«Le nuove tecnologie, almeno quelle che sopravvivranno alla prova dei consumatori e al comprovato, effettivo beneficio, permetteranno di ridurre significativamente i lavori “meccanici” o ripetitivi e libereranno energie da dedicare ad altro, dove “altro” potrebbe significare maggiore tempo libero oppure lo sviluppo di nuovi progetti e soluzioni professionali».

Non sono “pericolose”, per chi svolge un’attività come la sua?
«Nel nostro ambito professionale, l’implementazione di alcune nuove tecnologie potrebbe permettere una significativa riduzione dei tempi di elaborazione dati, ma non credo sostituiranno il bisogno di consulenza qualificata. Posso portare l’esperienza di software di scansione e registrazione automatica, motori di ricerca legislativa di portata mondiale, strumenti di approfondimento Know Your Clients capaci di profilare clienti e attività prima ancora di averli conosciuti. Tutti strumenti certamente utili, ma sempre a supporto di menti pensanti».

Nessuna paura?
«Se pensiamo ad un futuro statico e ripetitivo, allora la tecnologia va temuta. Se invece accettiamo il fatto che stiamo vivendo un’era di grandi cambiamenti, allora la tecnologia diventa un’opportunità. Un’opportunità selettiva per chi saprà formarsi, per chi non si siederà sugli allori, per chi accetterà il cambiamento continuo e non lo avverserà di principio, ma soprattutto per chi avrà visione».

E l’uomo? Dove va a finire? Non rischia di essere secondario, superfluo?
«Il rischio esiste. Non credo in termini assoluti, poiché saranno le scelte degli uomini a decidere quanto potere dare alle nuove tecnologie». 

Un motivo per partecipare al Visionary Day.
«Suggerirei anche ai più reticenti alle nuove tecnologie e all’innovazione di partecipare in quanto potrebbero riscontrare temi, persone e soluzioni ben più aderenti alla realtà e alle loro problematiche di quanto potrebbe fuorviare il nome dell’evento. Per definire una propria visione del futuro è fondamentale raccogliere informazioni sui possibili cambiamenti. Sono convinto che possa valere la pena dedicare una giornata al fine di raccogliere informazioni utili a formulare la propria personale visione del futuro». 

Maggiori informazioni e iscrizioni all’evento dalla pagina www.visionaryswiss.ch


Questo articolo è stato realizzato da ated - Associazione Ticinese Evoluzione Digitale, non fa parte del contenuto redazionale.
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