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UNIONE EUROPEADa Microsoft a Google, Ue contro il «web selvaggio»

27.06.17 - 19:10
La multa a Google segna l'ultima tappa - ma solo temporalmente - della battaglia che l'antitrust Ue ha ingaggiato contro i "giganti del web"
Da Microsoft a Google, Ue contro il «web selvaggio»
La multa a Google segna l'ultima tappa - ma solo temporalmente - della battaglia che l'antitrust Ue ha ingaggiato contro i "giganti del web"

BRUXELLES -  Questo a cominciare dalla storica ammenda a Microsoft nel 2004, che inaugurò la stagione delle indagini per «abuso di posizione dominante». 

L'Ue viene accusata, dall'altra parte dell'oceano, di mettere un freno agli affari delle società americane. Ma il suo obiettivo, che rivendica ogni volta con forza, è invece quello di proteggere i consumatori da monopoli de facto ed assicurare loro una scelta sempre ampia di offerte e prodotti.

La lista delle "vittime" celebri è lunga, a cominciare dal "capostipite" del settore, Microsoft, la più multata di sempre. Ad aprire le danze nel 2004 e a mettere la firma sotto la prima vittoria - nonché maxi multa contro un colosso americano - fu Mario Monti, allora commissario alla concorrenza: Microsoft dovette pagare 497 milioni per abuso di posizione dominante. La storia non finì lì, anzi, la società americana si ne vide appioppare dall'olandese Neelie Kroes una seconda nel 2006 da 280 milioni, nel 2008 una terza da 899 e l'ultima nel 2013 da 561, sotto lo spagnolo Joaquin Almunia. Nel mirino dell' Antitrust Ue, l'incompatibilità di programmi non Microsoft sui sistemi Windows, il rifiuto di fornire informazioni sull'interoperabilità dei sistemi informatici, il monopolio di Internet Explorer costruito impedendo la visibilità su Windows degli altri sistemi di navigazione.

Un altro gigante Usa, il leader nei microprocessori Intel, fu "stangato" da Bruxelles nel 2009 con quella che allora era la multa più elevata di sempre, 1,06 miliardi. Oggi battuta dai 2,4 miliardi a Google. Il motivo, «pratiche anticoncorrenziali illegali finalizzate a escludere del mercato dei chip per computer i concorrenti». Più recente, maggio scorso, è quella a Facebook, costretto a pagare 120 milioni per aver dichiarato il falso sulla fusione con Whatsapp. Su un altro piano, quello fiscale, si mette la questione Apple, scoppiata ad agosto 2016: Bruxelles ha chiesto al Governo irlandese di recuperare 13 miliardi di tasse "evase" dal colosso di Cupertino, in virtù di un accordo fiscale che le ha consentito per anni di evitare di pagare le tasse sui profitti generati dalle vendite nell'interno mercato unico Ue grazie alla decisione di registrare tutte le vendite in Irlanda, invece che nei Paesi Ue dove i prodotti erano effettivamente venduti.

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