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CONFEDERAZIONENon sappiamo più fare riforme: così diventeremo più poveri

20.08.17 - 14:00
A lanciare l'allarme è il capo della Direzione politica economica della Segreteria di Stato dell'economia (Seco) Eric Scheidegger
Non sappiamo più fare riforme: così diventeremo più poveri
A lanciare l'allarme è il capo della Direzione politica economica della Segreteria di Stato dell'economia (Seco) Eric Scheidegger

BERNA - In Svizzera non si fanno più riforme importanti, dagli anni '90 non ve ne sono più state di significative. La possibile conseguenza - afferma il capo della Direzione politica economica della Segreteria di Stato dell'economia (Seco) Eric Scheidegger in una intervista alla Nzz am Sonntag - è un'erosione della prosperità economica.

Dopo la bocciatura popolare dell'adesione allo Spazio economico europeo (See) nel 1992, la Svizzera aveva conosciuto un lungo periodo di stagnazione con una disoccupazione elevata. La politica aveva allora reagito con importanti riforme, come una nuova legislazione sui cartelli, l'apertura del mercato interno, la revisione dell'assicurazione contro la disoccupazione e la privatizzazione parziale di Swisscom.

Queste sono le ultime grandi riforme che ha conosciuto il Paese, sostiene Scheidegger. Oggi non c'è più il coraggio politico per intraprendere progetti lungimiranti. Il capo economista della Seco ha anche citato la Strategia energetica e la Previdenza per la vecchiaia 2020. «Quest'ultima revisione - ha aggiunto - contiene così tanti compromessi che una nuova riforma dovrà presto essere avviata».

Attualmente secondo Scheidegger ci sono diversi settori che necessitano di riforme. È ad esempio necessaria più concorrenza sul mercato interno e maggiore apertura nella politica agricola.

Se nel prossimo futuro non ci saranno cambiamenti, ci sarà in Svizzera una lenta erosione della prosperità. La crescita economica, che potrebbe essere del 2% con le riforme, sarebbe limitata all'1,3%.

Concernente la Posta e le Ffs, due aziende in mano alla Confederazione, Scheidegger ha sostenuto che la loro privatizzazione sarebbe auspicabile da un «punto di vista economico». Ciò eviterebbe distorsioni della concorrenza. «Non c'è però la maggioranza politica, ma la discussione deve continuare».

Un ridimensionamento delle Ffs per farne un semplice gestore di infrastrutture ferroviarie non ha però senso, ha precisato Scheidegger. «La domanda da farsi è: quali regole deve seguire una società statale per distorcere il meno possibile le regole della concorrenza?». Una soluzione, già applicata all'estero, sarebbe quella di prescrivere regole obbligatorie sulla neutralità della concorrenza, conclude il capo economista della Seco.

 

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