La presentazione della banconota da 200 franchi diventa l'occasione per parlare piuttosto del cambio con l'euro, ormai a 1,12
ZURIGO - In fondo, era inevitabile che le rubasse per un attimo la scena. Quale occasione migliore della presentazione della nuova banconota da 200, nella sede della banca che decide i destini della Svizzera e del franco, per provare a capire – e carpire – le intenzioni di chi, col potere nelle mani, lo osserva ora dopo ora rafforzarsi, moneta rifugio davanti a una lira turca che va giù e spaventa senza distinzione?
La domanda è arrivata puntuale. La risposta repentina; elusiva e allusiva. «I mercati valutari rimangono fragili – ammette il vicepresidente della Bns Fritz Zurbrügg – La nostra politica monetaria, con il tasso d'interesse negativo e la disponibilità a intervenire se necessario, ne tiene conto».
Tradotto: siamo pronti. Perché l'euro, che nel tardo pomeriggio di martedì sembrava infine essersi un poco ripreso, poi è di nuovo sceso sotto l'1,13 e lì sembra restare, oscillando liberamente fra i decimali di centesimo ma con una tendenza palese verso il basso. Gli analisti, che sulle prime minimizzavano, ora sembrano convinti: non è lontano il momento in cui la Banca svizzera deciderà di “correggere” il cambio. Per qualcuno, anzi, è vicinissimo; per qualcun altro, si dovrà invece attendere lo spettro dell'1,10, comunque non peregrino dinnanzi a una crisi che non accenna in apparenza a risanarsi.
Ad affrettare un intervento o rallentarlo sarà anche la reazione degli altri Paesi emergenti ed economicamente più gracili. Il rischio è un effetto contagio che aggraverebbe notevolmente lo scenario. Si resta, dunque, a guardare: il mondo, da una parte, e Zurigo dall'altra. Esperta di valute presso Commerzbank, Thu Lan Nguyen è certa che la Bns sia sull'attenti e «già nervosa». Maxime Botteron di Credit Suisse stima però che non si muoverà fino al corso di 1,10. L'euro, intanto, gira la boa; alle 16.59 di ieri toccava 1,124 franchi.