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SVIZZERANuova Legge sulle derrate alimentari, una valanga di critiche

30.10.15 - 12:28
Il consumo di insetti, che sarà permesso a partire da metà 2016, non è invece contestato
Nuova Legge sulle derrate alimentari, una valanga di critiche
Il consumo di insetti, che sarà permesso a partire da metà 2016, non è invece contestato

BELLINZONA - I progetti di 27 nuove ordinanze d'applicazione - 2000 pagine - della riveduta Legge sulle derrate alimentari (LDerr) non vanno giù alla maggior parte degli ambienti interessati. Il settore della ristorazione e più in generale l'economia denunciano un "mostro burocratico" e costi ingenti, i chimici cantonali temono minore igiene e taluni Cantoni reputano le nuove norme superflue. Al termine della procedura di consultazione, fissato per oggi, solo le associazioni di protezione dei consumatori risultano globalmente soddisfatte.

Insetti incontestati

La possibilità, finora vietata, di mettere in vendita insetti interi, che all'inizio dell'indagine conoscitiva lo scorso 22 giugno nei media si è tradotta in paginate e schermi di fotografie più o meno appetitose, non è contestata da nessuno.

In Svizzera nella prima metà dell'anno prossimo, se i tempi previsti originariamente saranno rispettati, sarà possibile consumare tre sole specie: il tarlo della farina (unicamente come larva), il grillo domestico e la locusta migratoria.

I chimici cantonali non hanno obiezioni. Indicano però che le condizioni di produzione vanno ancora definite. Babette Sigg del Forum dei consumatori (kf, una delle associazioni di categoria attiva nella Svizzera tedesca) deplora che la Confederazione si limiti a considerare la vendita di insetti interi e non trasformati. Un alimento a base di tarli della farina macinati avrebbe maggiori chance sul mercato.

Cambiamento di paradigma

I 27 nuovi testi dovrebbero sostituire 28 ordinanze attuali. La ristrutturazione globale del diritto relativo alle derrate alimentari fa seguito all'adozione da parte del parlamento federale il 20 giugno 2014 della nuova LDerr, che sancisce un cambiamento di paradigma: sarà ammessa la commercializzazione generale di tutti gli alimenti sicuri e conformi a norme precise; attualmente e fino all'entrata in vigore delle nuove ordinanze possono invece essere venduti solo quelli esplicitamente indicati dalla vecchia LDerr.

Ad esempio, un prodotto che non contiene la percentuale minima di grasso lattiero richiesta per il burro potrà essere immesso immediatamente sul mercato. Non dovrà attendere la fine della procedura d'autorizzazione, che può richiedere anche sei mesi. Non potrà però chiamarsi burro.

Le 27 nuove ordinanze, elaborate in massima parte dal Dipartimento federale dell'interno (DFI) diretto da Alain Berset, regolano ambiti molto diversi: tracciabilità degli alimenti e dei cosmetici, etichettatura di acidi grassi saturi, sale, zucchero, valori limite di batteri pericolosi, schiume da doccia, ecc.

Regole indigeste per GastroSuisse...

Per gli ambienti economici risultano indigeste. GastroSuisse, l'associazione che riunisce esercenti e albergatori, parla di "mostro burocratico" segnato dal "tristemente celebre perfezionismo elvetico". I 26'000 esercizi del ramo dovranno assumersi grossi costi supplementari, indica l'organizzazione, facendo riferimento a uno studio d'impatto realizzato dalla Segreteria di Stato dell'economia (SECO), che dipende dal consigliere federale Johann Schneider-Ammann.

Per il solo settore alberghiero e della ristorazione i costi per l'etichettatura fisica dei piatti ammonteranno a 24,7 milioni di franchi; quelli per l'identificazione sistematica degli agenti allergenici in tutti i prodotti proposti a 76,7 milioni di franchi. In media ciò equivale a 4000 franchi per esercizio.

Il consumatore, ritiene GastroSuisse, preferisce beneficiare di prezzi bassi che di informazioni dettagliate. Complessivamente per tutti i rami a cui si applicano le nuove ordinanze, incluso il commercio al dettaglio e le importazioni di cosmetici, la fattura potrebbe raggiungere 270 milioni di franchi come costi unici oltre a 46 milioni di costi annuali. Troppo anche per UDC e PLR.

...e anche per economiesuisse e Cantoni

Per la Federazione delle imprese svizzere (economiesuisse), le nuove prescrizioni sono in contraddizione con l'obiettivo principale della riveduta LDerr, che era di eliminare un certo numero di ostacoli al commercio allineandosi al diritto dell'Unione europea (Ue) e lottare così contro gli elevati prezzi in Svizzera. In definitiva i costi assunti dall'economia ricadranno sui consumatori senza che questi beneficino di veri miglioramenti, ritiene l'associazione padronale.

Economiesuisse mette inoltre in evidenza i costi per i Cantoni. Lo studio della SECO prevede spese di 15,7 milioni di franchi all'anno "imputabili essenzialmente ai quasi 10'000 controlli ufficiali supplementari". Nella loro presa di posizione sono stati particolarmente critici i Cantoni Turgovia e Friburgo, per cui in Svizzera non vi sono vere lacune nella sicurezza delle derrate alimentari.

Chimici cantonali scettici

I chimici cantonali si aspettano persino effetti secondari indesiderati, come quello di procurare un infondato sentimento di sicurezza alle persone allergiche. "Il cuoco che salerà le patatine fritte con l'Aromat - un prodotto che contiene lattosio - invece di usare il sale dovrà dichiararlo sulla carta: un'esigenza praticamente impossibile da rispettare", indica Otmar Deflorin, presidente dell'associazione dei chimici cantonali e direttore del laboratorio cantonale di Berna.

I chimici cantonali denunciano pure il fatto che i criteri in materia di igiene sono resi meno severi. Una pessima cosa in un contesto in cui per ristoranti, pasticcerie e macellerie oggi un campione su quattro rivela già un superamento dei valori limite dei batteri.

Soddisfatte solo le associazioni di consumatori

Soddisfazione per le nuove norme è invece globalmente manifestata dalle associazioni dei consumatori. "Non sarà più possibile nascondere nanoingredienti o prodotti alimentari critici come il sale e gli zuccheri", afferma Barbara Pfenniger della Federazione romanda dei consumatori (FRC). Un parere analogo è stato espresso dal PS.

La FRC non condivide le previsioni relative all'aumento dei costi, che a suo dire non tengono conto dei vantaggi difficilmente stimabili per la salute e la fiducia dei consumatori. Per Babette Sigg di kf invece la riforma è effettivamente troppo costosa per il valore aggiunto che porta ai consumatori.

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