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ITALIAMunizioni italiane in Yemen, esposto a tre procure

01.01.18 - 14:56
I riflettori si sono accesi dopo il servizio del New York Times
Munizioni italiane in Yemen, esposto a tre procure
I riflettori si sono accesi dopo il servizio del New York Times

CAGLIARI - Ancora riflettori puntati sulla fabbrica di bombe della Rwm di Domusnovas, nel Sulcis Iglesiente, dopo il servizio de "The New York Times", che mette in connessione i prodotti dello stabilimento italiano in Sardegna con le munizioni pesanti sparate in Yemen. Il Comitato per la riconversione Rwm ha presentato un esposto alle procure della Repubblica di Cagliari, Brescia e Roma, inviando una lettera aperta al governo, al Presidente della Repubblica e alle istituzioni sarde.

La sollecitazione alle procure è quella di dare «nuovo impulso alle indagini già in corso ed eventualmente avviarne delle altre per fare luce in maniera inequivocabile su tutta questa faccenda che getta pesanti ombre sul nostro paese, le sue istituzioni e le sue imprese produttive». Per il Comitato si dovrebbe proprio partire dal reportage del NYT ritenendo che da questo filmato possano emergere «ulteriori elementi di indagine».

«Non si può lasciare sulle spalle dei lavoratori della ditta Rwm Italia spa, controllata dalla tedesca Rheinmetall, la responsabilità di quanto è stato appurato - spiega il Comitato - Noi ribadiamo di essere per la riconversione e per la salvezza dei posti di lavoro e abbiamo fiducia che la nostra gente possa fare di meglio, di molto meglio, che produrre strumenti di morte».

Chiamati ad esprimersi anche Confindustria e sindacati. «Ricordiamo a quei Sindacati che finora non si sono espressi a favore di una riconversione dello stabilimento, che il loro ruolo non è di difendere una fabbrica ma piuttosto di tutelare i lavoratori dall'inganno della Difesa nazionale e dal perseguimento del profitto mediante produzioni che offendono i diritti dell'uomo e fatte in barba ai principi costituzionali».

«E non dimentichiamo - incalza il Comitato - il valore che avrebbe un pronunciamento chiaro della Confindustria che crediamo non possa essere identificata con coloro i quali si tappano il naso e chiudono entrambi gli occhi di fronte all'evidenza e continuano a difendere una produzione inaccettabile dal punto di vista etico e da quello del diritto».

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