Si chiama amaxofobia, colpisce tanto le donne quanto gli uomini, che però fanno più fatica ad ammetterlo, ed è un limite alla professione: al via un corso per risolvere il problema
BELLINZONA - Lilly, 49 anni da Ascona, ne aveva 37 quando prese la patente; 38 quando smise di guidare; 48 quando decise che era il caso di farsi forza. Nel mezzo di quei dieci anni di vuoto, storie di proposte di lavoro declinate, di curricula neppure inviati perché la sede dell'azienda era fuori mano, di spostamenti impossibili con l'autobus e turni a stento compatibili con gli orari i mezzi pubblici. «Sono assistente di cura a Brissago. Che pena dover svegliare mio marito la domenica mattina presto perché mi accompagnasse. E anche quando riuscivo a fare da sola con il bus, mi restava comunque un chilometro da percorrere a piedi. Per chi come me sta in movimento tutto il giorno, alla fine diventava pesante».
Da quando è riuscita a tornare al volante, lo scorso luglio dopo sei mesi di lezioni private, ha deciso che «se posso essere utile agli altri, se posso portare la mia testimonianza per aiutarli a superare la stessa paura, sono disponibile e felice». Chi vorrà provare a fare altrettanto avrà però un'opportunità in più. A partire da metà novembre, a Bellinzona, è infatti in programma un corso per provare a risolvere l'"amaxofobia", che è qualcosa in più di un capriccio o una posa, in Ticino come altrove. «È un limite alla propria indipendenza e alla professione», riconosce Giorgia Galmarini, psicologa del lavoro specializzata in psicologia del traffico.
Alle prese con un numero crescente di persone frustrate dalla "scelta" di non mettersi al volante, che da tempo le esclude da una buona fetta di occupazioni altrimenti accessibili, ha infine deciso di provare a intercettare il loro bisogno, fiduciosa di ricevere la risposta che cerca. «Purtroppo c'è tanta reticenza, tanto imbarazzo ad ammetterlo, specie fra gli uomini. Per questo mi son detta: perché non fare il primo passo? Offriamo l'opportunità di superare il disagio attraverso un percorso di gruppo. Vediamo chi trova il coraggio di venire».
Donne che vorrebbero smetterla di far le casalinghe, ma anche giovani apprendisti che in futuro dovranno raggiungere i clienti a domicilio, oppure venditori, consulenti. Anche Lilly Regazzi ammette come la paura di guidare abbia rappresentato un grosso impedimento. «Per esempio, ho dovuto rinunciare a una proposta a Bellinzona: come avrei fatto a raggiungere il posto? E non è stato l'unico caso. Solo l'idea di sedermi in auto mi faceva tremare».
Colpa di un piccolo incidente senza gravi conseguenze, ma che le ha lasciato il terrore di poter fare del male agli altri. «Rientravo a casa dopo una serata con mio fratello - racconta - La strada era ghiacciata, sono finita contro delle auto parcheggiate a bordo carreggiata. Ho cominciato a domandarmi: e se ci fossero state persone a bordo? Se avessi investito dei pedoni? Ho messo l'auto in garage e non l'ho più toccata».
Dieci anni. Fino al febbraio scorso. «La paura ce l'ho ancora, ma almeno ho ricominciato. Le prime volte avevo male alla testa, senso di nausea. Poi sono diventata come una bambina entusiasta. La prima volta che sono riuscita a fare una strada stretta, al buio, ho scritto subito un messaggio al mio istruttore, tanto ero felice. È una sensazione indescrivibile. Se penso che ho anche scelto casa sulla base di quanto fosse centrale, perché quella che ci piaceva era troppo lontana dalla fermata... Oggi sono contenta come una Pasqua. Non guido molto, solo lo stretto indispensabile. A Lugano, per esempio, non sono ancora arrivata. E l'autostrada la evito. Ma pian piano si fa tutto, a piccoli passi».
«Spesso la paura è circoscritta ad alcune situazioni, che spingono per esempio a evitare autostrade e tunnel e studiare lunghi tragitti alternativi - riconosce Giorgia Galmarini - È importante restituire fiducia e in questo modo anche autonomia, libertà di spostamento, nonché la facoltà di dedicarsi al mestiere che piace». Info: giorgiagalmarini@rass.ch; 076 445 06 80.