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L'OPINIONEL’ennesimo aumento delle imposte di circolazione

15.12.14 - 09:43
I Cash Bonus non piacciono. Non perché incentivino l’acquisto di automobili poco inquinanti, ma perché fanno pagare di più a tutti gli altri automobilisti.
ti-press
L’ennesimo aumento delle imposte di circolazione
I Cash Bonus non piacciono. Non perché incentivino l’acquisto di automobili poco inquinanti, ma perché fanno pagare di più a tutti gli altri automobilisti.

Hanno fatto molto discutere, ma secondo alcuni non abbastanza. Quei 16 milioni di incentivi pubblici che il Gran Consiglio ha deciso di voler stanziare hanno, apparentemente, uno scopo nobile: favorire l’acquisto di veicoli efficienti, estendere la rete di colonnine di ricarica per veicoli elettrici così come la rete di distribuzione di gas naturale, il sostegno di programmi di mobilità aziendale. Di questi sedici milioni, cinque sono già disponibili grazie a sopravvenienze dovute alle imposte di circolazione cantonali degli scorsi anni. Se la matematica non è un opinione da questi 5 milioni, per arrivare a 16, ne mancano ancora 11. E sono proprio questi undici ad innescare la discussione. Del resto si tratta pur sempre di un sacco di soldi che, guarda caso, dovrà pagare l’automobilista o l’azienda mediante un aumento dell’imposta di circolazione pari all’1,5% prevista per il triennio 2016-2018.

Una decisione che non piace ad alcuni politici ma che soprattutto non piace agli automobilisti e addirittura a chi – vedi i concessionari – con questi “Cash Bonus” potrebbe pure incrementare le sue vendite e quindi la propria cifra d’affari. Si tratta innanzitutto di una questione morale. Questo perché il Ticino ha la tassa di circolazione più cara della Svizzera sebbene il reddito pro capite sia – com’è tristemente noto per i motivi che tutti conosciamo – il più basso della Nazione. Infatti c’è chi suggerisce che questa vada rivista da cima a fondo in quanto il calcolo attuale è obsoleto e superato da nuovi sistemi di calcolo più plausibili. Diversi altri Cantoni, per esempio, hanno trovato sistemi ben più equilibrati che si basano unicamente sul bonus-malus. In questo triennio c’è addirittura chi sostiene che lo Stato incasserà molto di più di quanto potrà distribuire: in assenza di un piano prestabilito sul suo impiego è verosimile che la somma incassata andrà a diminuire il deficit generale. L’ennesimo esempio di come i soldi prelevati agli automobilisti non rifinanzino direttamente opere o servizi di cui questi ultimi potrebbero beneficiare. E, lo ricordiamo, si parla di un “Cash Bonus” che può arrivare, per una sola automobile, a qualcosa come 10'000 franchi.

Per quanto riguarda il fattore ecologico sono in molti ad esprimere perplessità a proposito di questa decisione in quanto i benefici ambientali derivanti da questi ecoincentivi siano trascurabili e difficilmente calcolabili. È di fatto assurdo spacciare come “ecologico” la sostituzione di un veicolo ancora perfettamente funzionante ed efficiente in cambio di un nuovo: forse molti non considerano l’energia necessaria per produrre il nuovo veicolo, le materie prime utilizzate per i suoi componenti o ancora alla demolizione, allo smaltimento e allo sperpero di materie prime non riciclabili del veicolo sostituito. Questo, in particolare, quando il Ticino (e del resto anche la Svizzera) può vantare uno tra i parchi veicoli più moderni e quindi efficiente d’Europa.

L’incentivo, lo dice la parola stessa, deve essere un aiuto, un incoraggiamento, un sostegno a chi già ha intenzione di sostituire un’automobile per optare, se di suo interesse, ad un veicolo più rispettoso per l’ambiente rispetto ad un altro. Ma questo non deve assolutamente gravare su tutti quegli automobilisti che, talvolta anche per motivi economici, non possono permettersi un veicolo nuovo. E si ritrovano quindi a dover pagare di più per la loro attuale automobile. La soluzione migliore potrebbe essere quella di azzerare, cancellare tutto, e rivedere il calcolo dell’imposta di circolazione completamente da capo. Magari senza ottenere, come nostro solito, la maglia nera svizzera nella disparità tra reddito e tassazioni.

 

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