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POLONIAVarsavia nel mirino di Bruxelles per le violazioni dello Stato di diritto

01.06.16 - 19:04
Varsavia nel mirino di Bruxelles per le violazioni dello Stato di diritto

VARSAVIA - La Polonia finisce nel mirino di Bruxelles per le violazioni dello Stato di diritto ad opera del governo di destra della premier Beata Szydlo.

Dopo mesi di confronti serrati, senza mai risultati concreti, la Commissione ha deciso di passare dalle parole ai fatti, inviando a Varsavia un parere scritto ('Opinion') in cui esprime nero su bianco la sua preoccupazione riguardo allo scontro interno sul funzionamento della Corte Costituzionale.

Si tratta di un primo atto formale con cui l'Ue apre una procedura che in teoria, al termine di una fase piuttosto lunga, introduce il rischio di sanzioni. Ad annunciare la decisione, il vicepresidente Frans Timmermans.

Sono tre le questioni ancora irrisolte alle quali Varsavia è chiamata a rispondere, cioè le controverse decisioni dell'esecutivo sulla composizione della Corte, la pubblicazione e il rispetto delle sue sentenze e gli atti che la riguardano. "Esiste la volontà di dialogo - ha esordito Timmermans - ma ancora non siamo riusciti a trovare una soluzione. Pertanto abbiamo inviato un parere scritto. Si tratta di uno strumento utile per uscire positivamente da questa fase. Ovviamente - ha aggiunto - la Commissione ha il dovere di esaminare la situazione e portare avanti le proprie analisi per vedere come prendere misure a tutela dello Stato di diritto, che è un principio fondamentale dell'Unione. Ma sono convinto che il dialogo non è chiuso, e che possiamo trovare una soluzione".

Timmermans ha ribadito che con questo gesto formale la Commissione "non intende in alcun modo interferire con la politica interna polacca", ma solo agire nel rispetto del suo "ruolo di garante dell'osservanza dei Trattati". Punto ribadito anche dal Presidente Jean Claude Juncker, secondo cui "la democrazia non riguarda solo il funzionamento di una maggioranza parlamentare ma ha a che fare con la società civile".

La procedura di infrazione consta di tre fasi: la prima, l'attuale, prevede l'invio di una 'Opinion', con cui la Commissione rileva che il governo 'minaccia in modo sistemico' lo Stato di diritto. Quindi si chiede di porvi rimedio in 'tempi ragionevoli' e per aiutare il confronto il testo rimane riservato. Senza risposta positiva si passa al secondo passaggio, la 'Raccomandazione'. Stavolta, il testo è pubblico e si chiede una soluzione "in tempi certi". Alla fine, sempre in caso di stallo, si arriva al terzo e ultimo stadio, quello della procedura d'infrazione secondo l'articolo 7, con la decadenza del diritto di voto di quel Paese nel Consiglio Ue. Sanzione che comunque, finora, non è mai stata comminata nella storia della Unione.
 
 

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