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REGNO UNITOIl comitato dell'Onu dà ragione ad Assange

04.02.16 - 11:49
Il gruppo di lavoro ha deciso di riconoscere le ragioni del fondatore di Wikileaks
Il comitato dell'Onu dà ragione ad Assange
Il gruppo di lavoro ha deciso di riconoscere le ragioni del fondatore di Wikileaks

LONDRA - Il gruppo di lavoro dell'Organizzazione delle Nazioni Unite (Onu) incaricato di dare un parere sulla condizione di Julian Assange, denunciata come "ingiusta detenzione" dalla difesa, ha deciso di riconoscere le ragioni del fondatore di Wikileaks. Lo riferisce la Bbc.

Se confermata, questa decisione allontana la prospettiva che Assange lasci l'ambasciata dell'Ecuador a Londra, dove è rifugiato da 3 anni, e si consegni alla polizia britannica.

Era stato lo stesso Assange ad annunciare di essere pronto a farsi arrestare laddove il parere Onu gli fosse stato sfavorevole. L'attivista australiano aveva dichiarato che se avesse avuto la meglio nella discussione del suo caso da parte del gruppo di lavoro Onu si sarebbe aspettato "l'immediata restituzione" del passaporto e la fine di ulteriori tentativi di arrestarlo.

Ma per la polizia di Londra, secondo la Bbc, la situazione non cambia. Assange verrebbe comunque arrestato qualora lasciasse la sede diplomatica: resta infatti in vigore il mandato di cattura nei suoi confronti.

In base al conteggio del sito 'justice4assange.com', che conduce una campagna in favore del fondatore di Wikileaks, sino ad ora ha trascorso rinchiuso nell'ambasciata 1'885 giorni. Assange si era rifugiato lì nel giugno 2012 dopo la richiesta di arresto della procura svedese per le denunce di abusi sessuali da parte di due donne. Di recente è stato raggiunto un accordo tra Svezia ed Ecuador per permettere ai giudici di Stoccolma di interrogarlo.

«Il parere dell'Onu non è vincolante» - «Non è legalmente vincolante» la decisione del gruppo di lavoro Onu che avrebbe riconosciuto, secondo quanto rivelato dalla Bbc, "l'ingiusta detenzione" di Julian Assange. Lo ha dichiarato un portavoce di Downing Street che ha precisato come la Gran Bretagna «continui ad avere l'obbligo legale di estradarlo in Svezia», come previsto da un mandato di arresto europeo.

 

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