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LIBANOAccordo Teheran-Riad, domani Aoun presidente

30.10.16 - 18:24
Il Parlamento è chiamato a confermare quanto già è stato deciso dalle cancellerie regionali e internazionali
Accordo Teheran-Riad, domani Aoun presidente
Il Parlamento è chiamato a confermare quanto già è stato deciso dalle cancellerie regionali e internazionali

BEIRUT - Il Libano è decorato a festa, con tricolori nazionali e immagini del generale Michel Aoun candidato alla presidenza della Repubblica, in attesa che domani il Parlamento confermi quanto già è stato deciso dalle cancellerie regionali e internazionali: si prevede che Aoun sarà il 17/mo capo di Stato dopo ben 29 mesi di vuoto istituzionale e di braccio di ferro tra Iran e Arabia Saudita, sullo sfondo delle guerre in Iraq, Siria e Yemen.

L'ennesima seduta parlamentare è convocata domani mattina, ma con molta probabilità ci vorranno almeno due round di votazione tra i 128 deputati totali perché l'80enne Aoun, cristiano maronita, possa essere eletto con la maggioranza semplice. Per la prima votazione servirà una maggiorana qualificata di due terzi.

Negli ultimi giorni la candidatura di Aoun, stretto alleato del movimento sciita filo-iraniano Hezbollah, ha raccolto il sostegno di quasi tutti gli attori politico-confessionali rappresentati nell'assemblea di Place de l'Etoile.

La svolta c'era stata quando Saad Hariri, ex premier e leader sunnita legato all'Arabia Saudita, aveva annunciato il suo appoggio alla candidatura di Aoun. Prima dell'annuncio, Hariri si era consultato sia con Riad che con Parigi, i due suoi protettori internazionali.

A meno di incredibili colpi di scena, si chiuderà almeno in parte una delle stagioni più travagliate per le istituzioni libanesi. La poltrona della presidenza della Repubblica, che per convenzione spetta a un cristiano maronita, è vuota dal 2014, da quando un altro generale, Michel Suleiman, aveva concluso il suo mandato.

Se Aoun sarà eletto domani, un altro generale tornerà a occupare il palazzo di Baabda, sulle colline a est di Beirut. Aoun si era già appropriato dello scranno sul finire della guerra civile (1975-90), ma la sua nomina era stata contestata dai suoi rivali in politica e in armi.

Da allora il generale non ha mai nascosto l'estremo desiderio di chiudere la carriera politica libanese diventando legittimamente e in maniera consensuale il raìs di tutti i libanesi. Ma la soluzione all'endemica instabilità del Libano non arriverà di colpo con l'elezione di Aoun.

Il parlamento, il cui mandato è stato rinnovato d'ufficio, è sfiduciato da gran parte dell'opinione pubblica. Così come il governo di Tammam Salam, logorato da divisioni interne. Nell'accordo raggiunto nelle ultime settimane tra Riad e Teheran - con la supervisione di Mosca, Parigi e Washington - è compreso l'affidamento a Saad Hariri dell'incarico di formare il nuovo governo. Su questo, l'inamovibile presidente della Camera, Nabih Berri, alleato di Hezbollah ma fortemente ostile a Aoun, ha già fatto capire che potrebbero volerci mesi prima di raggiungere l'intesa sulla squadra dei ministri dell'eventuale prossimo governo Hariri.

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