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DAMASCOSiria: ribelli sotto accusa, ONU, "crimini di guerra"

02.11.12 - 22:34
Siria: ribelli sotto accusa, ONU, "crimini di guerra"
DAMASCO - Le immagini di un video amatoriale che mostra l'esecuzione sommaria da parte di ribelli siriani di otto, forse nove o dieci, miliziani e soldati lealisti ha scatenato oggi la condanna internazionale.

Severe critiche sono giunte dell'Onu, della Gran Bretagna, de Amnesty International e del Consiglio Nazionale Siriano (CNS), principale piattaforma di oppositori all'estero che ha chiesto ai leader dell'Esercito Libero (ESL) di giudicare i responsabili delle violazioni dei diritti umani.

Anche perché, secondo l'Osservatorio nazionale per i diritti umani, i militari uccisi (molti giustiziati sommariamente dopo essere stati fatti prigionieri) sono 78. La vicenda, verificatasi ieri nel nord della Siria secondo l'Osservatorio nazionale per i diritti umani (Ondus), è stata ripresa da un filmato diffuso nelle ultime 24 ore e la cui autenticità non può essere verificata in maniera indipendente.

Le immagini dell'uccisione di quei miliziani e soldati lealisti, in abiti civili, hanno fatto notizia. Infatti sembrano costituire ancora un'eccezione in una Siria segnata dall'uccisione di circa 36.000 persone, per lo più civili, morte in un anno e mezzo di repressione governativa delle proteste svoltesi per lunghi mesi pacificamente e poi trasformatesi in resistenza armata.

Il portavoce dell'Alto commissariato dell'Onu per i diritti umani, Rupert Colville, ha detto che il video "sarà esaminato con attenzione". "Quei soldati non erano più combattenti, erano prigionieri e quindi molto probabilmente si tratta di un crimine, di un altro crimine di guerra", ha detto.

Il video è stato reso pubblico ieri dall'Ondus, una piattaforma diretta dal siriano in esilio Rami Abdel Rahman che dal 2006 denuncia le violazioni commesse in Siria grazie a una fitta rete di attivisti.

Dall'inizio della repressione nella primavera del 2011, i sostenitori in patria e all'estero del regime hanno tentato in vari modi di screditare il lavoro dell'Ondus accusandola di essere una "Ong corrotta" che falsifica le notizie e i filmati per "preparare il terreno a un intervento militare contro il legittimo e riformatore governo siriano".

Eppure è stata l'Ondus l'estate scorsa a denunciare un altro crimine commesso da ribelli, ad al Bab, alle porte di Aleppo, dove un gruppo di miliziani sostenuti dalla cittadinanza solidale con la rivolta avevano infierito sui corpi di soldati lealisti.

La stessa Ondus ha oggi diffuso un altro video di un'altra esecuzione sommaria, questa volta però senza datarlo e localizzarlo: un gruppo di militari di Damasco, con indosso la divisa, sparano su cinque ribelli a terra e poi calpestano i loro visi definendoli "cani". Lo stesso termine è usato, nel video di ieri, dai ribelli che definiscono i soldati governativi dei "cani di Assad". Il modo con cui gli scarponi dei ribelli calpestano la schiena di un lealista a terra prima dell'esecuzione ricorda un ormai noto filmato, girato a Baniyas sulla costa siriana nell'aprile 2011, durante una delle tante retate commesse dalla Guardia repubblicana contro attivisti non violenti.

Secondo il portavoce Onu, "un anno fa notizie di eccessi e atrocità commesse da forze dell'opposizione erano poche e non frequenti. Ma dalla fine dell'anno scorso e in particolare durante il 2012 abbiamo assistito a episodi del genere".

Il governo di Londra ha manifestato la sua "profonda preoccupazione" mentre Amnesty International ha detto che si tratta "di un potenziale crimine di guerra". Dal canto suo il CNS, che dall'estero non è mai riuscito a imporre una propria leadership sulle fazioni della resistenza armata, ha chiesto ai ribelli di individuare e giudicare gli autori delle violazioni dei diritti umani.

Questo a due giorni dall'attesa conferenza di Doha dove le varie anime delle opposizioni siriane tenteranno di riunirsi in un'unica voce. La riunione in Qatar è inoltre preceduta da un botta e risposta tra il CNS e gli Stati Uniti, col primo che non ha gradito l'appello dei secondi a essere più rappresentativi del movimento di protesta in Siria.

E mentre l'Occidente si indigna per l'esecuzione dei soldati lealisti, il regime ha oggi proseguito la sua campagna di bombardamenti aerei su zone civili attorno a Damasco e in altre regioni del Paese uccidendo - secondo i Comitati di coordinamento locali degli attivisti - ben 148 persone, per lo più civili tra cui donne e bambini. Le ultime vittime in ordine di tempo, sono membri di tre famiglie ad Amiriya, quartiere di Aleppo centrato stasera dalle bombe dei caccia governativi. Ma anche queste informazioni non possono essere verificate da fonti indipendenti sul terreno.

ATS
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