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STATI UNITIClinton vola nei sondaggi dopo il video sessista di Trump

10.10.16 - 18:27
Il vantaggio della candidata democratica è salito a 11 punti. Il tycoon minaccia vendetta contro i voltagabbana
Clinton vola nei sondaggi dopo il video sessista di Trump
Il vantaggio della candidata democratica è salito a 11 punti. Il tycoon minaccia vendetta contro i voltagabbana

WASHINGTON - Vola nei sondaggi Hillary Clinton dopo la diffusione del video con le frasi sessiste del rivale Donald Trump risalente al 2005.

Secondo l'ultimo sondaggio Nbc/Wsj, condotto tra sabato e domenica ovvero dopo la diffusione della registrazione ma prima del dibattito televisivo tra i contendenti alla presidenza Usa, la candidata democratica è in vantaggio con il 46% delle preferenze mentre Donald Trump è al 35%.

Il rilevamento è stato condotto su base nazionale tra i probabili elettori e rispetto alla corsa ancora a quattro, ovvero con il candidato libertario Gary Johnson che registra il 9% dei consensi e la candidata dei Verdi Jill Stein cui va il 2%. Il distacco di Clinton da Trump risulta poi ancora più ampio quando nel sondaggio si prospetta soltanto la sfida a due in cui la ex First Lady risulta in testa con il 52% mentre Donald Trump è al 38%, con 14 punti percentuali di distanza.

Trump minaccia vendetta contro i voltagabbana - Non solo la minaccia in diretta tv di mandare Hillary Clinton in galera, declassata dietro le quinte a una semplice battuta. Ma anche quella di una vera e propria rappresaglia nei confronti dei 'voltagabbana', quelli che nel momento di massima difficoltà lo hanno scaricato sperando in un colpo da ko da parte della ex First Lady. Knockout che però finora non c'è stato. E Donald Trump, salvata per il momento la sua campagna elettorale, medita la vendetta contro quelli che su Twitter ha definito 'ipocriti moralisti'.

Soprattutto quegli illustri e influenti senatori e deputati repubblicani - da John McCain a Lindsey Graham - che approfittando delle 48 ore più terribili e imbarazzanti della sua vita, hanno tentato di affossarlo.

Nel suo entourage, all'indomani del secondo duello tv con Clinton, si parla di un tycoon non solo soddisfatto per aver scampato il pericolo di una fine prematura della sua corsa alla Casa Bianca, ma anche furioso contro quelli che considera dei veri e propri traditori.

Tanto che ai suoi sostenitori e ai suoi fedelissimi pretoriani - dall'ex sindaco di New York Rudi Giuliani al governatore del New Jersey Chris Christie - in queste ore impartirebbe direttive molto precise: fare campagna contro tutti quei nomi che sono sulla 'lista nera' e che l'8 novembre cercano nelle urne una riconferma al Congresso. Nell'Election Day si rinnovano la Camera dei Rappresentanti e un terzo del Senato

Una situazione senza precedenti, dunque. Da incubo per l'establishment repubblicano. Un candidato presidenziale che si schiera contro i candidati al Congresso del suo stesso partito. I pochi che in queste ore parlano descrivono una situazione di totale caos nel Grand Old Party ("sull'orlo di una guerra civile", scrive il New York Times) e di paralisi ai suoi vertici.

Una paralisi che crea un vuoto, una mancanza di strategia per cui ognuno va in ordine sparso. Con i leader incapaci di trovare una linea. Stretti tra la necessita' di prendere le distanze dal tycoon ma anche quella di non urtare i milioni di elettori che lo votano.

Il risultato è che ora i repubblicani non solo temono di aver perso definitivamente la possibilità di riconquistare dopo otto anni la Casa Bianca ma anche di perdere la maggioranza in Congresso. Un quadro catastrofico.

Spia di questa situazione l'imbarazzo dello speaker della Camera Paul Ryan, che turandosi il naso aveva espresso il suo appoggio a Trump. Ora afferma di volersi concentrare solo sul mantenimento della maggioranza alla Camera e di non voler più difendere o fare campagna per il tycoon. Senza però ritirare l'endorsement. Difficilissimo da spiegare a tanti elettori.

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