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STATI UNITIDopo Draghi la palla a Fed, ma non sono previste mosse su tassi

12.03.16 - 20:19
La banca centrale degli Stati Uniti d'America è alle prese con un'Azienda America che cresce ma rischia grosso nel caso in cui il dollaro continuasse a salire
Dopo Draghi la palla a Fed, ma non sono previste mosse su tassi
La banca centrale degli Stati Uniti d'America è alle prese con un'Azienda America che cresce ma rischia grosso nel caso in cui il dollaro continuasse a salire

BRUXELLES - L'economia americana gira. E gli ultimi dati, con la disoccupazione al 4,9%, giustificano un aumento dei tassi di interesse. Ma le mosse di Mario Draghi insieme a quelle della Bank of Japan mettono la Federal Reserve System, la banca centrale degli Stati Uniti d'America, all'angolo, alle prese con un'Azienda America che cresce ma rischia grosso nel caso in cui il dollaro continuasse, complice una possibile stretta del costo del denaro, a salire. Un dilemma con Janet Yellen al centro: starà al presidente della Fed spiegare come la banca centrale intende muoversi in un equilibrio sempre più delicato.

Alla prossima riunione della Fed, in calendario il 15 e 16 marzo, non sono attese novità. Il costo del denaro è previsto rimanere invariato fra lo 0,25% e lo 0,50%. Ma è dal comunicato che accompagna le decisioni di politica monetaria e dalla conferenza stampa che si attendono informazioni e conferme sulle prossime mosse. Gli analisti scommettono su un rialzo a giugno: ne è convinto il 76% degli intervistati contro il 60% di pochi mesi fa.

A fronte di segnali crescenti di un'inflazione che sale e di un mercato del lavoro che cresce, la Fed si trova a cercare il giusto bilancio fra quanto accade nei confini nazionali e quanto accade all'estero. La conferenza stampa può essere l'occasione per spianare la strada a un aumento dei tassi a giugno. Ma quello che più Yellen e la Fed vogliono è flessibilità e un margine di manovra che, limitando la volatilità, lascia le mani libere per poter agire a seconda degli eventi nei prossimi mesi.

Una stretta rischia di apprezzare ulteriormente il dollaro nei confronti delle principali valute, aumentando i rischi di una guerra valutaria. "Non tutti possono svalutare il proprio tasso di cambio e avere qualcun altro che ne porta il peso" mette in evidenza Drew Matus, analista di Ubs Securities. La Cina invece rassicura: i target di crescita per il 2016 sono raggiungibili e non ci sono motivi per svalutare lo yuan.

Al nodo dei cambi si aggiungono i pericoli di un'eccessiva divergenza dalle politiche monetarie oltreoceano. Rischi messi in evidenza dal governatore della Fed, Lael Brainard, e dal Fmi. "È il momento di riaffermare l'impegno a lavorare per l'obiettivo comune di rafforzare la domanda globale" afferma Brainard. L'economia globale "si trova a una giuntura delicata, con i rischi che possa deragliare in aumento" mette in evidenza David Lipton, vice direttore generale del Fondo.

Convinto che al Fed non toccherà i tassi neanche a giugno è Larry Fink, il numero uno di BlackRock. In un'intervista al Financial Times Fink critica duramente i tassi di interesse negativi, che hanno un impatto distruttivo. Una critica rivolta alla Bce e alla Bank of Japan, che comunicherà le proprie decisioni di politica monetaria il 15 marzo e che gli analisti attendono allenti ulteriormente la propria politica monetaria nei prossimi mesi.
 

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