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STATI UNITIDreamers, 15 stati contro Trump

06.09.17 - 21:36
Annunciati diversi ricorsi contro la revoca del programma di protezione. Il presidente: «Sono convinto che il Congresso vuole trovare una soluzione»
Keystone
Dreamers, 15 stati contro Trump
Annunciati diversi ricorsi contro la revoca del programma di protezione. Il presidente: «Sono convinto che il Congresso vuole trovare una soluzione»

WASHINGTON - Nuova grana legale per l'amministrazione Trump: 15 Stati e il District of Columbia (che accoglie la capitale Washington) annunciano ricorsi contro la revoca del programma Daca di protezione per i Dreamers, i giovani arrivati negli Stati Uniti da bambini con genitori illegali.

È una vera e propria offensiva che, dopo il braccio di ferro sul "bando" per i cittadini provenienti da alcuni paesi a maggioranza musulmana, torna a mettere in dubbio la linea scelta dalla Casa Bianca. Tanto più che proprio in queste ore sembra essere addirittura il presidente in persona a sollevare dubbi sulla strada presa, dopo messaggi apparentemente contrastanti che hanno fatto pensare ad una marcia indietro.

Trump smentisce categoricamente, «nessun ripensamento» dice e poi rivela: «Sono convinto che il Congresso vuole trovare una soluzione» parlando di «sostegno da entrambe le parti» politiche. Il presidente tira dritto quindi. Ma è inevitabile notare che Trump cerca un equilibrio, restando fermo nella promessa di una stretta sull'immigrazione ma sensibile agli umori della base.

E' rivelatore un tweet notturno dopo l'ondata di proteste seguita all'annuncio di revoca del programma voluto dal suo predecessore Barack Obama: «Il Congresso ora ha sei mesi per legalizzare Daca (qualcosa che l'amministrazione Obama non è stata in grado di fare). Se non ci riesce, rivedrò questo problema». Come a dire che quei giovani senza colpa a lui stanno a cuore, ma come a ribaltare in 140 caratteri quanto il suo ministro della Giustizia Jeff Sessions aveva illustrato in dettaglio in nome del ripristino della legalità e nel rispetto della Costituzione che al presidente non concede tutto quel potere che Obama si era arrogato.

«Non sono messaggi contrastanti» reagisce poi il Commander in chief incalzato dai giornalisti a bordo dell'Air Force One. «Sono convinto che il Congresso vuole trovare una soluzione», aggiunge, parlando di «sostegno da entrambe le parti» politiche. Il presidenti fa quindi scudo cosi' all'ondata di critiche sollevate da più parti, anche dalla sua stessa base.

Particolarmente dura la Conferenza Episcopale degli Stati Uniti che ha definito la decisione una mossa «riprovevole» e «straziante» e «un passo indietro dai progressi che dobbiamo fare come Paese». Ma la vera spina nel fianco rischia di essere ancora una volta la sfida legale che appare replicare la debacle sul 'bando': il ricorso è stato presentato presso un tribunale di New York dagli Stati di New York, Massachusetts, Washington, Connecticut, Delaware, Hawaii, Illinois, Iowa, New Mexico, North Carolina, Oregon, Pennsylvania, Rhode Island, Vermont e Virginia, oltre al District of Columbia. Il ministro della Giustizia dello Stato di Washington, Bob Ferguson, ritiene che l'azione intrapresa dall'amministrazione Trump violi i diritti per un giusto processo riconosciuti agli immigrati. Ferguson era stato tra l'altro il primo a lanciare la sfida legale al 'bando' sugli ingressi voluto da Trump, ricorso che aveva poi portato un giudice federale a bloccare il provvedimento su base nazionale.

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