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ARABIA SAUDITAEcco perché la riunione di venerdì dell'Opec è parecchio importante

17.06.18 - 17:44
Perché c'è chi vuole fare pressing per aumentare la produzione e questo potrebbe fare traballare il mercato del greggio
Keystone
Ecco perché la riunione di venerdì dell'Opec è parecchio importante
Perché c'è chi vuole fare pressing per aumentare la produzione e questo potrebbe fare traballare il mercato del greggio

JEDAH - Occhi puntati sulla riunione dell'Opec di venerdì prossimo. Una riunione considerata da molti osservatori come una delle più importanti degli ultimi anni e che potrebbe confermare le intenzioni dell'Arabia Saudita e della Russia di premere per allentare le quote produttive. Decisione che incontrerebbe la resistenza di Iran, Iraq e Venezuela.

Già da giorni l'attenzione degli analisti, e soprattutto dei mercati, è concentrata sul 'verdetto' che uscirà dal tavolo dei produttori di greggio. Venerdì scorso, dopo una giornata di tensione e di cali considerevoli, le quotazioni del petrolio hanno registrato un vero e proprio crollo a New York.

Il Wti e il Brent hanno perso in giornata ben oltre il 2% con un minimo di seduta rispettivamente a 64,65 dollari e 73,32 dollari al barile. Poi il vero e proprio tonfo sulla piazza americana, con una chiusura a -3,03% e con il prezzo del barile fissato a 64,86 dollari.

«I russi - spiega John Kilduff di Again Capital - stanno spingendo per un aumento maggiore di quello atteso in precedenza e l'Opec adesso è divisa. I sauditi stanno cercando di dare una certa moderazione, ma sarà una settimana volatile».

Secondo alcune fonti, i russi punterebbero a un aumento di 1,5 milioni di barili (vale a dire quello che mancherà al mercato a causa delle crisi relative a Venezuela e Iran), mentre l'Arabia Saudita ha affrontato due diversi scenari, con incrementi tra 500 mila e 1 milione di barili. Insomma «l'aumento della produzione sembra essere sicuro, la domanda è di quanto», conclude Carsten Fritsch di Commerzbank.

Il momento sui mercati è reso ancora più delicato dalla concomitanza dei timori e delle conseguenze dei dazi commerciali imposti dall'amministrazione Trump e dalla disastrosa situazione economica in cui versa il Venezuela. Ed è proprio per poter compensare gli effetti dei dazi Usa sulla propria economia che Caracas e Tehran spingono per mantenere prezzi alti.

Oggi il rappresentate iraniano all'Opec, Hossein Kazempour, ha ribadito a Bloomberg che il suo Paese è contrario all'incremento produttivo così come l'Iraq e il Venezuela e si è detto fiducioso che «molti altri aderenti all'Opec pensino nello stesso modo», anche perchè «il mercato non necessita di tale aumento di produzione, in quanto è ben rifornito». La settimana si annuncia dunque tesa e difficile.

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