Domattina dovrebbe esserci già il verdetto
WASHINGTON - La Corte d'Appello del Nono Distretto alla ribalta sulla scena americana. Basata a San Francisco, è la Corte chiamata a esprimersi sul decreto sull'immigrazione di Donald Trump. Considerata una delle più 'liberal' d'America, è composta da due giudici di nomina democratica e di uno di nomina repubblicana.
Alle 15, ora di San Francisco - la mezzanotte in Svizzera - la Corte ascolterà le argomentazioni sul bando delle due parti: da un lato quelle degli Stati di Washington e del Minnesota, che si oppongono alla misura, dall'altro quelle dell'Amministrazione Trump, che lo ritiene vitale per la sicurezza nazionale. La durata dell'udienza è di un'ora, al termine della quale la Corte può pronunciarsi in qualsiasi momento.
Ecco i giudici - La Corte d'Appello del Nono Distretto è la corte d'appello federale più grande, con giurisdizione su nove Stati americani. Ecco chi sono i tre giudici.
Sondaggio: 51% americani contro il bando, 46% a favore - Ciò che emerge nel frattempo è che gli americani sono contrari al decreto sull'immigrazione. Almeno secondo un sondaggio Quinnipiac, che precede l'attesa decisione sul bando da parte della Corte d'Appello del Nono Distretto.
Secondo le rilevazioni, il 51% degli americani è contrario, a fronte di un 46% favorevole. Il sondaggio mostra come l'opposizione è soprattutto alla sospensione a tempo indeterminato dei rifugiati siriani: il 70% si dice contrario e il 26% a favore.
Trump: «Ripristinare subito il bando» - «Il bando è una questione di buon senso, va confermato subito», chiede il tycoon, in piena polemica con i giudici che hanno prima fermato e poi 'congelato' il suo provvedimento. Il presidente definisce «incredibile che l'amministrazione debba battersi in un'aula di tribunale per difendere gli Stati Uniti». Perché «in gioco c'è la sicurezza nazionale», hanno scritto i legali del Dipartimento di Giustizia nella memoria difensiva inviata ai tre magistrati della corte d'appello federale nelle cui mani c'è il destino dell'ordine esecutivo finora più controverso dell'era Trump.