Cerca e trova immobili

CITTÀ DEL VATICANO«Per la Terrasanta due Stati e confini riconosciuti»

25.12.17 - 13:51
50’000 fedeli erano presenti in Piazza San Pietro per il messaggio di Natale del Papa e la seguente benedizione “Urbi et Orbi”
Keystone
«Per la Terrasanta due Stati e confini riconosciuti»
50’000 fedeli erano presenti in Piazza San Pietro per il messaggio di Natale del Papa e la seguente benedizione “Urbi et Orbi”

 

CITTÀ DEL VATICANO - «Soffiano venti di guerra» e un «modello di sviluppo ormai superato continua a produrre degrado umano, sociale e ambientale»: è la denuncia del messaggio natalizio del Papa.

Lo ha letto e lo ha incentrato sui volti dei bimbi del mondo a partire dai quali il Pontefice, invitando a vedervi Gesù, ha tracciato una mappa dei luoghi di sofferenza e di conflitto nel mondo.

Secondo la Gendarmeria vaticana, 50.000 fedeli erano presenti in Piazza San Pietro per il messaggio di Natale di Papa Bergoglio e alla seguente benedizione "Urbi et Orbi".

Nel messaggio papa Francesco ha rivolto anche appelli per Gerusalemme e Terrasanta, penisola coreana e minoranze in Myanmar e Bangladesh. E non ha dimenticato di ricordare la situazione dei bimbi figli di disoccupati, vittime del lavoro minorile e dei figli di migranti, spesso costretti a viaggiare da soli e spesso vittime dei trafficanti di esseri umani.

Prima che il Papa leggesse il messaggio natalizio, sono stati eseguiti gli inni, papa Francesco ha successivamente impartito la benedizione "Urbi et Orbi" (alla città e al mondo, ndr) e ha poi rivolto gli auguri a tutti, sia i presenti in piazza che quanti sono collegati attraverso i vari media, auguri «per un futuro fraterno e solidale». Sul sagrato di San Pietro, oltre alla banda vaticana e a quella dei carabinieri, un nutrito picchetto di guardie svizzere.

«Vediamo Gesù nei bambini del Medio oriente - ha dunque detto papa Francesco - che continuano a soffrire l'acuirsi delle tensioni tra israeliani e palestinesi. In questo giorno di festa invochiamo dal Signore la pace per Gerusalemme e per tutta la Terra Santa; preghiamo perché tra le parti prevalga la volontà di riprendere il dialogo e si possa finalmente giungere a una soluzione negoziata che consenta la pacifica coesistenza di due Stati all'interno di confini concordati tra loro e internazionalmente riconosciuti e sostenga lo sforzo di quanti nella Comunità internazionale sono animati dalla buona volontà di aiutare quella martoriata terra a trovare, nonostante i gravi ostacoli, la concordia, la giustizia e la sicurezza che da lungo tempo attende».

«Possa l'amata Siria ritrovare finalmente il rispetto della dignità di ogni persona, attraverso un comune impegno a ricostruire il tessuto sociale indipendentemente dall'appartenenza etnica e religiosa», ha auspicato, prima di ricordare l'Iraq «ancora ferito e diviso dalle ostilità che lo hanno interessato negli ultimi quindici anni» e «lo Yemen, dove è in corso un conflitto in gran parte dimenticato, con profonde implicazioni umanitarie sulla popolazione che subisce la fame e il diffondersi di malattie».

Ha citato le sofferenze di Sud Sudan, Somalia, Burundi, Repubblica Democratica del Congo, Repubblica Centroafricana e Nigeria. «Preghiamo che nella penisola coreana si possano superare le contrapposizioni e accrescere la fiducia reciproca nell'interesse del mondo intero», ha detto dopo aver ricordato i «conflitti» che minacciano «il mondo intero». Il Venezuela, ha auspicato, «possa riprendere un confronto sereno tra le diverse componenti sociali a beneficio di tutto l'amato popolo venezuelano» e ha pregato per l'Ucraina, dove sono «gravi» le «ripercussioni umanitarie» del conflitto.

«Rivedo Gesù - ha anche spiegato il Papa - nei bambini che ho incontrato durante il mio ultimo viaggio in Myanmar e Bangladesh, e auspico che la Comunità internazionale non cessi di adoperarsi perché la dignità delle minoranze presenti nella Regione sia adeguatamente tutelata». Nel viaggio il Papa aveva incontrato alcuni profughi dello stato del Rakhine, i rohingya, mentre ieri la assemblea generale dell'Onu ha esortato il Myanmar a mettere fine alle operazioni militari contro i rohingya nel Rakhine.

«Vediamo Gesù - infine - nei bambini i cui genitori non hanno un lavoro e faticano a offrire ai figli un avvenire sicuro e sereno. E in quelli a cui è stata rubata l'infanzia, obbligati a lavorare fin da piccoli o arruolati come soldati da mercenari senza scrupoli. Vediamo Gesù nei molti bambini costretti a lasciare i propri Paesi, a viaggiare da soli in condizioni disumane, facile preda dei trafficanti di esseri umani».

Entra nel canale WhatsApp di Ticinonline.
COMMENTI
 
NOTIZIE PIÙ LETTE