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CANTONETuristi in Ticino: le case insidiano gli alberghi

24.05.18 - 06:03
Svizzero-tedeschi, fra i 40 e i 60, in coppia e con i figli: all'hotel preferiscono gli appartamenti e sono un «mercato da "coccolare"»
Turisti in Ticino: le case insidiano gli alberghi
Svizzero-tedeschi, fra i 40 e i 60, in coppia e con i figli: all'hotel preferiscono gli appartamenti e sono un «mercato da "coccolare"»

LUGANO - Hanno fra i 40 e i 60 anni (70%), viaggiano in coppia (43,6%) e quando ci sono con i figli (35,9%), si fermano idealmente un'intera settimana (38%). Sono i turisti delle case del Ticino: quelli che ai servizi di un albergo preferiscono l'agio e la privacy di un appartamento; che invece della pensione completa optano per i ristoranti del posto o i negozietti di paese; che la colazione se la fanno in cucina, con i prodotti locali acquistati direttamente dal contadino.

La pecca (nostra): i trasporti pubblici - Un'ex nicchia in in crescita, 62mila arrivi nel 2016 per 440mila pernottamenti secondo le stime dell'osservatorio dell'Usi, secondo cui è «un mercato da "coccolare"» viste le promesse insite nei numeri. Svizzero-tedeschi in maggioranza, lavoratori (74,1%) o pensionati (12,8%), cercano alloggio su internet (90%) ma poi prenotano rivolgendosi al proprietario, di cui apprezzano il senso di accoglienza, la disponibilità al contatto diretto e i suggerimenti per rendere più autentico il soggiorno. Peccato per i mezzi pubblici, poco capillari: così, 9 su 10 arrivano e si muovono con mezzi propri.

Un turismo "vecchio" rilanciato dalla rete - È sui trasporti che più c'è da lavorare, in un Ticino chiamato a cogliere l'occasione di una tendenza di soggiorno vecchia e al contempo moderna, in ascesa negli ultimi tempi anche grazie alla sharing economy e a piattaforme come Airbnb. Nonché ad attività di promozione che vivono di social network, fotografie, video, storytelling da condividere sopra lo smartphone.

Il business delle abitazioni ibride - Ma a rilanciare il turismo in casa è anche un nuovo business e/o trend che si affaccia in Svizzera: quello delle dimore ibride, per metà seconde residenze e per metà destinate ai villeggianti, escamotage con cui si comincia ad aggirare la legge federale sulle abitazioni secondarie. «Si tratta di residenze secondarie parzialmente consacrate al turismo – osserva Reinhard Oppikofer, consulente a Lugano di Wüest Partner, autore dello studio Immo-Monitoring – È una nuova forma che sta prendendo piede, ci attendiamo una domanda sempre più forte».  

L'esempio del Rocksresort di Laax - In vigore da gennaio 2016, la Lex Weber impedisce la costruzione di seconde case nei comuni dove superino già il 20% del totale. Ecco perché le cosiddette case ibride possono diventare una soluzione. «Famoso l'esempio del "Rocksresort" di Laax nei Grigioni, ai piedi della partenza degli impianti di risalita. Una casa condivisa con il turista permette di continuare a usufruire di un proprio alloggio per le proprie vacanze, generando al contempo un reddito quando lo si lascia a disposizione degli altri».

Una proprietà a tempo parziale, ma anche una fonte di reddito - Lo svantaggio c'è, ma talvolta solo sulla carta, e comunque circoscritto: «Il proprietario ha una restrizione d'uso: può vivere nella residenza per un tempo limitato, per il resto deve metterla in locazione a terzi, in genere attraverso un'agenzia. Rimane comunque una buona alternativa a una residenza secondaria classica».

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