Cerca e trova immobili

CANTONEE alla fine il bitcoin sfonda le porte dell'università

14.11.17 - 06:01
Un corso per imparare a usarlo, sostenuto da Cpt Start-up Usi e Supsi: l'interesse lievitato negli ultimi mesi, assieme al suo valore, sdogana la criptovaluta
Keystone
E alla fine il bitcoin sfonda le porte dell'università
Un corso per imparare a usarlo, sostenuto da Cpt Start-up Usi e Supsi: l'interesse lievitato negli ultimi mesi, assieme al suo valore, sdogana la criptovaluta

LUGANO - Sfiorata la soglia degli 8mila dollari, per scendere poi a un comunque rispettabile 6mila, alla fine il bitcoin ha sfondato anche le porte dell'università. Non più con un semplice convegno come quello del 20 settembre scorso, con il quale segnalare interesse, anticipare tendenze. Con un corso, mirato ad allargare consapevolezze, facilitare e incentivare l'utilizzo. Sostenuto dal Centro Promozione Start-up Usi e Supsi, "Bitcoin: fondamenti tecnici e realtà pratica" in un certo senso sdogana quello che fino a qualche mese fa era guardato, nell'ordine, con paura, con diffidenza, con disprezzo e adesso invece con un po' più di rispetto e di ambizione. «È vero - ammette l'ingegnere Claudio Bareato, organizzatore dell'evento assieme a Oreste Venier, rispettivamente coordinatore e responsabile tecnico del progetto "Swiss Blockchain Technology" - Qui in Ticino corsi del genere non mi sembra di averne mai visti. Anche perché è da poco che si guarda alle criptovalute con tanta attenzione. In un certo senso dunque sì, lo si sdogana».

Due moduli da tre ore e mezzo, uno il mattino e uno il pomeriggio all'hotel Pestalozzi di Lugano il 23 novembre, 24 partecipanti in totale che non ascolteranno solo teoria, ma installeranno un wallet per le criptovalute e proveranno ad aprire un proprio conto, a effettuare transazioni con piccole somme, «il corrispettivo di 10-20 franchi»; ad acquisire gli strumenti necessari a fare da sé, una volta fuori dalla "classe". «Intorno all'argomento c'è grande misconception, ci sono poche idee e confuse. Se ne parla sempre di più, ma spesso senza possedere le basi culturali minime. Questo corso nasce proprio per rispondere a tale problematica. Sia chiaro: non si rivolge agli studenti universitari o non esclusivamente a loro. È anzi preferibilmente indirizzato a dirigenti e manager, vuole offrire competenze pratiche. Il nostro desiderio è che escano di lì e possano dire "Ok, ho capito che cos'è e come si fa". A questo scopo, fare "toccare con mano" è imprescindibile».  

Ingegnere, che cosa  dobbiamo ancora capire? A quali misunderstanding allude?

«Per esempio, non si capisce che si tratta di una tecnologia decentralizzata: non esiste l'equivalente di una banca che gestisce la politica monetaria. Oppure, si crede a torto che la rete bitcoin, con i suoi limiti di numero di transazioni per unità temporale, sia inadeguata per un traffico pesante di pagamenti. In realtà è una tecnologia in continua evoluzione e aperta a soluzioni che ovviano alle proprie restrizioni. Non è vero che non si potrà mai arrivare alla massa».

Qualche mese fa abbiamo sentito parlare di una scissione fra Bitcoin e Bitcoin cash. Serviva a questo?

«La maggior parte delle scissioni avviene proprio per ovviare a delle problematiche. Sono più frequenti di quel che si pensi. Anche nei giorni scorsi: è stato annullato un cambiamento tecnologico, il segwit2x, che era previsto per fine mese. A seguito di ciò, il bitcoin ha perso circa 2'000 dollari. La maggior parte finisce in nulla: si spengono da sole. In quel caso se ne parlò molto e in effetti si è rivelata molto importante. In tre mesi il Bitcoin cash ha superato l'Ethereum, fino a quel momento la seconda criptovaluta a livello globale. A livello di capitalizzazione, oggi vale più di Twitter».

Quando si parla di bitcoin, di quale bitcoin si parla?

«Questo è un altro facile misunderstanding. Il bitcoin "core" è quello nato nel 2008 e che finora ha tenuto, al di là delle scissioni che si sono succedute. Altro misunderstanding è la confusione che esiste tra valuta virtuale e criptocurrency».

Ci spiega la differenza?

«La criprocurrency è una valuta decentralizzata, senza organismi di controllo come sono le banche. La valuta virtuale, invece, è la semplice trasposizione in campo virtuale di una currency gestita da un'entità centrale. Senza andare troppo per il sottile, nel momento in cui pago con la carta di credito uso valuta virtuale».

Eppure oggi siamo al paradosso. Il bitcoin attrae sempre di più, ma non lo si compra perché si ha paura che tutto ciò debba prima o poi finire. Il famoso "rischio bolla", rispolverato in queste ore davanti a 2mila dollari persi in 4 giorni. Giusto ragionare così?

«È un ragionamento che ha un senso. È sempre bene chiedersi in quale momento storico siamo, quali potrebbero essere le conseguenze prossime. Il fatto, però, è che le metodiche di analisi dell'economia tradizionale non vanno bene per l'economia cripto. Non possono essere trasposte così come sono. Quando si parla di "bolla", si applicano le metodiche dell'economia tradizionale. È un errore concettuale. Le previsioni di crescita del bitcoin al momento sono stellari».

Che fare, dunque? Comprare o no? Come si decide?

«È sconsigliabile investire somme significative in qualcosa che non si comprende abbastanza. È consigliabile investire una somma che ci si può permettere di perdere, preferibilmente in qualcosa che si capisce almeno un po'. È bene investire una piccola quantità di criptovaluta in un investimento che comprende altri asset, con prudenza e dopo essersi bene informati. Sempre che si voglia investire. Se si vuole speculare, il discorso cambia».

Il bitcoin non è forse speculazione? Che cosa intende per speculazione?

«Ci sono persone che acquistano e vendono con frequenza intraday, per massimizzare i guadagni. Questa è speculazione».

Per capire come comportarsi, il profano oggi si fa inevitabilmente una domanda. Dove può arrivare il bitcoin? O meglio: può ancora crescere? Quanto?

«Si dice che di qui al 2020 varrà zero oppure due milioni di dollari. Sono cifre simboliche. Significa che non si sa. E che non ci sarà una via di mezzo. Non saprei dire molto di più. Non sono esperto di finanza».

Per essere esperti di bitcoin non è necessario essere esperti di finanza?

«La comprensione del bitcoin è multidisciplinare. Io sviluppo soluzioni tecnologiche a supporto dell'uso applicativo, mi basta avere competenze tecniche. Ma il bitcoin è molto piu complesso. Coinvolge l'economia, la finanza, la politica, la legge».

Il comune di Chiasso accetterà pagamenti in bitcoin da gennaio. Importi piccoli, ma è un passo. Qualche azienda si sta lasciando lusingare dall'idea. Per un ente pubblico o un'impresa può funzionare? e a che scopo?

«Per Chiasso si tratta di un'operazione di marketing. L'obiettivo non è raccogliere bitcoin ma supportare la nascita di una community. Quanto ai pagamenti tra aziende, non ha molto senso in questo momento affidarsi a uno strumento con tale volatilità. La tecnologia c'è, è pronta, ma si fa ancora troppa fatica a comprenderla. Direi che oggi il bitcoin è poco adatto per i pagamenti. Lo sarà in futuro. Adesso è ottimo come store of value, per catturare il valore e farlo crescere».

"In futuro": per questo arriva il suo corso? Per incentivare l'utilizzo e non solo la conoscenza?

«Giusto. Per incentivare l'uso, bisogna capire con che cosa si ha a che fare. Comprendere che cos'è un wallet, fare 2 o 3 transazioni. A quel punto si ha l'autonomia necessaria a decidere se andare avanti. L'idea è di far acquisire dimestichezza».

I partecipanti che cosa compreranno?

«Niente. Faranno solo transazioni, da un conto all'altro. Oggi si parla tanto di bitcoin ma non si sa come si apre un conto, non si sa che se ne possono aprire più d'uno, anzi è consigliabile. Non si sa che esiste un portafoglio per gestire più indirizzi. Non si sa che ciascun conto ha una "chiave privata"».

Più conti, tante "password". Non è complicato?

«Se per password intendiamo le chiavi private, sono stringhe lunghissime che uno non deve trascriversi, tanto meno memorizzare. Le gestisce il wallet. Bisogna però fare back up. Altra cosa che forse sfugge: se si perde la chiave privata, non ci sarà mai più modo di accedere ai soldi su quell'indirizzo. Saranno persi per sempre».

Ingegnere, sia sincero: il bitcoin è "sporco"?

«È vero che all'inizio è stato usato per pagamenti illeciti. È vero che a tale scopo lo si usa ancora e che il flusso non sta diminuendo. Però sta perdendo d'importanza. Del resto, la blockchain è una tecnologia che si basa su un registro pubblico delle transazioni. Dal punto di vista investigativo, è un eccellente aiuto alle indagini».

Non basta cancellare un indirizzo per scomparire?

«Si può passare da un indirizzo all'altro. Il problema però è il cambio. Se si vuole convertire i bitcoin in dollari, bisogna rivolgersi a una società di exchange. E lì, se vogliono, ci sono le autorità ad aspettarti. Alla fine è come il contante: anche 50 franchi possono essere usati per comprare un mazzo di fiori per la fidanzata, oppure una mazzetta per darla in testa a qualcuno; tutto dipende dal fine che si ha, non dallo strumento». 

 

 

 

 

Entra nel canale WhatsApp di Ticinonline.
COMMENTI
 
NOTIZIE PIÙ LETTE