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ITALIASesso per giocare; Mancini: «Nel calcio il fenomeno c'è»

20.03.17 - 18:21
Il capo della Procura della Federazione italiana giuoco calcio ha annunciato che intende accendere un faro sulla pedofilia
Sesso per giocare; Mancini: «Nel calcio il fenomeno c'è»
Il capo della Procura della Federazione italiana giuoco calcio ha annunciato che intende accendere un faro sulla pedofilia

ROMA - «Vediamo se sei dotato». Poteva essere un riferimento alle qualità calcistiche della giovane promessa. Poteva essere una battutaccia da spogliatoio. Ma forse era qualcosa di peggio. In tre, a Torino, sono finiti nelle maglie di polizia postale e magistratura per una brutta vicenda di ragazzini irretiti e molestati mentre inseguivano il sogno di arrivare in serie A. «Vuoi giocare titolare? Devi fare quello che dico io».

Arresti domiciliari per un allenatore di 20 anni che, secondo l'accusa, ha convinto i baby-calciatori delle sue squadre a mandargli foto osé e, almeno in un caso, ad avere rapporti sessuali. Carcere per suo amico più anziano, anche lui allenatore, cinquantenne, militare dell'esercito in pensione dallo scorso 31 dicembre, che si sarebbe fatto mandare via chat gli scatti e i filmati proibiti. Obbligo di firma per un architetto, a tempo perso arbitro di partite amichevoli, che si appartava con i ragazzi con la scusa di insegnargli a guidare o di sottoporli a "massaggi tonificanti".

Sono più di una quindicina gli adolescenti che, con le opportune precauzioni, sono stati ascoltati dalla polizia. Hanno fra i 13 e i 16 anni. L'indagine, coordinata dal pubblico ministero Dionigi Tibone, è durata quasi un anno e ha riguardato il vivaio di due società dilettantistiche torinesi. Ma Roberto Mancini, che ha vissuto e vive di calcio ad altissimi livelli sia in Italia che all'estero, ritiene che non sia un caso isolato: «Il fenomeno esiste e credo che ce ne siano altri. Bisogna andare fino in fondo».

Nel capoluogo piemontese è cominciato tutto dopo la denuncia per molestie presentata dai genitori di un sedicenne. L'allenatore lo aveva invitato a dormire a casa sua, insieme a un compagno di squadra, dopo la preparazione atletica in vista di una partita importante. Una sfida alla play station, quattro chiacchiere con il mister, niente di insolito: poi, nella notte, il tentativo di approccio.

Il ventenne, secondo gli investigatori, operava in modo "seriale". Sceglieva le vittime in base all'età, chattava, minacciava di lasciarli in panchina. A volte prometteva dei soldi. Ottenute le immagini, girava il tutto all'ex militare, una vecchia conoscenza: quando da dodicenne calcava i campi di gioco era stato il suo allenatore. Qualcosa finiva anche all'arbitro, che però - sempre secondo le indagini - preferiva alle foto il contatto diretto.

Non è la prima volta che l'ex militare rimane coinvolto in operazioni del genere. A Palazzo di Giustizia hanno trovato tre fascicoli per vicende analoghe: uno del 2004 per detenzione di materiale pedopornografico, uno del 2005 per la medesima accusa, uno dello stesso anno per atti osceni con minore. Per uno dei casi è già arrivata la sentenza definitiva.

\Il mio assistito è stato collaborativo, vuole chiarezza anche lui», dichiara l'avvocato Alessandra Bianco, il difensore del ventenne, che da piccolo sarebbe stato vittima di abusi molto simili.

 

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