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MENDRISIO1° Agosto, Christian Vitta non parlerà

01.08.15 - 17:39
Annullati i festeggiamenti a Mendrisio. Il testo dell'allocuzione del Consigliere di Stato
1° Agosto, Christian Vitta non parlerà
Annullati i festeggiamenti a Mendrisio. Il testo dell'allocuzione del Consigliere di Stato

MENDRISIO - I festeggiamenti in occasione del 1° agosto a Mendrisio sono stati annullati a causa del tempo avverso. Il Consigliere di Stato Cristian Vitta, come riferisce una nota diramata dal Dipartimento delle finanze e dell'Economia, non ha così potuto pronunciare il suo discorso.

Nella sua orazione ufficiale, il Consigliere di Stato avrebbe espresso il seguente pensiero.

"La Svizzera, la nostra Svizzera, rispecchia una realtà che è forse unica al mondo. Una realtà che ci rende orgogliosi e fieri di essere svizzeri. Siamo un piccolo fazzoletto di terra, nel cuore dell’Europa, ma ci sappiamo ben distinguere dal resto del mondo. 8,1 milioni di persone; 4 lingue che ci accomunano alle nazioni circostanti; varie religioni e molteplici tradizioni ben radicate nella vita quotidiana.

Questi numeri sono la prova che siamo un Paese multiculturale, dove culture diverse convivono e si rispettano, dove le nostre quattro lingue dimostrano l’importanza del plurilinguismo per il nostro paese, dove le differenze tra individui diventano un punto di forza.

Non solo questi aspetti determinano una realtà unica, ma sono anche elementi di forza, che fanno sì che in ognuno di noi si sviluppi un senso di appartenenza molto forte. In ogni cittadino svizzero, infatti, è radicato un senso d’identità molto marcato, indipendentemente dalla regione linguistica in cui è nato e cresciuto. Con la multiculturalità siamo nati e siamo cresciuti: sin da piccoli, ci insegnano a conoscere e ad apprezzare questa realtà. In questo senso non abbiamo bisogno di nessuna lezione dall’esterno.

Indubbiamente, l’elevata percentuale di stranieri che vive nel nostro Paese da un lato rafforza il carattere multiculturale della Svizzera, ma dall’altro è anche fonte di tensioni: dati federali recentemente emessi confermano che la popolazione residente da 15 anni o più si compone per più di un terzo di persone con un passato migratorio. La multiculturalità della Svizzera si esprime anche nella complessità delle culture che convivono nel nostro Paese a seguito di diversi fenomeni d’immigrazione che si sono succeduti nel corso degli ultimi decenni.

Siamo dunque un paese plurilingue e pluriculturale, caratteristica che ci permette di  crescere con la consapevolezza della varietà come valore e come ricchezza. Questa nostra capacità di convivere in armonia con la diversità linguistica affascina da sempre chi ci osserva dall’esterno. 

Proprio così! Affascina! Il nostro esaltare la differenza al posto dell’uniformità, il nostro essere fieri di essere un’eccezione all’interno dell’Europa, il nostro essere una Willensnation – una nazione fondata sulla volontà di essere e di rimanere insieme – affascina chi ci sta intorno e, allo stesso tempo, è motivo di orgoglio per noi cittadini. Ed è proprio questo che dobbiamo ricordarci oggi, oggi che la nostra realtà è sempre più messa in discussione. Il modello elvetico si è finora rivelato vincente. Anche nei rapporti con l’esterno, tramite
gli accordi bilaterali, la Svizzera ha saputo trovare una via che ha garantito, nel complesso della nazione, benessere.

Tuttavia, non si può negare che, attualmente, vi sono diverse tensioni tra Svizzera e Europa. Tensioni che si riflettono anche nei rapporti interni del nostro Paese, tra periferia, come questa regione più meridionale della Svizzera, e il centro del Paese stesso. La crisi che sta investendo l’Europa raggiunge anche le nostre latitudini. La nostra solidità, che ha resistito nel passato, vacilla e pare incerta. Non è facile reagire a una situazione che sta cambiando velocemente. Oggi, anche in Ticino, si avvertono dunque le spinte alla chiusura; esse possono definirsi figlie del timore dei cittadini di venire schiacciati da un mondo globalizzato, che non dà né certezze né sicurezze. Questa paura, seppur comprensibile, va però gestita:
dobbiamo mantenere e saper garantire la nostra stabilità. Dobbiamo difendere i nostri valori e, nel contempo, dobbiamo avere coraggio e affrontare le sfide che la società odierna ci presenta. Dobbiamo essere fieri delle nostre specificità e delle nostre competenze, ma dobbiamo saper cogliere dall’esterno quelle opportunità che possono aiutarci a progredire.
Nel Mendrisiotto queste paure sono comprensibili. La regione di frontiera convive quotidianamente con problemi legati agli stranieri, ai frontalieri, ai furti, alla mobilità. Un contesto che non è nuovo, ma che lo diventa per le dimensioni che ha assunto e per il disagio che crea ai cittadini. Il mio auspicio è di affrontare questa situazione con razionalità, mettendo in prima linea i punti forti su cui il Mendrisiotto può contare. Penso dunque a quelle aziende e industrie innovative e all’avanguardia che vanno sviluppate perché sono interessanti per la regione. Penso alle importanti strutture nell’ambito della formazione come l’Accademia, la SUPSI, che verrà a stabilirsi a Mendrisio con il suo Dipartimento ambiente, costruzioni e design, e il Tecnopolo digitale di Chiasso, un incubatore per le aziende attive nel settore, operante da poco tempo. O ancora, penso al patrimonio paesaggistico e culturale di cui la regione può vantarsi, come il Monte San Giorgio, patrimonio dell’UNESCO, il Monte Generoso e il Parco delle Gole della Breggia. 

La storia ci insegna che, nei momenti difficili, il Ticino ha saputo reagire e dare il meglio di sé. Negli anni ’90, ad esempio, il nostro Cantone ha attraversato un momento di forte
crisi economica, registrando tassi di disoccupazione elevati. Il mercato del lavoro, però, in qualche anno ha saputo reagire positivamente, ciò che ha contribuito a migliorare il
quadro economico.

Abbiamo dunque notevoli capacità di recupero, capacità che creano le premesse per guardare avanti con fiducia. Siamo un Cantone dinamico, innovativo e al passo con i tempi. Siamo un Cantone di persone vere, che hanno voglia di lavorare, di crescere professionalmente e di dimostrare le proprie qualità, fuori e dentro la Svizzera. Svizzera che, anche se a volte ci dedica meno attenzioni di quello che vorremmo, non si dimentica di noi. Anche se dobbiamo essere consapevoli che spesso non è la Berna politica che ci è lontana, quanto piuttosto la Berna dell’Amministrazione federale. Ne ho avuto ancor oggi la dimostrazione accompagnando il Consigliere federale SchneiderAmman alla giornata del 1° agosto all’EXPO di Milano.
Il nostro Cantone deve credere nelle sue possibilità e nelle sue risorse. Pensiamo, ad esempio, all’Università della Svizzera italiana: aggregando tutte le forze politiche e
remando dunque tutti nella stessa direzione, il Ticino è riuscito a realizzare un progetto di ampia portata, riconosciuto anche a livello federale. Un progetto che è poi diventato un
pilastro per il Cantone. Sembrerebbe scontato affermare che l’unione fa la forza ma, al giorno d’oggi, la realizzazione dei progetti che ci fanno crescere e che fanno la storia è
possibile solo grazie ad un lavoro compatto delle forze politiche comunali, cantonali e federali.

Siamo un Cantone che in quello che fa ci mette la testa, ci mette le capacità e le buone intenzioni, ma ci mette anche il cuore! Le premesse per guardare al futuro con fiducia ci sono tutte, dobbiamo solo crederci. E, per usare una lingua che una volta ci ha pure uniti nella Svizzera e in Europa, ad multos annos, tanti auguri, Svizzera!”

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