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TUNISITunisia: Ennahda, rabbia contro tutti, Jebali in testa

09.02.13 - 20:24
Tunisia: Ennahda, rabbia contro tutti, Jebali in testa
TUNISI - La risposta di Ennahda alla marea umana che ieri ha accompagnato i funerali di Chokri Belaid è arrivata puntuale e con una sfida a ritrovarsi, venerdì prossimo, ma in molti di più. Dovete essere milioni, ha urlato alla folla Habib Ellouz, formidabile oratore che ha infiammato una piazza ribollente di entusiasmo con picchi di fanatismo.

Una manifestazione che, semmai ce n'era bisogno, ha sancito ancora di più la frattura nel partito, come gli insulti e le minacce formulate contro Hamadi Jebali, premier ribelle, hanno confermato. Jebali, che ha "osato" proporre ai politici di uscire dal governo per far posto ad un esecutivo di soli tecnici, è stato bollato come "un figlio che pugnala alla schiena il padre" e che "pagherà per avere tradito". Il tutto condito dal giallo sulle sue dimissioni da segretario generale di Ennahda, annunciate sulla pagina di Facebook del movimento, per poi essere precipitosamente smentite.

La crisi interna ad Ennahda rischia di rendere complessa la strada per uscire dalla crisi perché, seppure altri partiti (anche della maggioranza, come gli esitanti Ettakatol e CpR) mostrino di non essere concettualmente contrari alla proposta di Jebali, è proprio dal partito di Gannouchi che vengono risposte totalmente negative.

Ma in politica non si può dare nulla di scontato e i due giorni che Ennahda si è presi per rispondere formalmente a Jebali, lasciano uno spiraglio, soprattutto se la manifestazione di oggi dovesse acuire le distanze tra le formazioni politiche, impressionate dalla dimostrazione di forza odierna e quindi non particolarmente entusiaste dall'ipotesi di farsi fagocitare da Ennahda, così come è stato per Ettakatol e Cpr. La manifestazione odierna è stata caratterizzata da una forte partecipazione, che non è stata solo di numeri, ma anche di passione perché in qualche caso il ritmare gli slogan ha portato quasi all'isteria. Ennahda ha voluto questa prova e, se la si confronta con quella laica di ieri, ne viene fuori una immagine plastica della Tunisia, letteralmente spaccata in due e che rischia di implodere al prossimo episodio violento.

ATS
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