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EUROPARecessione e ingiustizia, sale la tensione sociale

01.10.10 - 10:44
Il persistere della recessione sta aggravando il clima sociale in numerosi paesi. A dirlo è il nuovo studio dell'Organizzazione Internazionale del Lavoro (Ilo) con sede a Ginevra
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Recessione e ingiustizia, sale la tensione sociale
Il persistere della recessione sta aggravando il clima sociale in numerosi paesi. A dirlo è il nuovo studio dell'Organizzazione Internazionale del Lavoro (Ilo) con sede a Ginevra

GINEVRA - Il persistere della recessione sta aggravando il clima sociale in numerosi paesi. A dirlo è il nuovo studio dell'Organizzazione Internazionale del Lavoro (Ilo) con sede a Ginevra, nel quale si riconosce che, dopo oltre due anni di crisi, l'economia globale ha ricominciato a crescere. In alcuni paesi, in particolare nelle economie emergenti di Asia e America Latina, si assiste ad incoraggianti segnali di ripresa del mercato del lavoro.

Tuttavia, il Rapporto dell'International Institute for Labour Studies dell'Ilo avverte che "nonostante questi significativi risultati, nuove nubi sono apparse all'orizzonte e le prospettive dell'occupazione sono notevolmente peggiorate in numerosi paesi".

Lo studio segnala che, se le attuali politiche persistono, la situazione occupazionale delle economie avanzate ritornerà ai livelli antecedenti la crisi non prima del 2015 e non più, come previsto un anno fa, entro il 2013.

Allo stesso tempo, afferma il Rapporto, nei paesi emergenti e in via di sviluppo, nonostante l'occupazione abbia iniziato a riprendersi, sono ancora necessari oltre 8 milioni di nuovi posti di lavoro per ritornare ai livelli pre-crisi.

"Più lunga sarà la recessione del mercato del lavoro, maggiori saranno le difficoltà di trovare un nuovo impiego per le persone in cerca di lavoro", prosegue il Rapporto. "Nei 35 paesi per cui sono disponibili dati, circa il 40% delle persone in cerca di lavoro è disoccupato da più di un anno e rischia di demoralizzarsi, perdere stima in sé stesso e avere problemi psicologici. È importante segnalare che i giovani sono stati i più duramente colpiti dalla disoccupazione".

"L'equità - ha affermato Juan Somavia, direttore generale dell'Ilo - deve essere la bussola che ci conduce fuori da questa crisi. La gente può comprendere e accettare delle scelte difficili solo se percepisce che tutti si stanno assumendo il proprio carico di responsabilità. I governi non dovrebbero dover scegliere tra le esigenze dei mercati finanziari e i bisogni dei propri cittadini. La stabilità finanziaria e la stabilità sociale devono andare di pari passo. In caso contrario, non sarà solo l'economia mondiale ad essere in pericolo ma anche la coesione sociale".

Dallo studio, in particolare, emergono casi di tensioni sociali legate alla crisi economica e finanziaria che sono state registrati in almeno 25 paesi, molti dei quali avanzati. Anche in alcune economie emergenti sono state riscontrate tensioni sociali legate ai livelli salariali e alle condizioni di lavoro.

Numerosi paesi che alla fine del 2009 avevano registrato una crescita occupazionale positiva, stanno ora assistendo ad un rallentamento della ripresa del mercato del lavoro. Allo stesso tempo, il rapporto segnala che nel 2009, nei paesi per cui sono disponibili dati, oltre 4 milioni di persone che erano alla ricerca di un lavoro hanno smesso di cercarlo attivamente.

In oltre i tre quarti degli 82 paesi per cui sono disponibili dati, nel 2009 la popolazione ha percepito un peggioramento della propria qualità di vita e delle proprie condizioni di esistenza, in rapporto a quanto rilevato nel 2006. Anche tra i lavoratori il livello di soddisfazione professionale è diminuito significativamente e il senso di ingiustizia è aumentato in 46 degli 83 paesi.

In 36 dei 72 paesi, si legge ancora nel Rapporto, oggi le persone hanno meno fiducia nei propri governi rispetto al periodo precedente alla crisi. Lo studio evidenzia poi nuovi dati a sostegno delle conclusioni emerse dalla storica Conferenza di Oslo dello scorso 13 settembre, in cui Ilo e Fondo monetario internazionale hanno discusso delle sfide sulla crescita, l'occupazione e la coesione sociale.

I dati del Rapporto sottolineano l'urgenza di tradurre in azione quanto raccomandato dalla Conferenza, ovvero di porre la creazione di posti di lavoro al centro della ripresa economica e fare della piena occupazione un obiettivo macroeconomico chiave tanto quanto la riduzione dell'inflazione e la sostenibilità delle politiche fiscali.

Per Raymond Torres, direttore dell'International Institute e principale autore del rapporto, sono due le ragioni per spiegare lo sconfortante scenario che molti paesi si trovano ad affrontare: "La prima è che le misure di stimolo fiscale, che hanno permesso di prevenire un aggravarsi della crisi e rilanciare l'economia, oggi sono state interrotte in paesi dove la ripresa, quando c'è, è ancora troppo debole. La seconda ragione, ancora più importante, è che le cause profonde della crisi non sono state ancora adeguatamente affrontate".

Il Rapporto afferma che "la coesistenza fra una crescita trainata dal debito in alcuni paesi industrializzati e una crescita guidata dalle esportazioni nelle maggiori economie emergenti ha dimostrato di essere il tallone d'Achille dell'economia mondiale". La ripresa continuerà ad essere fragile finché i salari continueranno a crescere meno velocemente rispetto agli aumenti di produttività e finché il sistema finanziario continuerà ad avere delle disfunzioni.

Lo studio dell'Ilo propone un approccio triplice per uscire dalla crisi, un approccio che stimolerebbe la creazione di posti di lavoro nel breve periodo e una crescita economica di migliore qualità in futuro. Questo approccio prevede, innanzitutto, il rafforzamento delle politiche incentrate sul lavoro volte a ridurre il rischio di una crescente disoccupazione di lungo periodo, di un aumento del settore informale e di una mancanza di manodopera specializzata in caso di ripresa.

Queste misure includono politiche attive del mercato del lavoro ben definite, misure a sostegno dei gruppi più vulnerabili della popolazione, in particolare i giovani, politiche di formazione che siano funzionali alla ripresa economica - in quei paesi dove questa si verifica - e un sistema di protezione sociale centrato sull'occupazione.

La seconda componente dell'approccio consiste nel promuovere un più stretto collegamento tra i livelli salariali e gli aumenti di produttività nei paesi eccedentari, poiché questo stimolerebbe rapidamente la creazione di occupazione sostenibile sia nei paesi in surplus che in quelli in deficit.

Misure di questo tipo, sosterebbero la crescita in modo più efficace rispetto a una variazione dei tassi di cambio. Infine, la terza componente presuppone la realizzazione di una reale riforma finanziaria che consenta di incanalare i risparmi in investimenti più produttivi e nella creazione di posti di lavoro più stabili.

ATS

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