L'azienda è riuscita a «conseguire il riequilibrio occupazionale indispensabile per rendere sostenibile e competitivo lo stabilimento e a evitare licenziamenti»
PERUGIA - L'accordo è stato firmato: la lunga vertenza Perugina, relativa allo stabilimento di San Sisto, nel capoluogo umbro, è ufficialmente chiusa. Lo ha annunciato Nestlé, sottolineando che si è riusciti a «conseguire il riequilibrio occupazionale indispensabile per rendere sostenibile e competitivo lo stabilimento e, nello stesso tempo, a evitare licenziamenti». «Nessun trionfalismo», ha commentato però la Cgil con l'ANSA.
La fabbrica continuerà a dare lavoro a tempo indeterminato a 613 persone, mentre il «piano sociale del valore di circa 20 milioni di euro - ha spiegato la multinazionale vodese - ha permesso di offrire una opportunità concreta a ciascuno dei 364 lavoratori coinvolti nella riorganizzazione».
L'intesa è stata firmata da Nestlé con i sindacati e le rappresentanze sindacali unitarie (Rsu), nella sede di Confindustria Umbria, a Perugia. Dei 364 esuberi annunciati il 9 maggio 2017, secondo il piano sociale svelato nei giorni scorsi a Perugia da Gianluigi Toia, direttore delle relazioni industriali di Nestlé Italia, la metà (182) ha scelto una ricollocazione esterna: 146 sono stati incentivati all'esodo con 60 mila euro a persona, di cui 40 attraverso il piano di outplacement messo a disposizione dalla multinazionale; 35 saranno i prepensionamenti; un solo lavoratore infine, con 30 mila euro di incentivo a lui più i 30 mila euro dati invece a chi lo assumerà a tempo indeterminato, ha accettato la ricollocazione in una azienda del territorio.
Gli altri 182 sono stati ricollocati nel gruppo Nestlé: 172 nella fabbrica perugina con contratti part time semestrali e a tempo indeterminato; dieci invece fuori da San Sisto, tra la Toscana e lo stabilimento di Benevento.
«È stata una vertenza difficile - ha detto Michele Greco, segretario del sindacato Flai Cgil Umbria - e noi abbiamo fatto di tutto per salvaguardare i posti di lavoro». «Prendiamo atto del fatto che oggi troviamo una 'quadra' sul piano sociale - ha aggiunto - ma abbiamo perso 180 posti di lavoro, riuscendo a salvaguardarne in maniera parziale altrettanti. Un impatto pesante».
«Resta tutta aperta - ha continuato il segretario della Flai Cgil Umbria - la questione relativa al piano industriale e alla strategia rispetto al cioccolato. Abbiamo per questo chiesto un incontro all'azienda, entro metà giugno, per avere un quadro sulle prospettive di rilancio dello stabilimento».