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STATI UNITI«La richiesta dell'Fbi? Una minaccia per i nostri clienti»

17.02.16 - 20:32
La polemica tra Apple e la magistratura americana è piombata pure nella campagna presidenziale americana. Trump accusa l'azienda di Cupertino
«La richiesta dell'Fbi? Una minaccia per i nostri clienti»
La polemica tra Apple e la magistratura americana è piombata pure nella campagna presidenziale americana. Trump accusa l'azienda di Cupertino

WASHINGTON - È già piombato sulla campagna presidenziale e potrebbe approdare alla Corte suprema Usa lo scontro sulla privacy tra la magistratura americana e la Apple, dopo che l'azienda di Cupertino ha respinto la richiesta di una corte federale di aiutare l'Fbi creando un software speciale per sbloccare l'iPhone5 usato da uno dei killer della strage di San Bernardino lo scorso dicembre (14 morti, 23 feriti).

Trump contro Apple - Una battaglia politico-tecnologica senza precedenti per la sua portata e per i suoi possibili effetti sulla privacy a livello mondiale, con la Cina già alla finestra per vedere come finirà la disputa. E, nella campagna per la Casa Bianca, l'outsider repubblicano Donald Trump è stato il primo a reagire, schierandosi con i giudici e attaccando la Apple: "chi credono di essere, devono aprire" l'iPhone, ha ammonito.

Ferita aperta - Il braccio di ferro cade nel bel mezzo di un dibattito già molto acceso tra la Casa Bianca e i giganti di Internet dopo le rivelazioni di Edward Snowden, la 'talpa' del Datagate. Da un lato il governo, che vorrebbe libero accesso ai dati contenuti in telefoni, computer e tablet in caso di violazioni della legge, tali o presunte. Dall'altro Google, Apple, Facebook e tutti i guru della Silicon Valley che sono nettamente contrari, anche se di recente c'è stato un incontro per trovare un terreno comune che possa permettere agli investigatori di ottenere informazioni cruciali su possibili attacchi terroristici, senza però compromettere la riservatezza dei clienti delle compagnie informatiche.

Un caso che farà scuola - Ma la strada che divide la privacy tecnologica degli utenti e gli interessi dei governi è ancora molto lunga e tortuosa: il caso Apple-San Bernardino potrà fare scuola, indicando una direzione. L'Fbi è convinta che i dati contenuti nell'iPhone di Syed Rizwan Farook, il simpatizzante jihadista autore del massacro poi ucciso dalla polizia insieme alla moglie complice, possano fare finalmente chiarezza su alcuni aspetti della strage ancora molto misteriosi.

Ordinanza federale - Per questo il giudice federale Sheri Pym si è convinto ad emettere l'ordinanza nei confronti della Apple, che dal settembre 2014 ha installato sui propri apparecchi un sistema di sicurezza inviolabile, con la cancellazione dei dati dopo l'inserimento per dieci volte di codici di sblocco errati.

Nuovo sistema operativo - In sostanza Apple dovrebbe creare una versione ad hoc del sistema operativo iOS per sbloccare il telefonino, una sorta di chiave passepartout in grado di disattivare la funzione di protezione in modo da permettere agli investigatori di tentare l'accesso utilizzando infinite password (sino a 10 mila combinazioni) o provando a decriptare i contenuti: insomma, un "brute force" attack.

Apple si oppone - Ma l'azienda di Cupertino, che vuole tutelare anche la sua reputazione in materia di criptaggio, si oppone, come ha annunciato sul proprio sito web con una dura nota firmata dall'amministratore delegato Tim Cook. "Non abbiamo simpatia per i terroristi", scrive Cook, "stiamo sfidando la richiesta dell'Fbi con il più profondo rispetto per la democrazia americana e l'amore per il nostro Paese".

«Una minaccia per i nostri clienti» - A suo avviso, "il governo Usa ha chiesto che Apple faccia un passo senza precedenti che minaccia la sicurezza dei nostri clienti", con "implicazioni che vanno oltre il caso legale in questione". Insomma, un "eccesso".

«Troppo pericoloso da creare» - Apple ha collaborato con l'Fbi durante le indagini, assicura l'ad, "ma ora il governo americano ci ha chiesto qualcosa che semplicemente non abbiamo, e che consideriamo troppo pericoloso creare. Ci hanno chiesto di creare un accesso secondario all' iPhone". "Nelle mani sbagliate, questo software - che ad oggi non esiste - avrebbe il potenziale di sbloccare qualsiasi iPhone fisicamente in possesso di qualcuno", scrive Cook. E aggiunge: "costruire una versione di iOS che aggiri la sicurezza in questo modo creerebbe senza dubbio una 'backdoor', una porta posteriore di accesso automatico. E mentre il governo può sostenere che il suo uso sarebbe limitato a questo caso, non c'è modo di garantire tale controllo".

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