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SPAGNA«Si voterà nonostante il blocco»

30.09.17 - 17:37
l premier basco Inigo Urkullu ha preso contatto con il presidente catalano Carles Puigdemont e con il premier spagnolo Mariano Rajoy
Keystone
«Si voterà nonostante il blocco»
l premier basco Inigo Urkullu ha preso contatto con il presidente catalano Carles Puigdemont e con il premier spagnolo Mariano Rajoy

BARCELLONA - Il portavoce del governo catalano, il ministro alla presidenza Jordi Turull, ha detto che il blitz della Guardia Civil al centro delle telecomunicazioni catalano Ctti «non ferma la logistica» del referendum. «Che tutti stiano tranquilli, domani si voterà», ha affermato.

Poco prima il portavoce del governo spagnolo il ministro della cultura Inigo Mendez de Vigo aveva detto che con il blitz il referendum era stato di fatto «annullato».

Contatti con Rajoy e Puigdemont - Il premier basco Inigo Urkullu ha preso contatto con il presidente catalano Carles Puigdemont e con il premier spagnolo Mariano Rajoy premendo perché stabiliscano vie di dialogo da lunedì per cercare una soluzione politica alla crisi della Catalogna.

Il premier basco, leader del partito nazionalista moderato Pnv, è in una posizione potenzialmente propizia per esercitare pressioni su Rajoy e Puigdemont.

I voti dei deputati Pnv nel Congresso dei deputati di Madrid è indispensabile perché il governo minoritario di Rajoy possa fare approvare il bilancio dello stato per il 2017. Il voto del parlamento spagnolo è stato rinviato dopo che Urkullu ha ritirato l'appoggio al bilancio per la crisi catalana.

Il 'lehendakari' (premier in basco) negli ultimi giorni inoltre ha denunciato la repressione di Madrid contro la Catalogna, pronunciandosi per il diritto di decidere dei catalani.

Seggi occupati - Da ieri sera centinaia di catalani hanno occupato scuole, centri civici e palestre indicati dal governo regionale come sedi dei seggi del referendum nel tentativo di fermare l'ordine di chiusura arrivato dalla giustizia spagnola, che ritiene "illegale" la consultazione catalana.

Famiglie intere, padri e madri con i figli studenti, insegnanti, vicini, determinati a garantire il "diritto di decidere", sono accorsi ai seggi decisi a non uscirne prima di domenica. Sono arrivati con materassini, coperte, riserve di cibo e bevande, sapone, spazzolini da denti, pigiami.

Per giustificare l'apertura dei centri, quando la polizia regionale dei Mossos d'Esquadra è venuta a fare sopralluoghi hanno organizzato tornei di calcio o di scacchi, concerti, attività sportive o artistiche, dibatti. Insomma, hanno spiegato agli agenti, che hanno fatto finta di crederlo, i centri sono stati aperti per "attività di svago", niente di politico.

Il capo dei Mossos Josep Lluis Trapero, a disagio fra gli ordini della procura spagnola (da cui dipende come polizia giudiziaria) e il governo catalano (di cui è alto funzionario) per ora ha temporeggiato. Ha ordinato ai suoi uomini di andare nei seggi e trasmettere gli ordini della procura, dando tempo fino alle sei di domani per liberarli. Ma ha vietato l'uso della forza contro gli occupanti.

Domenica mattina scatterà l'ora della verità anche per i Mossos, come per tutti i catalani. In alcune scuole gli occupanti hanno chiuso a chiave porte o cancelli esterni lasciando fuori gli agenti. In altre i sindaci hanno ordinato di togliere le porte per impedire la chiusura.

Alla 'resistenza dei pigiami' si sono uniti vicini, ex allievi, perfino turisti. Alla scuola Ver di Girona è arrivato anche l'ex studente Joaquim Casadevell, 93 anni. "Domani voglio votare!", ha subito chiarito.

L'atmosfera è stata ovunque "gioiosa e pacifica", dice l'Assemblea Nazionale Catalana, prima organizzazione della società civile indipendentista. C'è stato solo un attimo di tensione. Sconosciuti stamani hanno sparato pallini di piombo contro un centro, ferendo leggermente quattro occupanti. Il governo catalano ha messo in guardia contro quelle che ha definito "provocazioni spagnole".

Tutti in piazza - Manifestazioni di protesta contro il referendum catalano si sono svolte oggi in diverse città della Spagna, per iniziativa di movimenti nazionalisti e di destra.

In particolare a Madrid 10'000 persone si sono riunite in Piazza Cibeles: fra gli slogan, "Puigdemont in prigione" o "Spagna unita non sarà mai vinta".

Dimostrazioni di alcune migliaia di persone si sono svolte in altre città spagnole, Valencia, Saragozza, Siviglia, Valladolid o Pamplona.

Circa 350 manifestanti si sono radunati contro il referendum anche a Barcellona e Tarragona.

Formaggeria - Anche una formaggeria e una stazione ferroviaria fra i siti atipici che il governo catalano ha dovuto abilitare per ospitare i seggi elettorali per il referendum di indipendenza di domani davanti al blocco di Madrid e alle reticenze di alcuni sindaci ostili al voto.

A Merenges, un comune della Cerdanya all'ombra dei Pireni, davanti al rifiuto del sindaco Pp di cedere i locali elettorali abituali, gli abitanti hanno proposto al governo regionale di aprire il seggio in una formaggeria, messa a disposizione dal proprietario, Albert Pons.

A Rubi le operazioni di voto saranno ospitate dalla stazione ferroviaria regionale Fgc.

In diversi comuni dei Pirenei i seggi si terranno nella piazza centrale, sperando non piova. Nella Valle d'Aran, al confine con la Francia, riferisce La Vanguardia online, saranno invece case di privati che accoglieranno gli elettori.

Cronista denunciato per terrorismo - L'Unione della Guardia Civil spagnola ha denunciato alla procura di Madrid un giornalista della tv pubblica catalana Tv3 accusandolo di "terrorismo".

Durante la grande manifestazione di protesta a Barcellona contro il blitz degli agenti spagnoli contro le sedi del governo catalano, riferisce La Vanguardia, il cronista era salito sul tetto di un'auto della Guardia Civil immobilizzata dai manifestanti per commentare gli avvenimenti. Se riconosciuto colpevole, il giornalista rischia diversi anni di carcere.

 


 


 
 


 

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