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CANTONE / SVIZZERAShock dei prezzi, il Ticino è quello che soffre di più

28.07.22 - 08:35
L'inflazione percepita nel nostro cantone è la più alta a livello nazionale. L'indice dei prezzi al consumo di Comparis
Depositphotos (foto d'archivio)
Shock dei prezzi, il Ticino è quello che soffre di più
L'inflazione percepita nel nostro cantone è la più alta a livello nazionale. L'indice dei prezzi al consumo di Comparis

ZURIGO / BELLINZONA - In Svizzera, in giugno, i prezzi dei beni di uso quotidiano sono aumentati dell’1,4% e sul fronte dell'inflazione è la Svizzera italiana la regione che soffre di più di fronte al rincaro. È quanto emerge dall'indice dei prezzi al consumo pubblicato da Comparis con il Centro di ricerca congiunturale (KOF) del Politecnico federale di Zurigo*.

Benzina, generi alimentari e riscaldamento sono le categorie in cui la popolazione percepisce maggiormente gli aumenti. Quello più marcato, tra i mesi di maggio e giugno di quest'anno, è stato registrato nella categoria "altri servizi per il trasporto individuale", con un balzo verso l'alto pari al 12%. «I costi delle auto a noleggio sono saliti alle stelle, soprattutto a causa dell’elevata domanda e della scarsa disponibilità di veicoli», osserva Michael Kuhn, esperto in finanze di Comparis.

Il secondo aumento più marcato, pari al 7,3%, riguarda invece il carburante, mentre al terzo posto si collocano i viaggi "tutto compreso" (+7%). Ma difficile da ignorare è pure il balzello del 5.1% dei prezzi dei biglietti aerei. «A causa della carenza di personale e dell’aumento del prezzo del cherosene, i biglietti aerei costano molto di più. Se a questo aggiungiamo poi la miriade di voli cancellati - sottolinea Kuhn -, è facile intuire la frustrazione dei viaggiatori». E infine c'è la borsa della spesa: frutta, verdura, patate e funghi hanno infatti subito un rincaro del 4.9%.

Chi soffre di più? Il Ticino
A livello regionale, il Ticino risulta il più colpito. Il nostro cantone (con 107.7 punti) non solo ha il livello più alto dell'indice, ma è anche quello che tra i mesi di giugno del 2021 e di quest'anno ha registrato l'incremento più elevato dei prezzi dei beni di uso quotidiano. Cifre alla mano, parliamo di un +6.4%; nettamente più marcato rispetto alla Svizzera romanda (+5.9%) e tedesca (+5.4%). «Il Ticino ha una delle più alte densità di automobili della Svizzera, di conseguenza gli elevati costi legati alla mobilità gravano sulla popolazione», spiega l'esperto. E a questo si aggiunge il numero «superiore alla media» di «economie domestiche composte da una o due persone, che risentono maggiormente dell’inflazione percepita».

Ma alcuni prezzi sono diminuiti...
Da maggio 2000, i prezzi dell’energia per il riscaldamento sono aumentati del 174%, e i costi dei servizi finanziari sono saliti del 94%. Ma se in generale pare che la vita stia diventando sempre più costosa, quest'impressione - sottolinea Comparis - è in parte fuorviante. Ci sono infatti alcuni beni di uso quotidiano che in questo stesso intervallo di tempo hanno registrato importanti diminuzioni del prezzo. È il caso dei farmaci (-42.7% in media), dei piccoli elettrodomestici (-35.2%) e delle tariffe delle telecomunicazioni (-29.3%).

* Indice dei prezzi al consumo di Comparis
L’indice nazionale dei prezzi al consumo (IPC) misura l’andamento dei prezzi sulla base di un paniere rappresentativo di circa 1’050 beni e servizi. Una continua diminuzione del potere d’acquisto o un aumento del livello medio dei prezzi sono sintomi di inflazione. L’IPC comprende 12 categorie principali, tra cui investimenti a lungo termine e affitti. Non sono tuttavia considerate grandi voci di spesa, come i premi delle assicurazioni sociali o le imposte dirette. L’IPC non rispecchia quindi l’effettivo rincaro percepito dai consumatori. L’indice dei prezzi al consumo di Comparis, pubblicato in collaborazione con il Centro di ricerca congiunturale (KOF) del Politecnico federale di Zurigo (PFZ), mostra l’inflazione realmente percepita rimuovendo i dati IPC relativi agli affitti e ai beni durevoli. Vengono inoltre presi in considerazione singoli gruppi di economie domestiche, fasce di reddito e regioni linguistiche.

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