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PROVA SU STRADAMazda MX-5 – Fregarsene e divertirsi!

03.09.14 - 14:43
A poche ore dal debutto del nuovo modello, una nostra "ultima volta" su strada con la terza generazione. Emozionante come sempre.
Mazda
Mazda MX-5 – Fregarsene e divertirsi!
A poche ore dal debutto del nuovo modello, una nostra "ultima volta" su strada con la terza generazione. Emozionante come sempre.

È bello, una volta tanto, potersene infischiare. Poter, una volta tanto, non dover prendere in considerazione quell’infinità di aspetti che altrimenti valuti per dare il tuo giudizio su un’automobile. È bello, una volta tanto, fregarsene. Fregarsene e divertirsi. Perché è davvero inutile e forse anche insensato aprire una parentesi sull’ergonomia e su alcuni comandi non proprio posizionati nei posti più comodi, poter sorvolare sul fatto che la dotazione tecnologica non sia di particolare rilievo dal momento in cui di un navigatore non c’è nemmeno l’ombra. Tanto meglio, poiché perdersi con la Mazda MX-5 è un piacere, magari quando sei in qualche percorso alpino o immerso in una scenografica campagna collinare. Questo perché l’unica cosa che conta davvero nella più famosa roadster giapponese è Guidare. No: la g maiuscola non è un errore.

Guidare è l’inizio e la fine di quella che è universalmente conosciuta come la roadster più venduta del pianeta – fatto che le ha garantito l’accesso al Guinness dei primati – e tutti gli acquirenti che ne hanno acquistata una (si sfiora il milione) lo sanno bene. Il coinvolgimento di guida è tale che le perdoni lo spazio ristretto se hai le gambe lunghe e del fatto che ti ritrovi il volante in mezzo agli arti inferiori come su un go-kart o una cassa di sapone. Come pure la rumorosità nei lunghi viaggi autostradali o l’abitacolo ben esposto a turbolenze aerodinamiche quando la capote è abbassata. Perché una volta accesso il motore, innestata la prima e abbassata la capote, tutto il resto scompare. E possiamo anche mettere a tacere tutte le critiche che sono state mosse nei confronti della terza generazione che ora guidiamo: c’era chi diceva che pesava troppo, altri la ritenevano poco purista, altri ancora non ne approvavano le forme. In realtà basterebbe osservare la massa a vuoto di 1'095 chili, vedere come questa è ripartita perfettamente al 50:50 tra i due assali e apprezzare la bontà del concetto originale che vuole un motore aspirato davanti, un cambio manuale in mezzo e la trazione dietro. Sulla carta non v’è dubbio che, specie con gli anni che passano, la MX-5 sia un’automobile speciale. Guidandola non si può avere un giudizio diverso. E il fatto che sia un’automobile speciale è ciò che, alla fine, conta davvero.

Si tratta di una delle pochissime automobili che puoi lanciare lungo le dissestate stradine inglesi senza troppi scuotimenti o inutili sobbalzi delle sospensioni, con la quale puoi “sfrecciare” sulle strade lacustri e montuose dell’Insubria senza doverti preoccupare troppo della larghezza della carreggiata e privandoti del costante pensiero di vederti ritirata la patente. Te la puoi godere: sempre. Ancora meglio se con il bel tempo. Il succo di tutto ciò sta nei principi che da sempre ne hanno determinato lo sviluppo. Le dimensioni compatte, certo, ma in particolare la leggerezza e l’agilità con cui la fai letteralmente danzare da una curva all’altra. L’assetto ha un po’ di rollio ma questo aiuta anche a capire il progressivo avvicinamento al limite. Il baricentro ti fa poi sentire molto vicino alla strada. In due parole: è comunicativa. Tanto che non devi preoccuparti del fatto che abbia la trazione posteriore nemmeno quando disinserisci i controlli elettronici di stabilità, poiché senti il posteriore sempre saldamento ancorato al terreno e i limiti di tenuta sono assai elevati. Tanto che sembra quasi di più l’avantreno ad essere evanescente, anche se in realtà non lo é. Dalla Mazda MX-5 non bisogna aspettarsi né un mostro di precisione sul giro cronometrato né una “drift car” con cui derapare ad ogni tornante. Non bisogna aspettarsi una Toyota GT86, insomma, ma un’automobile unica. Forse ancora di più di quanto già non lo sia la connazionale. È gradevole sfruttarla, con il 2 litri da 160 cavalli che gira volentieri agli alti regimi, abbinato ad un cambio vecchia scuola da strapazzare. Oltre ad esse comunicativa è anche coinvolgente. E ha pure un bel rumore di sottofondo. Ciò che più piace è che si ricava sempre qualche soddisfazione a sfruttarla, nel sentire il posteriore che chiude giusto un po’ la curva, senza esagerare, e ci si diverte anche solo sfruttandone il 50% del potenziale. Un’automobile con cui tutti, ma proprio tutti, ottengono un lieve ed incondizionato sorriso sul volto.

La Mazda MX-5 in realtà non è un’automobile: è un giocattolo. In senso positivo. Ma è anche un’icona, un pezzo di storia. Inutile girarci intorno: è lei che 25 anni or sono ha riportato in voga le spider basandosi su una ricetta tradizionale arrivata fino ai giorni nostri e apprezzata sempre di più con gli anni che passa, tanto da diventare un assoluto riferimento. È diventata l’auto divertente per eccellenza, la scoperta che tutti possono permettersi, la roadster più venduta nel mondo, quella che ha riportato in voga questo genere di automobili. E la terza generazione, da cui ora dobbiamo congedarci, non è stato nient’altro che una fedele discendente meccanica e una reinterpretazione moderna nelle forme di ciò che Mazda ha iniziato nel 1989. E ad un paio d’ore dal debutto commerciale della nuova, attesissima quarta generazione, questa nostra “ultima volta” non poteva avere un significato più speciale. La discendenza del “Jinba Ittai” deve continuare.

 

SCHEDA TECNICA

ModelloMazda MX-5
Versione2.0 Sport
Motore4 cilindri in linea, benzina, aspirato
Cilindrata1'999 cc
Potenza160 cv @ 7'000 giri/min.
Coppia188 Nm @ 5'000 giri/min.
TrasmissioneCambio manuale a 6 rapporti, trazione posteriore
Massa a vuoto1'155 chili
Accelerazione 0-100 km/h7,9 secondi
Velocità massima218 km/h
Consumo medio7,6 L / 100 km (dichiarato)
Prezzo39'500 CHF
Prezzo esemplare provato41'062 CHF
  
Ci piaceIl coinvolgimento durante la guida
Non ci piaceErgonomia. Ma non importa...

 

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