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UCRAINACrimea, sì all'annessione al 95%

16.03.14 - 19:28
I risultati ufficiali sono ancora più schiaccianti degli exit poll. Domani il Parlamento chiederà a Putin di far entrare la penisola nella Russia
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Crimea, sì all'annessione al 95%
I risultati ufficiali sono ancora più schiaccianti degli exit poll. Domani il Parlamento chiederà a Putin di far entrare la penisola nella Russia

SEBASTOPOLI - Il 'sì' all'annessione della Crimea alla Russia ha vinto con il 93%, secondo un exit poll: lo ha riferito la tv statale russa Rossia 24. Il 7%, secondo lo stesso exit poll, ha votato per il secondo quesito, che proponeva il ritorno alla costituzione della repubblica di Crimea del 1992 e lo status della Crimea come parte dell'Ucraina.

Secondo i primi dati ufficiali il referendum per l'annessione della Crimea alla Russia ha registrato il 95% dei votanti a favore.

Domani si riunirà il Parlamento e chiederà al presidente russo Vladimir Putin di far entrare la Crimea nella Russia: lo ha detto
il premier locale Serghiei Aksionov, citato da Interfax. Entreremo a far parte della Russia nei tempi più brevi ma rispettando tutto le procedure giuridiche, ha aggiunto.

"Oggi abbiamo preso una decisione molto importante, che entrerà nella storia": lo scrive su twitter il premier della Crimea Serghiei Aksionov, commentando il referendum per l'annessione alla Russia.

Dato per assodato il risultato delle urne, cosa ci guadagna e cosa ci perde Putin in caso di annessione della Crimea? I contro sembrano più numerosi e pesanti dei pro.

Isolamento politico - Con una mossa sola, l'occupazione militare della Crimea, Putin si è ritrovato contro quasi tutta la comunità internazionale, a parte l'Iran e la Siria. Ieri la Russia, pur bloccando col suo potere di veto la risoluzione del consiglio di sicurezza dell'Onu sulla Crimea, è rimasta isolata: la Cina ha ritenuto che la difesa del principio di sovranità e integrità territoriale di Kiev fosse più importante della sua consolidata alleanza con Mosca. Mosca ha irritato anche la potente Turchia, che teme ripercussioni 'curde' ed è preoccupata per la sorte dei tatari di Crimea.

Isolamento economico - Le sanzioni, che potrebbero scattare già domani, potrebbero mettere in difficoltà la stagnante e fragile economia russa, ancora dipendente dall'esportazione di gas, petrolio e materie prime. È bastata l'aspettativa delle sanzioni nei giorni scorsi a far sprofondare il rublo, a far bruciare miliardi di euro alla Borsa di Mosca e a spaventare banche statali russe, oligarchi e investitori stranieri. La fuga dei capitali rischia una brusca accelerazione. Il Cremlino minaccia misure simmetriche ma ha meno risorse per resistere ad un lungo 'embargo'. Resta l'arma energetica, ma se chiude i rubinetti del gas si priva di una delle maggiori fonti di introito. E per riorientare l'export verso la Cina occorre tempo. Ad aggravare l'isolamento politico-economico di Mosca è il rischio di essere espulsa dal G8, proprio nell'anno della presidenza russa.

Unione euroasiatica a rischio - La mossa di Putin in Crimea ha inquietato anche le ex repubbliche sovietiche, in molte delle quali esistono tra l'altro forti minoranze di etnia russa, ad esempio in Kazakhstan (21,9%, ossia 3,7 mln) e in Bielorussia (8,2%), entrambe zoccolo duro di una Unione Eurosiatica che ora potrebbe rallentare o naufragare. Il più grande progetto geopolitico di Putin nascerà comunque zoppo, senza l'Ucraina.

Addio Ucraina - Putin si prende la Crimea ma la Russia perde l'Ucraina, ossia un pezzo della sua storia e della sua cultura, oltre che la culla della sua nascita. Kiev ormai fa rotta verso la Ue. Il rischio per il leader del Cremlino è di ritrovarsi anche con l'Alleanza Atlantica ai confini.

Rischio contagio - Con il riconoscimento del referendum in Crimea, Putin crea un precedente pericoloso dentro e fuori la Russia: il secessionismo, vietato per legge e per ora sotto controllo, potrebbe ritrovare fiato nel Caucaso e nel Tatarstan, mentre altre repubbliche russofone dichiaratesi indipendenti e riconosciute da Mosca potrebbero seguire l'esempio della Crimea: la Transnistria in Moldova, l'Abkkazia e l'Ossezia del sud in Georgia.

Ingerenza interna, crolla il baluardo - Finora Mosca era stato l'alfiere del principio di non intromissione negli affari interni di un altro Paese, linea difesa strenuamente in Siria. Ora sarà difficile per la politica estera russa continuare a perorarlo senza imbarazzo. La Russia ha fatto carta straccia anche del memorandum di Budapest del 1994, che la impegnava insieme a Usa e Gran Bretagna a garantire la sovranità e l'integrità territoriale dell'Ucraina.

Peso come gli Usa - Putin ha già ottenuto una vittoria, quella di far tornare la Russia protagonista della scena mondiale, dialogando da pari a pari con gli Usa, come ai tempi dell'Urss.

La Crimea torna a casa - Tra i pro, Putin può vantarsi di restituire alla Russia un pezzo del suo ex territorio, della sua storia e anche del suo immaginario collettivo, dopo che nel 1954 il leader sovietico Nikita Krushiov regalò la penisola all'Ucraina.

La flotta - È uno dei principali obiettivi di Putin, che si garantisce così l'accesso al Mediterraneo e al Medio Oriente.

Trionfo di consensi - Putin ha già raggiunto i massimi indici di popolarità in una opinione pubblica largamente favorevole all'annessione della Crimea, riconquistando il centro del ring anche tra i nazionalisti.

ATS ANS

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