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CANTONE«Essere donna manager: una (bella) fatica»

08.03.18 - 06:22
Nel giorno della festa della donna, Alessandra Alberti si racconta. Quando assunse la direzione di Chocolat Stella, nel 1999, aveva 32 anni: «Non era cosa così scontata»
«Essere donna manager: una (bella) fatica»
Nel giorno della festa della donna, Alessandra Alberti si racconta. Quando assunse la direzione di Chocolat Stella, nel 1999, aveva 32 anni: «Non era cosa così scontata»

GIUBIASCO - Un po' la sorpresa. Un po' la delusione. Resta, comunque, l'ottimismo: di chi ce l'ha fatta ed è convinta che anche gli altri, anzi le altre, possano riuscire. Alessandra Alberti dirige Chocolat Stella dal 1999; davanti al calo della paercentuale di donne dirigenti in Svizzera, dall'8% al 7% in un anno, reagisce con disappunto. «Non me l'aspettavo, sono dispiaciuta. È una brutta notizia, non solo per noi donne ma per la società intera. Eppure si sta facendo tanto».

Forse non abbastanza?

«Si vede che c'è ancora molto da fare. Ma ormai siamo tutti d'accordo. Aziende, politica, associazioni: la presenza delle donne è un bene».

Non sarà che questo continuare a parlarne, e a parlarsi un po' addosso, alla fine è controproducente?

«Io credo invece che sia utile. Magari si fa un passo avanti e mezzo indietro. L'importante è non smettere di cercare di migliorarsi. Da noi anche il presidente è una donna, c'è da essere contentissimi».

Si sente in qualche modo un'eccezione?

«Con gli anni, anche nel nostro piccolo, la presenza delle donne è aumentata. Certo il lavoro diventa sempre più impegnativo. Bisogna creare le condizioni perché le donne possano conciliare carriera e famiglia».

Lei come ci riesce?

«Io figli non ne ho. Ammiro molto chi ne ha. Mi rendo conto di quello che significa».

Come si arriva ai vertici di un'azienda?

«Dipende dalla realtà in cui si opera. Nel mio caso, con l'impegno, l'entusiasmo e grazie a un presidente lungimirante. All'epoca non era scontato affidare l'incarico a una donna e di appena trent'anni. Ero arrivata in azienda tre anni prima, ero responsabile degli acquisti e della qualità quando il precedente direttore andò in pensione».

Perché lei: se l'è mai domandato?

«Forse mi ha premiato anche il fatto di trovarmi in una realtà familiare. In realtà più complesse, come quelle bancarie, magari va diversamente, non sono in grado di giudicare. Quello che posso dire è che nel frattempo passi in avanti sono stati fatti. In Camera di commercio oggi ci sono due vicedirettrici».

Nessun uomo ha mai tentato di farle le scarpe?

«Non saprei... non credo. Io, del resto, in Chocolat Stella non mi sono mai sentita una "donna". Abbiamo sempre valorizzato il lavoro di squadra, senza fare differenze di genere. Per quanto talentuosa sia, una persona da sola non può fare niente».

E come si rimane "al potere" per vent'anni?

«Con la passione. Non bisogna mai fermarsi. Ho sempre avuto nuove idee, progetti interessanti da seguire».

Quanto l'ha aiutata il fatto di essere in un settore, come quello alimentare, più affine di altri alla sensibilità femminile?

«Può darsi che sì, abbia contato. Effettivamente, a pensarci, già durante gli studi eravamo metà uomini e metà donne». 

Difficile essere donna manager in Svizzera?

«La Svizzera ha molto da migliorare. Le donne sono ancora troppo poche. Ma personalmente non ho mai avuto problemi a relazionarmi con altri interlocutori».

Nel resto del mondo come va?

«Ci sono Paesi dove avere a che fare con una donna è ancora vissuto come qualcosa di strano». 

Si è mai sentita discriminata per questo?

«Io no, ma ho visto discriminazioni». 

Il Ticino com'è?

«Deve fare di più. Penso in particolare ai tempi parziali. Io lavoro tantissime ore, me lo posso permettere. Ma bisogna fare in modo che tutte le donne abbiano l'opportunità di scegliere la carriera senza rinunciare alla famiglia. Bisogna anche sensibilizzare le donne affinché si impegnino a livello dirigenziale».

Le donne hanno qualche colpa, nel loro essere marginali?

«Colpa no. Ma devono avere più coraggio di osare. Stiamo andando nella giusta direzione. Cerchiamo di non abbassare la guardia».

C'è qualcuno che deve ringraziare?

«Chi mi ha dato fiducia. Chi ha preso decisioni coraggiose. La mia famiglia. E il cioccolato: è un buon prodotto».

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COMMENTI
 

Fran 6 anni fa su tio
Peccato che non abbia "sfruttato" questa posizione da Manager, dando più voce alle donne nell'azienda, assumendone di più, come segno di solidarietà vera e vissuta come tale. Anche soprattutto assumendo il meno frontalieri, magari. Invece se passi davanti alla fabbrica, le targhe delle auto parlano del contrario. Siamo felici per lei, che sia avanzata a Manager, un po meno per i mancanti segni che ci si aspettava.

elvicity 6 anni fa su tio
Brava... spesso vado a prendere i regalini di natale da loro.. il negozio e i loro prodotti sono uno spettacolo !
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