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IRAQAttacco a Tikrit

02.03.15 - 19:56
Offensiva delle forze irachene e delle milizie sciite all'Isis
Attacco a Tikrit
Offensiva delle forze irachene e delle milizie sciite all'Isis

BAGHDAD - L'esercito iracheno, appoggiato da migliaia di volontari delle milizie sciite e forze di clan tribali sunniti lealisti, hanno lanciato oggi un'offensiva strategica a tenaglia per strappare all'Isis la città di Tikrit, già feudo di Saddam Hussein, 150 chilometri a nord di Baghdad. Un'impresa che è la più difficile finora tentata dal governo contro i jihadisti, per ragioni non solo militari, ma anche e soprattutto politiche, e che nelle ultime ore, stando ai comandi iracheni, ha già riportato sotto il controllo di Baghdad vari distretti periferici della città sunnita, infliggendo perdite alle forze jihadiste.

In Siria, intanto, continuano le delicate trattative per il rilascio di almeno 200 cristiani rapiti la scorsa settimana dallo Stato islamico nel nord-est dell'Iraq, dopo che 19 di loro sono stati rilasciati ieri in cambio del pagamento di una somma di denaro considerata come "Jizya", la tassa che secondo un'antica tradizione doveva essere versata dalle popolazioni non musulmane che vivevano in uno Stato islamico.

La provincia irachena di Salahuddin, di cui Tikrit è il capoluogo, è abitata in maggioranza da una popolazione sunnita il cui malcontento per le politiche, giudicate discriminatorie, dell'ex primo ministro sciita Nuri al Maliki ha fatto guadagnare in passato notevoli simpatie allo Stato islamico. Proprio tale situazione ha favorito nel giugno dell'anno scorso la fulminea avanzata con cui l'Isis si è impadronito di Tikrit muovendo da nord, dopo avere conquistato Mosul.

Secondo il governatore di Salahuddin, Rahed Ibrahim al Jubury, le forze regolari dell'esercito sono appoggiate da non meno di 10.000 volontari delle milizie sciite, oltre a 3.000 uomini di clan tribali sunniti. Ma secondo una fonte sciita citata dalla Bbc, a ridosso del fronte per seguire la battaglia si trova anche il generale iraniano Qasem Soleimani, comandante della forza Qods dei Pasdaran, incaricata delle operazioni all'estero.

La presenza di Soleimani e dei suoi uomini per coordinare le milizie sciite anti-Isis è stata più volte segnalata in Iraq negli ultimi mesi. I volontari sciiti, tra l'altro, sono stati accusati nei mesi scorsi di avere compiuto violenze anche contro la popolazione civile sunnita in aree della provincia di Diyala, a nord-est di Baghdad, strappata al controllo dello Stato islamico. Per prevenire episodi di violenza, soprattutto ai danni di sospetti collaborazionisti dell'Isis, il primo ministro Haidar al Abadi, anch'egli sciita, ha invitato le truppe regolari e i miliziani a "trattare bene" la popolazione e a "proteggere i cittadini e le loro proprietà".

Secondo la televisione di Stato di Baghdad, l'attacco è stato sferrato da tre direzioni - da sud, nord e ovest - con la copertura di un intenso fuoco di artiglieria e di bombardamenti di jet iracheni. I comandi militari parlano di una "avanzata sul terreno", che però non ha ancora portato le truppe ad entrare a Tikrit. il generale Emad al Zuhairi, comandante delle operazioni a Samarra, città 50 chilometri a sud di Tikrit, ha detto che i suoi uomini sono avanzati verso nord riprendendo il controllo delle aree di Albu Farraj, Abbasiya e Teraisha, oltre ad alcune parti della città di Al Dor, dove Saddam si era nascosto dopo la caduta del suo regime nel 2003.

L'alto ufficiale ha aggiunto che "decine di membri dell'Isis sono stati uccisi o feriti", mentre da parte lealista i media parlano della morte di 8 soldati negli scontri intorno ad Al Dor. La presa di Tikrit è stata preparata come un passo indispensabile per una ulteriore offensiva per la riconquista di Mosul, 200 chilometri più a nord, che secondo fonti militari americane potrebbe avvenire entro la primavera. A questo proposito, oggi il quotidiano turco Hurriyet, citando fonti governative, afferma che anche Ankara potrebbe fornire un appoggio alle forze irachene, anche se solo logistico e con la fornitura di munizioni, ma non con l'impiego di truppe sul terreno.

Alberto Zanconato - ANSA

 

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