Le confidenze del giovane volontario presso la campagna di Trump ad un diplomatico australiano innescarono lo scandalo
WASHINGTON - La miccia che ha innescato il Russiagate furono le confidenze fatte da George Papadopoulos, giovane "volontario" presso la campagna di Donald Trump, ad un diplomatico australiano, circa il fatto che la Russia aveva ottenuto materiale compromettente sull'allora candidata alla presidenza Hillary Clinton attraverso migliaia di email.
Lo scrive il New York Times, precisando che a quanto pare quella conversazione fu la prova di cui l'Fbi aveva bisogno per lanciare l'inchiesta.
Stando alla ricostruzione del New York Times, Papadopoulos era stato apparentemente messo al corrente del fatto che la Russia aveva ottenuto migliaia di email compromettenti per Hillary Clinton durante la campagna elettorale del 2016 e commise l'errore di parlarne con un diplomatico australiano, in un bar di Londra nel maggio 2016.
Papadopoulos aveva a sua volta appreso del coinvolgimento russo, tre settimane prima dal professore maltese Joseph Mifsud. Due mesi dopo quell'evento rappresentanti australiani informarono la loro controparte americana.