Il fenomeno degli over 50 rimasti senza lavoro è in crescita, così come quello dei figli - almeno 5'700 - che rinunciano al proprio percorso di vita per dare una mano alla famiglia
ZURIGO - Il più giovane a uscire allo scoperto è Tim, nome fittizio: ha 27 anni e vive in un appartamento da tre locali e mezzo con i genitori. Non fa più vacanze, non si concede sfizi: quello che può lo mette in famiglia. Suo padre ha perso il lavoro a 56 anni, durante una ristrutturazione aziendale; sua madre a 53. Gestiva un negozio, poi la crisi, poi l'e-commerce. Tim è così entrato a far parte di "Salviamo gli over 50 Svizzera", organizzazione mantello dedicata a un fenomeno sempre più esteso e preoccupante, che sta snaturando la realtà e l'esistenza dei figli.
In Ticino i "disoccupati anziani" sono il 23% - In Ticino, alla fine di settembre, i disoccupati sopra i 50 anni erano 1'565, pari al 23% della "forza lavoro senza lavoro". Per la Segreteria di Stato dell'economia sono i «disoccupati anziani»: persone per cui rientrare nel giro è più difficile, di certo molto più lungo e impegnativo. Per Travail.Suisse, invece, sono genitori che a malincuore stravolgono scelte e percorso di vita dei giovani. «Corrono il rischio di uscire per sempre dal mondo del lavoro – spiega Matthias Kuert Killer, a capo delle politiche sociali – in un momento in cui i figli hanno ancora bisogno di loro, dal punto di vista educativo e finanziario».
Ventimila entro il 2020, se non cambia - Il ricorso ai pensionamenti anticipati, «non più generosi come una volta», ha aggravato la situazione. Così oggi pare siano almeno 5'700 i giovani elvetici nel frattempo venuti in aiuto di mamma e soprattutto papà: «Il numero dei disoccupati uomini - osserva Daniel Lampart, capo economista dell'Unione sindacale svizzera (Sgb) - è al suo massimo». Ma rischiano di salire a 20mila entro il 2020, stima Daniel G. Neugart, presidente di Salviamo gli over 50.
L'ultima spiaggia prima degli aiuti sociali - C'è chi abbandona l'università, chi condivide i primi spiccioli guadagnati durante l'apprendistato; chi ritarda il progetto di andare a vivere da solo – o con qualcun altro –, per non trovarsi poi magari a dover pagare spese doppie. E tutti, nolenti, umiliano i genitori, che si sentono in colpa anche sulle prime, quando ancora riescono a tenerli fuori dai loro problemi ma capiscono di non essere in grado di garantire loro più nulla. Fino a che si ritrovano perfino ad accettarne l'aiuto domestico: spesso un'iniziativa personale dei ragazzi, ostili all'idea che i parenti siano costretti a ricorrere agli aiuti sociali.