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SVIZZERASenza accesso ai mercati nessun aiuto all'UE

14.09.17 - 15:43
L'Associazione svizzera dei banchieri vuole usare il contributo per l'aiuto ai Paesi dell'est dell'Unione europea come mezzo di pressione
Keystone
Senza accesso ai mercati nessun aiuto all'UE
L'Associazione svizzera dei banchieri vuole usare il contributo per l'aiuto ai Paesi dell'est dell'Unione europea come mezzo di pressione

ZURIGO - L'Associazione svizzera dei banchieri (ASB) vuole usare il contributo della Svizzera per l'aiuto ai Paesi dell'est dell'Unione europea come mezzo di pressione: chiede al Consiglio federale di subordinare il "miliardo di coesione" all'accesso ai mercati finanziari europei.

L'ASB sostiene i mercati aperti e chiede con decisione che Bruxelles riconosca l'equivalenza delle leggi svizzere nel settore finanziario, scrive l'associazione in un comunicato odierno in occasione della Giornata dei banchieri. In caso contrario, «non dovrebbero essere condotti con l'UE colloqui di approfondimento circa il contributo di coesione», aggiunge.

Attualmente Berna sta considerando un nuovo contributo della Svizzera a favore della riduzione delle disuguaglianze economiche e sociali nei Paesi UE, il cosiddetto "miliardo di coesione". Il Consiglio federale intende rinnovare questo aiuto finanziario in modo più mirato, dedicando particolare attenzione alla formazione professionale e alla migrazione. Berna si è data tempo fino a inizio autunno per avere una valutazione generale dell'evoluzione del dossier, aspetta anche segnali chiari e azioni concrete da parte di Bruxelles nei negoziati in corso su un accordo quadro istituzionale.

L'edizione di quest'anno dell'Assemblea generale delle banche in Svizzera si tiene all'insegna del motto "Rimanere ai vertici". «Le banche elvetiche beneficiano di una piazza finanziaria stabile, solida e affidabile», ha dichiarato il presidente dell'ASB Herbert Scheidt, di fronte ai media a Zurigo. «Ma ciò non è sufficiente per restare in prima linea, perchè la concorrenza nazionale e internazionale è rude».

Rimanere in vetta adattandosi alle norme internazionali sì, ma non andare oltre. «In materia di norme, non abbiamo bisogno di uno swiss finish, bensì di una swiss way», ha affermato Scheidt. Mettere in atto le nuove prescrizioni internazionali prima degli altri vorrebbe dire «toglierci la terra da sotto i piedi», ha aggiunto.

«Secondo noi, in alcuni Paesi i dossier riguardanti l'accesso al mercato non evolvono in modo soddisfacente, in particolare in Italia e Francia», ha precisato Scheidt. Il presidente dell'ASB ritiene l'UE «troppo lenta» sulle questioni di equivalenza.

La lobby dei banchieri si dichiara ottimista per quanto riguarda il dialogo bilaterale. In Svizzera, i progetti di legge sui servizi finanziari (LSF) e sugli istituti finanziari (LIFin) sono sulla buona strada per garantire una «protezione moderna» degli investitori, ritiene l'ASB.

L'adozione della LSF è un requisito chiave per l'accesso al mercato dell'UE. «Secondo noi, la LSF e la LIFin costituiscono una base giuridica equivalente alla normativa europea MiFiD II, in modo che gli Stati membri dell'UE non abbiano motivo di rifiutare alla Svizzera il riconoscimento dell'equivalenza», ha insistito Claude-Alain Margelisch, direttore dell'ASB.

«Un accordo a breve termine sui servizi finanziari con l'UE non è possibile», ha sottolineato Margelisch. Per garantire dei servizi ai clienti europei, la Svizzera tenta dunque di migliorare la situazione per via bilaterale.

Finora è stato concluso un solo accordo con la Germania. Questo è in vigore dal 2015 e prevede procedure semplificate per servizi finanziari transfrontalieri. Esso non sostituisce tuttavia un'intesa a livello dell'Unione europea. Se l'UE dovesse cambiare la legislazione, gli accordi bilaterali potrebbero perdere valore.

L'ASB si sta impegnando a dimostrare all'Unione europea «che la Svizzera non è un Paese terzo qualunque», soprattutto nel contesto post-Brexit. Le banche confederate versano imposte all'UE o hanno investito in Europa orientale, contribuendo allo sviluppo di questa regione.

Nell'ambito degli accordi di scambio automatico di informazioni nel settore fiscale, gli Stati partner incassano imposte sui ricavi dei valori patrimoniali gestiti dal territorio svizzero. Al riguardo non è possibile alcun passo indietro, afferma l'ASB. Per la Svizzera, la sfida è la riservatezza, la sicurezza e la protezione dei dati. L'associazione accoglie pertanto con favore il decreto presentato due giorni fa dal Consiglio federale, che prevede dei meccanismi di controllo per garantire la protezione degli individui interessati dallo scambio automatico.

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