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BERNAIniziativa del servizio pubblico, «più svantaggi che vantaggi»

23.05.16 - 11:40
«Anche se approvata, l'iniyiativa non farà diminuire il prezzo degli abbonamenti per i cellulari e non migliorerà la puntualità dei treni»
Iniziativa del servizio pubblico, «più svantaggi che vantaggi»
«Anche se approvata, l'iniyiativa non farà diminuire il prezzo degli abbonamenti per i cellulari e non migliorerà la puntualità dei treni»

BERNA - Se approvata il prossimo 5 di giugno, l'iniziativa "A favore del servizio pubblico" creerebbe il caos e, a lungo termine, porterebbe più svantaggi che vantaggi alla popolazione.

Ne è convinto un comitato interpartitico (PLR, PPD, UDC, PS, Verdi Liberali), secondo cui questa modifica costituzionale è raffazzonata - il testo di modifica costituzionale è giudicato troppo poco chiaro - e ingannevole.

L'iniziativa, promossa dalle riviste per consumatori Spendere Meglio, K-Tipp, Saldo e Bon à Savoir, chiede che, in materia di prestazioni di base, la Confederazione non miri a conseguire profitti, non sovvenzioni trasversalmente altri settori dell'amministrazione e non persegua interessi fiscali. Questi principi devono essere applicati alle aziende direttamente o indirettamente controllate dalla Confederazione, come le FFS, La Posta e Swisscom, ma anche la Ruag.

Il testo costituzionale prevede inoltre che "i salari e gli onorari dei collaboratori di tali imprese non siano superiori a quelli dell'Amministrazione federale".

Per i membri del comitato, anche se approvata l'iniziativa non farà diminuire il prezzo degli abbonamenti per cellulari di Swisscom, né farà giungere i treni in orario. Per i rappresentanti dei maggiori partiti, l'idea di vietare utili è controproducente, poiché frenerà l'innovazione e gli investimenti, due elementi essenziali per ottenere servizi di qualità.

Proibendo gli utili, ha dichiarato la consigliera nazionale Regula Rytz (Verdi/BE), le ferrovie federali si vedrebbero private delle sovvenzioni destinate al traffico regionale, con gravi disagi per le persone che vivono nelle regioni discoste.

Stando ad Olivier Feller (PLR/VD), inoltre, Swisscom non potrebbe più versare dividendi agli azionisti, tra cui figura la Confederazione col 50,2%. A questo punto, la Confederazione sarebbe costretta a rilevare l'intero pacchetto azionario, pagando da 12 a 13 miliardi di franchi, una somma che in questo momento non possiede. Oppure, secondo Feller, "sarebbe costretta a cedere la propria quota maggioritaria, lasciando che l'operatore finisca completamente in mano ai privati, un opzione che non può piacere ai fautori dell'iniziativa".

Secondo Feller, inoltre, voler per forza equiparare i salari dei collaboratori di queste imprese a quelli degli impiegati della Confederazione significa rimettere in discussione i contratti collettivi di lavoro al momento in vigore per la Posta, Swisscom e le FFS. Per non parlare dell'immenso lavoro burocratico: nella sola amministrazione federale le posizioni lavorative sono 74, ha fatto notare il consigliere nazionale vodese.

Benché i promotori dell'iniziativa sostengano che si tratta soltanto di evitare che i manager di queste imprese guadagnino più di un consigliere federale, il testo della modifica costituzionale parla espressamente di "collaboratori", ha insistito Feller, rilevando assieme ad altri oratori la scarsa chiarezza dell'iniziativa su questo aspetto.

Insomma, l'applicazione di questa iniziativa rischia di tradursi in un "caos" con conseguenze immense per tutti, ha sottolineato Raymond Clottu (UDC/NE), secondo cui ci sono già leggi ad hoc che permettono di migliorare il servizio pubblico senza che sia necessario modificare la Magna carta.

Per il comitato interpartitico, per quanto seducente l'iniziativa è ingannevole poiché non potrà mantenere le promesse. Un ritorno al passato, alle vecchie PTT, non permetterebbe alle aziende parastatali di confrontarsi ad armi pari con la concorrenza internazionale. Un'azienda come la Ruag non potrebbe resistere ad una simile pressione; senza utili non è infatti possibile investire nell'innovazione, innovazione che va a vantaggio dell'utenza.

A pagarne lo scotto sarebbero anche le regioni discoste, ha precisato Martin Candinas (PPD/GR). Il servizio pubblico elvetico, tra i migliori al mondo in fatto di qualità, ha dato a suo parere buona prova di sé. "È senz'altro migliorabile, ma non ricorrendo a questa iniziativa che genera solo insicurezza", ha concluso.
 
 

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