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LUGANOTrovo molto interessante la mia parte intollerante

23.08.11 - 09:35
breve tentativo di parabola moderna ed approssimata di un giovane in andropausa
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Trovo molto interessante la mia parte intollerante
breve tentativo di parabola moderna ed approssimata di un giovane in andropausa
La vita?
Mario Rossi apre gli occhi, frastornato dal consueto trillare della sveglia, che da quindici anni a questa parte lo sveglia puntualmente alle 7.45.
Il primo pensiero che saetta nella sua mente è un breve fastidio dovuto al dispiacere di lasciare il caldo giaciglio per affrontare la giornata, ma per l’uomo non è un problema: ci ha fatto l’abitudine ed è addirittura arrivato a compiacersi della sua vita indubbiamente produttiva, che comincia appunto con l'alzarsi dal letto.
E’ quindi con un misto di stanchezza e determinazione che Mario Rossi si divincola dalle coperte, ed ogni residuo di astio viene abbandonato alla vista della bella moglie che inaugura la sua giornata con un fragrante bacio. Qualsiasi dubbio di qualsiasi genere l’uomo avesse avuto nella fase post rem viene quindi fugato: il colpo finale gli viene inferto dai due figlioletti, pronti per la scuola, che lo guardano felici con la faccia ancora sporca di marmellata... come resistere a cotanta tenerezza?
Il nostro uomo qualunque si reca dunque al lavoro con l’ombra di un sorriso, incentivato dalla consapevolezza della sua posizione sociale agiata e dal ottimo clima che come di consueto troverà in ufficio. Bisogna considerare che Mario Rossi occupava una posizione di tutto rispetto: il team da lui capeggiato aveva in mano la gestione del 20% del capitale di una grossa multinazionale, e di conseguenza i traguardi e gli stimoli erano in continuo aumento. Nonostante i numerosi successi ottenuti in ambito lavorativo, non era quello il mestiere che il signor Rossi avrebbe voluto svolgere, ma ovviamente il soggetto dormiente non si pose mai la domanda.
Banale digressione da ancor più banale pseudoidealista (vai a lavorare buffone, il 68 è finito!): la dedizione ad un mestiere penso sia un obbligo, forse morale, ma indubbiamente economico: in primis è basilare per la sopravvivenza fisica, in secundis l’autosufficenza economica puo’ essere una via per comprarsi la libertà. Ovviamente la scelta del mestiere dovrebbe scaturire dal cuore ma guardando i volti e le azioni delle persone che ci circondano possiamo dedurre il contrario… In molti casi non è colpa loro, ma esplicitare l’ovvio colpevole mi sembra inutile scontato, quindi evito.
La situazione di Mario Rossi non aveva niente di speciale e soprattutto non sembrava avere via d’uscita: l’uomo smorzava qualsiasi lampo di consapevolezza pensando al lavoro, alla famiglia ed agli amici e si crogiolava nelle sicurezze della sua vita.
L’inconsapevole condannato non era pero’ intellettualmente mediocre, poiché in alcuni momenti un senso di inspiegabile disagio nasceva in lui: come l’eletto di matrix, il nostro mario avvertiva la presenza di una falla nel sistema, ma l’assuefazione alla routine ed alle sue comodità bloccava qualsiasi tentativo di introspezione.
 
LA SVOLTA 
Un banalissimo e uggioso pomeriggio di novembre mario rossi, dopo essersi recato come di consueto in ufficio, viene costretto da futili circostanze ad un’improvviso ritorno a casa, ove ascolta, senza aver bisogno di tendere le orecchie, i mugolii di sua moglie in pieno coito: la consapevolezza della propria presenza fisica sulla porta e la vista di indumenti maschili non di sua proprietà sparsi nel soggiorno gli preclusero a malincuore l’ipotesi di uno sfogo autoerotico della donna dovuto alla sua assenza..(ipotesi sognata da molti mariti, ma alquanto improbabile)
Tsunami si infrangono sulle certezze dell’uomo, la prima crepa incrina la cupola protettiva del mondo idilliaco che si era tanto faticosamente costrutito, fondato sulla fiducia nei sentimenti e sul riconoscimento dei successi lavorativi.Il signor Mario Rossi si sporge sul baratro che dovrebbe prospettarsi dinnanzi ogni uomo e fugge senza meta evitando, ancora una volta, di pensare.
Le sue gambe invasate seguivano lo stimolo del cervello, che reagiva all'immensità del dolore imponendo una doverosa e veloce dipartita, conducendolo in ogni dove finché egli, verso mezzanotte, giunse dinnanzi ad un locale notturno. Il locale in questione, rinomato per il largo consumo di droge dei suoi avventori, funse da ancora di salvataggio per l'uomo che, stremato ed ebbro della tempesta interiore che si stava scatenando in lui, entro’ con decisione.
Varcata la soglia del locale, Mario Rossi venne travolto da una realtà rimasta finora a lui estranea: folla, fumo, musica assordante e psichedelica lo circondavano, ma la sua angoscia era tale che, quando il primo spacciatore lo avvicino’, l'uomo decise che solo la droga poteva essere considerata un'accettabile scappatoia per sfuggire allo sviluppo del suo dramma interiore, perciò accettò la merce senza porsi alcuna domanda (che novità, ma magari sta volta fa bene).
Seconda banale digressione, forse un po più pertinente e vagamente scientifica:
la droga che prende il nome di LSD suscita in chi la assume allucinazioni uditive e visive e la reazione dell’interessato è in stretta interconnessione con il suo stato d’animo: possiamo quindi comprendere come l’esperienza di Mario Rossi non fu delle migliori..
La sensazione di stordimento dell’uomo cominciava a prendere forma: la droga aveva tolto le bende all’imprenditore ligio ai suo doveri ed impregnato di valori preconfezionati, che ora guardava la sala da ballo con occhi diversi. Occhi aperti.
Le persone gli parevano demoni pronti ad attaccarlo, vedeva dentro le loro menti e li spogliava di ogni uso e costume estrapolando quella bestia primordiale che risiede e dirige ognuno di noi e cio’ fu’ troppo: Mario Rossi si accascio’ sul pavimento rimettendo la colazione che l’amorevole moglie gli aveva preparato, reagendo fisiologicamente alla repulsione del mondo che stava osservando. Era buio e solo il vomito riusciva a confortare la sua anima dilaniata, ogni aspetto della sua quotidianità, ogni sentimento che aveva provato veniva messo in discussione e demolito: rimaneva solo il vuoto di una consapevolezza che tardava ad arrivare.
Tutti i rapporti interpersonali erano fittizi, uncini gli strappavano la carne: babbo natale non esisteva e, se esisteva, agiva per tornaconto personale, probabilmente finanziato da qualche multinazionale.
Orrore e sgomento, paura e delirio, distruzione senza rinascita, ecco cosa sentiva Mario Rossi.
Prego ancora una volta le sue gambe, che non lo tradirono e determinarono l'uscita di scena dal locale. Ora pero’ la sua fuga aveva un fine: la solitudine.
Mario Rossi getto’ il telefono nel primo cestino, si diresse in libreria e cerco’ di attenuare il suo disagio con la letteratura: nonostante fossero passate ore, l’effetto della droga non cessava e le sue visioni distorte (o forse no?) si susseguivano con violenza.
Passarono due mesi, durante i quali il nostro protagonista si dedicò interamente alla cultura annegando qualsiasi ricordo nell alcool, unico fedele supporto, ammorbidente e stimolante, esclusivo per chi lo sa rendere tale.
Mario si licenzio’ e da una cabina telefonica avverti sua moglie, ignara della scoperta del marito e del suo conseguente sconvolgimento. l'uomo liquido la donna con poche parole: "tranquilla amore: il viaggio di lavoro porterà solo un benessere maggiore! "
Mario Rossi capi’ che peggio di cosi c’era forse solo la morte, percio’, a fronte della sicurezza che la cultura gli aveva fornito, decise, con lodevole coraggio, di intraprendere ancora una volta un viaggio allucinogeno per tentare di definire la sua consapevolezza: un uomo che intuisce il male ma non lo approfondisce, non lo comprende e non lo padroneggia, è destinato a subirlo soffrendone particolarmente.
Ando’ da solo, in una collina deserta, e , con lo sguardo annebbiato dalla paura, ingeri nuovamente l’acido.
La collina si trasformo’ in un paesaggio al contempo idiallico e diabolico: vedeva pallide figure che si muovevano intorno a lui e ,nonostante l’istinto gli dicesse di scappare, si avvicino’ a loro..
Riconobbe per primo Hesse che, con sardonico sorriso, gli porgeva la dissertazione sul teatro magico, poi vide Hemingway finalmente gaio che lo sbeffeggiava mentre cavalcava un toro: a quel punto, con il cervello vicino al totale annientamento, si mise a ridere..
Bukowski gli si paro’ davanti, con un fedele bicchiere di porto scadente in mano, ripetendogli ironicamente "don’try", nonostante tutti sapessero che lui, a modo suo, ce l’aveva fatta. Un passo indietro e udi la voce di Orwell che, dall’ alto di una radura, gli urlava con tutto il suo fiato che due piu due faceva cinque.
Mario Rossi era circondato dalle sue visioni: Charlie Brown continuava a far volare il suo aquilone mentre Snoopy continua a credere che la sua cuccia fosse un dannatissimo sopwith camel e malediceva il barone rosso. Il grande Lebowski , come sempre in vestaglia e ciabatte, lo guardava stupito, mentre Capitan america e Buffalo bill passavano ridendo sulle loro Harley; Mario Rossi non capiva e piangeva…
Le allucinazioni continuavano: cartesio sosteneva ch’egli non cogitasse abbastanza mentre Frank’nd’further, impegnano in un tete a tete erotico con Sade, dal suo perenne orgasmo gli urlava : don’t dream it, be it!
Pian piano un messaggio eterno si stava facendo largo nella mente incatenata dell'uomo...
Nel mentre il valzer infernale continuava: immortali, Mozart, Bethoveen &co dirigevano l’orchestra. Tutti ballavano tranne il povero Mario Rossi... Petrarca, Dante e Leopardi ridevano finalmente vittoriosi dopo aver sconfitto i limiti dei sentimenti, Christopher McCandless gli porse la mano con lo stesso sorriso con il quale mori’ nel famoso magic bus, Hitchkook baciava la donna che visse due volte mentre Alexander Delarge gli faceva un’occhiolino al mascara. Incredibilmente apparve all’improvviso anche Barbara d’Urso, ed a quel punto Mario Rossi decise di porre fine alle sue visioni intercettando una pistola, lanciata da Groucho a Dylan Dog , e sparandosi in testa.
Si sveglio urlando "Lucy è ancora nel cielo con i diamanti", ma purtroppo al contrario dei suoi amici immaginari, egli non aveva ancora raggiunto quel livello. Mario Rossi discese il pendio in preda ad una delirante euforia: aveva colto l'essenza del fine primordiale.
Voleva esistere e niente glielo avrebbe impedito.
Non possiamo biasimarlo: egli provo’ a coinvolgere la sua famiglia, ma ovviamente la moglie non capi’ e decise di chiedere il divorzio ottenendo la custodia dei figli.. L’uomo con un mesto sorriso le dono' la maggior parte dei suoi ingenti risparmi e se ne ando’.
 
Quanto abbia vissuto il mio eroe non si sa, quale grado di consapevolezza abbia raggiunto nemmeno: potrebbe essere morto poche ore dopo o aver Vissuto altri quarant'anni, ma sicuramente quando mori' si meritò le maiuscole: finalmente era Mario Rossi.
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