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REGNO UNITOSvelati i Paradise Papers: conti off shore anche per la regina

05.11.17 - 19:30
Bono, Madonna, Rania di Giordania, il finanziere George Soros, un ministro di Donald Trump sono alcuni dei personaggi famosi che compaiono nella nuova lista 'nera' dei paradisi off-shore
Svelati i Paradise Papers: conti off shore anche per la regina
Bono, Madonna, Rania di Giordania, il finanziere George Soros, un ministro di Donald Trump sono alcuni dei personaggi famosi che compaiono nella nuova lista 'nera' dei paradisi off-shore

LONDRA - Le élite mondiali cercano di sfuggire le tasse e fanno 'volare' i loro investimenti nei paradisi fiscali. E sono tanti i vip, i protagonisti del mondo dello spettacolo e della politica a farlo. Compresa la Regina d'Inghilterra, Elisabetta II, che compare con pop star del calibro di Bono e Madonna, tra le personalità eccellenti citate dalle rivelazioni shock contenute nelle nuove carte dei Panama Papers, per l'occasione ribattezzati 'Paradise Papers'.

Una lista 'nera' contenuta negli oltre 13,4 milioni di documenti riservati ottenuti dal quotidiano tedesco Süddeutsche Zeitung che a sua volta li ha condivisi con l'International Consortium of Investigative Journalists - di cui sono membri anche giornalisti di Tamedia - e i suoi partner tra i quali il Guardian, la Bbc, il New York Times e l'Espresso che pubblica in esclusiva per l'Italia insieme con Report, la trasmissione d'inchiesta di Raitre.

Fra gli investimenti offshore che compaiono dalle nuove carte ci sono anche milioni di sterline di profitti generati da proprietà private della sovrana d'Inghilterra. La regina risulta infatti aver investito ingenti somme nel paradiso fiscale della Cayman attraverso il Ducato di Lancaster, stando alle rivelazioni del Guardian. Per quel che riguarda i profitti generati da proprietà reali britanniche, ad aggravare la situazione c'è il fatto che, sebbene probabilmente in modo legale, questo denaro della Regina Elisabetta sarebbe stato investito negli ultimi 12 anni - dopo il passaggio offshore - anche in catene commerciali come Threshers e BrightHouse: criticate da tempo per il presunto sfruttamento di lavoratori, famiglie povere e persone vulnerabili.

Il Ducato di Lancaster, per parte sua, ha fatto sapere di non essere a conoscenza della destinazione finale verso tali società di una parte delle somme affidate a promotori finanziari. Imbarazzo pure per Lord Ashcroft, businessman ed ex dirigente del Partito Conservatore britannico, che avrebbe a sua volta nascosto una fortuna pari a 450 milioni su conti offshore.

La nuova 'puntata' dei Panama Papers riguarda affari e operazioni finanziarie spregiudicate attribuite anche a figure dell'amministrazione di Donald Trump. Nelle carte compare il segretario al Commercio del Tycoon, Wilbur Ross, che avrebbe gestito affari che hanno legami con il genero del presidente russo Vladimir Putin. Si tratta in particolare di una società di navigazione nella quale Ross ha interessi e con la quale avrebbe effettuato una serie di investimenti offshore, stando alle rivelazioni.

Non si salvano neanche il braccio destro e regista dell'ascesa politica del premier canadese Justin Trudeau, Stephen Bronfman, e i colossi Usa Apple e Nike (accusati di aver usato artifici vari per eludere il fisco), oligarchi e imprese a partecipazione statale russi, con il coinvolgimento di Paesi vari: da Malta alla Repubblica del Congo. L'Espresso cita anche la regina «Noor di Giordania indicata come beneficiaria di due trust nell'isola di Jersey».

Secondo la Bbc le rivelazioni sono solo la punta dell'iceberg. Tra le carte centinaia di persone e società che hanno legami con il Regno Unito, tra politici, multinazionali, celebrità e personaggi di alto spessore che hanno utilizzato strutture complesse di trust, fondazioni e società 'fittizie' con un sistema di scatole cinesi per proteggere le loro ricchezze e nasconderle ai funzionari del fisco.

«L'evasione ed elusione fiscale delle corporation sottrae ai Paesi più poveri 100 miliardi di dollari l'anno, sufficienti per mandare a scuola 124 milioni di ragazzi e salvare la vita di 6 milioni i bambini», denuncia intanto l'Oxfam che chiede ai governi una 'lista nera' dei paradisi del fisco.

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