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ITALIAMedici senza frontiere: «Noi andremo avanti»

04.08.17 - 20:44
«Sarebbe gravissimo mancare al nostro dovere. Ma non c'è alcun atteggiamento di sfida rispetto alle istituzioni, tutt'altro»
Keystone
Medici senza frontiere: «Noi andremo avanti»
«Sarebbe gravissimo mancare al nostro dovere. Ma non c'è alcun atteggiamento di sfida rispetto alle istituzioni, tutt'altro»

ROMA - A quattro giorni dalla definizione del Codice di condotta delle organizzazioni non governative che fanno salvataggi nel Mediterraneo e dal rifiuto di firmarlo, Medici senza Frontiere continua a soccorrere migranti sotto il coordinamento della Guardia Costiera italiana. E a trasbordarli su altre navi. Tutto come prima, dunque, in attesa che l'applicazione del Codice sortisca i suoi effetti. Pronti comunque, se gli verrà chiesto di fermarsi, ad andare altrove.

«Continuiamo a portare soccorso attendendo chiarimenti da Viminale e Guardia costiera - ha detto all'ANSA il presidente di Msf Italia, Loris De Filippi - sarebbe gravissimo mancare al nostro dovere. Ma non c'è alcun atteggiamento di sfida rispetto alle istituzioni, tutt'altro». Dalla mancata firma ad oggi, Msf ha soccorso almeno 144 persone.

L'organizzazione medico-umanitaria ha contestato soprattutto due punti del Codice: la presenza a bordo di poliziotti armati e il divieto di trasbordare su altre navi i migranti. "Su questo secondo punto la prassi ci sta dando ragione. Infatti i trasbordi continuano, coordinati dalla Guardia costiera italiana. Sono necessari per rendere efficiente il soccorso". Infatti due giorni fa, dalla nave Aquarius, 17 migranti soccorsi da Msf sono stati trasferiti sulla nave di Save the Children Vos Hestia. "Dietro richiesta della Guardia costiera di Roma" precisa De Filippi. Per ora, secondo Msf, l'attività di soccorso 'governativo' e quella non governativa possono coesistere, sotto il controllo della Guardia costiera italiana. "Ma se ci sarà vietato faremo altro, andremo dove c'è bisogno" precisa.

Ma c'è una questione che serpeggia insidiosa tra le dichiarazioni delle ong in queste ore, ed è la vicenda della nave Iuventa della tedesca Jugend Rettet, accusata dalla procura di Trapani di favoreggiamento dell'immigrazione clandestina. Grazie alle segnalazioni di due persone che si trovavano a bordo della nave di Save the Children e allo 'spionaggio' di un poliziotto sotto copertura, sempre sulla Vos Hestia. Save the Children, che ha firmato il Codice di condotta, non ci sta ad assumere il ruolo del delatore e oggi all'agenzia di stampa italiana ANSA prende le distanze dalla vicenda.

«Non eravamo a conoscenza della presenza a bordo della Vos Hestia di un agente di polizia sotto copertura. Da quello che abbiamo capito, si tratterebbe di una persona che ha preso parte alle operazioni di salvataggio e quindi estraneo al personale umanitario di Save the Children" ha detto il direttore generale Valerio Neri. "Anche le due persone dalle quali sarebbero partite le prime segnalazioni alle autorità fanno parte del personale della società di sicurezza che collabora con l'armatore dal quale è stata noleggiata l'imbarcazione» ha aggiunto.

Insomma, bisogna distinguere tra il personale umanitario - medici, infermieri, mediatori culturali e legali, operatori che si occupano di protezione dei minori - e coloro che a bordo delle navi delle ong si occupano delle operazioni di soccorso, che «sono operatori specializzati e formati per operare salvataggi». «Sono quindi proprio loro che, insieme al personale di sicurezza, salgono sui gommoni con i quali vengono realizzate le operazioni di soccorso vere e proprie. Il nostro staff, durante le operazioni, resta a bordo della nave in attesa che i migranti vengano soccorsi e portati a bordo, dopo di che si occupa di dare loro l'assistenza umanitaria necessaria, per la quale è preparato e specializzato. Sia le persone che si occupano delle operazioni di salvataggio, che quelle che fanno parte della società di sicurezza, non fanno dunque parte del personale umanitario di Save the Children».
 
 

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