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EGITTOAttacco alla moschea: «Erano almeno 25 terroristi. Avevano la bandiera dell'Isis»

25.11.17 - 20:12
Nonostante non sia stata ancora rivendicata, sulla strage nel Sinai sono impressi i simboli del Califfato. I testimoni: «Gli attentatori urlavano Allah è grande»
Keystone
Attacco alla moschea: «Erano almeno 25 terroristi. Avevano la bandiera dell'Isis»
Nonostante non sia stata ancora rivendicata, sulla strage nel Sinai sono impressi i simboli del Califfato. I testimoni: «Gli attentatori urlavano Allah è grande»

IL CAIRO - L'Isis non l'ha ancora rivendicata apertamente, ma sulla strage alla moschea di Al-Rawda nel Sinai settentrionale sono impressi i simboli dello Stato islamico. La sua bandiera nera della «shahada» e quell' «Allah è grande» urlato mentre veniva compiuto l'attacco terroristico più sanguinoso della storia moderna dell'Egitto: 305 morti, tra cui 27 bambini, e 128 feriti, secondo l'ultimo bilancio ufficiale che rischia di aggravarsi ancora.

Il giorno dopo il massacro alla moschea, la procura generale egiziana ha confermato che i terroristi sventolavano una bandiera con la scritta "Testimonio che non c'è divinità se non Dio e testimonio che Maometto è il Suo Messaggero", che peraltro è la "testimonianza" (shahadah) di fede di ogni musulmano. E testimoni hanno riferito che durante i circa 20 minuti dell'attacco i terroristi invocavano Allah.

La moschea attaccata era sufi, una forma mistica dell'Islam che in Egitto conta milioni (forse 15) di adepti ma che l'Isis accusa di essere eretica e aveva già colpito in passato nel paese. E per colpirla di nuovo così duramente, lo Stato islamico ha mobilitato «25-30 terroristi» arrivati nel piccolo centro di Al-Rawda, una sessantina di chilometri a ovest del capoluogo Arish, a bordo di cinque fuoristrada. Pantaloni militari, magliette nere e folte barbe, i terroristi hanno dapprima accerchiato il luogo di culto sparando dalla porta e dalle 12 finestre del basso edificio e poi hanno proseguito la mattanza all'interno. Prima dell'irruzione si sono sentite esplosioni all'esterno. Le vetture andate a fuoco sono state sette.

Dentro la moschea «tutti erano a terra e tenevano la testa bassa. Se alzavi la testa ti sparavano», ha raccontato un operaio di 38 anni. All'inizio «le sventagliate erano a caso, poi sono andati a cercare chiunque non erano sicuri fosse morto, o ancora respirava. E lo uccidevano», ha riferito ancora l'operaio. L'imam del luogo di culto ha detto che ad entrare sono stati una decina di terroristi.

La reazione «brutale» promessa a caldo dal presidente Abdel Fattah Al Sisi si è concretizzata con la conferma ufficiale della distruzione da parte dell'aviazione di un imprecisato numero di vetture, e l'uccisione di «tutti i passeggeri» (ieri i media avevano parlato di 15 morti). Mentre continua la caccia ai miliziani.

Il presidente ha fatto annunciare anche il proprio ordine di costruire un «mausoleo gigante per le vittime» di un Isis che, secondo il governo, ha colpito fedeli inermi perché ormai sarebbe alla disperazione, rintanato negli anfratti in un fazzoletto di terra di 30 km quadrati ai confini con Gaza.

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