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REGNO UNITOBrexit, nessun esodo dalla City (per ora)

14.12.17 - 11:27
I piani di emergenza messi in piedi dagli istituti di credito internazionali e delle banche d'affari prevedono al massimo il trasferimento di un 6% del personale attuale, in tutto circa 4.600 impieghi
Keystone / EPA
Brexit, nessun esodo dalla City (per ora)
I piani di emergenza messi in piedi dagli istituti di credito internazionali e delle banche d'affari prevedono al massimo il trasferimento di un 6% del personale attuale, in tutto circa 4.600 impieghi

LONDRA - Nessuno esodo da Londra in vista, almeno per ora, da parte delle grandi banche. Lo rivela un'analisi del "Financial Times", a dispetto delle previsioni fosche dei mesi scorsi legate alle incertezze della Brexit.

Secondo il giornale della City, i piani di emergenza messi in piedi dagli istituti di credito internazionali e delle banche d'affari prevedono al massimo il trasferimento di un 6% del personale attuale, in tutto circa 4.600 posti di lavoro.

Fra i colossi di primo piano, il giornale cita la Deutsche Bank che ipotizza di poter spostare a partire dall'aprile 2019 - dopo la scadenza fissata dal governo di Theresa May per l'uscita formale del Regno dall'Ue - non più di 300 dipendenti.

Mentre Goldman Sachs e Jp Morgan, i cui vertici avevano suo tempo avevano ventilato il possibile trasferimento di 1000 o addirittura 4000 persone, si preparano concretamente a muoverne a loro volta 300 e 200. In cifra assoluta, il "trasloco" maggiore potrebbe essere a carico di Hsbc, che non esclude di spostare dalla City 1000 impiegati: comunque una frazione dello staff odierno.

Parigi prova ad attrarre i manager - La Francia preme sull'acceleratore per portare a Parigi i manager della city londinese. In vista del Brexit, l'amministrazione del presidente Emmanuel Macron sta infatti preparando un «nuovo regime fiscale» per fare in modo che la capitale francese diventi altrettanto competitiva di Francoforte prima del marzo 2019.

«L'alleggerimento dei contributi sui salari dorati della finanza è determinante per accelerare i trasferimenti da Londra verso la Francia. Su questo non c'è ambiguità da parte delle autorità», ha detto Arnaud de Bresson, delegato generale di Paris Europlace, in occasione della conferenza dell'Associazione francese dei mercati finanziari (Amafi) sul Brexit. Un riferimento alle misure attualmente allo studio del ministero delle finanze per portare gli stipendi top dalle rive del Tamigi a quelle della Senna.

Ad oggi, scrive "Les Echos", Parigi si attende l'esodo di circa 2.000 posti di lavoro da Londra alla Francia, di cui circa la metà nelle grandi banche francesi. Oggi più che mai la capitale francese srotola il tappeto rosso ai manager della city, complice anche un pizzico di fortuna, con l'attribuzione dell'Agenzia Bancaria Europea (Eba) nel sorteggio contro Dublino delle settimane scorse.

Oltre al nuovo regime fiscale per gli «impatriati» allo studio del governo, l'esecutivo prevede anche un alleggerimento sulla tassa sui salari, con particolare impatto sul settore finanziario e altre misure minori. E tuttavia - scrive "Les Echos" - «i costi salariali restano un ostacolo importante per rendere Parigi altrettanto competitiva di Francoforte».

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