Nella Silicon Valley dilaga la bro-culture: coinvolgere nella dirigenza parenti e amici privi di qualità. Bocciata soprattutto Uber
LOS ANGELES - La chiamano bro-culture, da brother, fratello: che stavolta non ha alcun connotato positivo. Perché gestire un'azienda assieme a un familiare, per il semplice motivo che è parente o amico e a prescindere dalle sue doti, può rivelarsi devastante. Parola del New York Times, che sta facendo discutere la rete con un'inchiesta secondo cui il futuro della Silicon Valley sarebbe seriamente a rischio a causa della cooptazione nelle start-up di successo di persone non all'altezza, se non addirittura bulli.
Compagni di corso, di giochi, coinvolti in un'impresa per semplice simpatia. Fa scuola il caso Uber, «in caduta libera» proprio a causa della cattiva tendenza adottata dal suo ceo. Secondo il quotidiano, Travis Kalanick, reputazione da attaccabrighe dimostrata in un video non troppo tempo fa, avrebbe riempito gli organici di giovani senza qualità, tagliato fuori le donne, penalizzato i manager arrivati.
Ma Uber non sarebbe l'unico caso, giura il Nyt, che cita per esempio Zenefits e Quirky. Salva invece Facebook, che ha scelto una donna come manager: e non è così scontato. Nel 1999 il 10% dei soci nelle finanziarie di venture capital era formato da donne. Quindici anni dopo, pare si sia scesi al 6%.