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Tutti stregati dagli Nft: vero investimento o bolla?

Cosa si nasconde dietro la sigla che sta rivoluzionando il mercato delle aste
Cosa si nasconde dietro la sigla che sta rivoluzionando il mercato delle aste

Sempre più persone parlano di Nft. Ci si scambia pareri sugli Nft, ci si interroga sugli Nft, si disquisisce di Nft, spesso senza sapere cosa siano realmente e cosa si nasconda dietro questa misteriosa sigla. Il dato certo è che gli Nft, appunto, hanno rivoluzionato, nel giro di poco tempo, il mondo dell’arte e ci sono esperti del settore pronti a giurare che non si tratterà di un fenomeno passeggero.

Oggetti digitali unici - L’acronimo Nft sta a significare ‘Non fungible token’, ossia gettoni non fungibili. Il significato di non fungibile è di facile comprensione e si riferisce a beni che, per proprie caratteristiche peculiari, sono unici e non sostituibili con altri beni simili. Del capolavoro di Van Gogh ‘I girasoli’, per esempio, vi sono, nel mondo varie copie e l’immagine dei celeberrimi fiori si può trovare impressa negli oggetti più vari, dalle agende alle borse. Eppure, l’originale quadro di Van Gogh è unico e irripetibile proprio in forza della sua autenticità. Lo stesso dicasi per i Nft che, appunto, sono token non sostituibili, ma unici e originali. Hanno cioè valore solo le opere digitali vidimate. Con il termine token, invece, si intendono tutte quelle informazioni digitali registrate su un registro e rappresentative di una qualche forma di diritto, come la proprietà di un asset, cioè qualsiasi contenuto archiviato digitalmente, l’accesso a un servizio o il ricevimento di un pagamento. I token non fungibili, quindi, vengono utilizzati per creare oggetti digitali unici, come appunto la crypto art, immagini, video, gif o giochi online.

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Il valore della "firma" digitale - L’unicità, la non fungibilità, di tali tipi di token è garantita dalla blockchain, che, mutuando il linguaggio proprio del mondo dell’arte, è il certificato di proprietà e autenticità dell’opera digitale. Il termine blockchain significa letteralmente ‘catena di blocchi’ e si riferisce ad un registro digitale le cui voci sono raggruppate in ‘blocchi’, concatenati tra loro in un determinato ordine cronologico, la cui integrità è garantita dall’uso della crittografia. Tale registro digitale, formato da complicati sistemi di codici crittografici, non intercambiabili tra loro, fungono come sigillo di autenticità del Nft e permette che tale prodotto acquisisca, proprio in forza di tale certificazione, un determinato valore commerciale. Tutto ciò che riguarda il Nft, dalla sua creazione alla sua vendita, viene quindi tracciata e verificata attraverso la blockchain. Ciò significa che, non solo il diritto d’autore dell’opera digitale è garantita da una sequenza di codici unici, ma che ogni transazione, anche a distanza di molti anni, sia tracciata, garantendo così all’artista il pagamento automatico del diritto d’autore stabilito all’origine.

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Possedere degli algoritmi - Una Nft è, per citare quanto detto in un articolo di Wired, “l’equivalente di una figurina autografata dal calciatore” che, di conseguenza, assume un valore diverso da tutte le altre che, anche se identiche non sono autografate. Secondo Dannie Chu, amministratore delegato di MarkersPlace, una nota piattaforma di compravendita di Nft, «esistono centinaia di migliaia di stampe e riproduzioni della Gioconda ma, dal momento che non sono l’originale creato da Leonardo valgono decisamente molto meno. Lo stesso principio si applica al Nft: puoi copiare o incollare un’immagine o un video ma l’originale, firmato digitalmente dall’artista, è ciò che ha realmente valore». Ciò che quindi interessa all’investitore, è possedere un Nft che contenga un file in alta risoluzione dell’opera digitale e la firma, sempre digitale, dell’artista. In certi casi, il file rappresentante l’opera non è neanche presente, ma l’acquirente diventa proprietario dei meri dati dell’opera conservati sul blockchain, ossia complessi algoritmi che dicono quale sia il nome dell’opera, la sua descrizione e un particolare sistema di sicurezza nel caso qualche sito andasse in fallimento o in down temporaneo. Il sistema degli Nft sulla blockchain garantisce l’autenticità di un’opera digitale che, altrimenti, sarebbe potenzialmente replicabile all’infinito e soggetta ad una distribuzione non autorizzata dal suo autore sul web.

ReutersIn Sudafrica una società usa Nft per vendere i lavori di artisti locali

Si paga in criptovaluta - Gli Nft hanno rivoluzionato anche il campo del diritto d’autore. Fino ad ora si è spiegato che il token non fungibile, inserito nel registro digitale, permette di certificare e garantire l’autenticità dell’opera. Quando questa opera, per esempio d’arte digitale, viene venduta, colui che acquista il token non compra i diritti d’autore ma un certificato che permette di tenere traccia e provare la proprietà della copia digitale acquistata. Di conseguenza, di una stessa opera possono essere venduti svariati Nft a diverse persone che risulteranno essere proprietarie della copia dell’opera ma non dell’originale. La proprietà di quest’ultima rimarrà di esclusiva proprietà dell’autore che avrà così modo di arricchirsi ogni volta che venga venduto un token collegato alla propria opera. Le categorie a cui tale procedimento può essere applicato sono molto varie e vanno dai giochi online alle applicazioni digitali ma, come già detto, è sicuramente nel mondo dell’arte che tale fenomeno ha assunto un valore rivoluzionario. Per l’acquisto di un’opera d’arte digitale serve, prima di tutto, una blockchain. La più usata è Ethereum ma, negli ultimi tempi, visto l’esponenziale successo di tale mercato, sono state create anche soluzioni alternative come Flow Blockchain, Binance Smart Chain o Solana. Le piattaforme preposte alla vendita di Nft sono numerosissime e molto specializzate come Rarible o SuperRare, che si occupano di opere d’arte, o Valuables per l’acquisto di tweet. Le transazioni avvengono quasi sempre in criptovaluta, motivo per cui è necessario che l’acquirente sia munito di un portafoglio digitale, wallet in gergo tecnico. Di fatto tutto può essere trasformato in Nft, immagini, gif, video e per la sua creazione serve solo un wallet, che dovrà contenere l’opera di cui è garantita l’autenticità e, di conseguenza, il suo valore commerciale.

ReutersIl primo tweet di Jack Dorsey, cofondatore di Twitter, vale oro

Un meme da 600 mila dollari - Il mercato delle Nft, come detto, è in continua espansione e secondo il portale Crypto.art, nel mese di novembre del 2020 le vendite di arte basate su Nft avevano raggiunto il valore di circa 1,5 milioni di dollari, mentre nel marzo del 2021 avevano già toccato quota 120 milioni di dollari. Nel febbraio del 2021 ha fatto molto scalpore il fatto che un’opera dell’artista digitale statunitense Beeple, al secolo Mike Winkleman, denominata ‘Everydays. The first 5000 days’, un collage di 5 mila immagini pixelate, sia stata acquistato su Christie’s da un programmatore con sede a Singapore per 69,3 milioni di dollari. Poco tempo dopo il meme ‘Nyan Cat’ è stato venduto su un mercato internet alla folle cifra di 600 mila dollari. Nella classifica stilata da Nft Qt delle ‘100 migliori opere digitali vendute’, c’è CryptoPunk#7523, del collettivo artistico Larva Labs, ossia John Watkinson e Matt Hall, che raffigura un volto con la mascherina protettiva e il berretto. Tale opera digitale è stata acquistata per la bellezza di oltre 11,75 milioni di dollari. Tra i non fungible token più cari figura anche il primo tweet della storia, datato 21 marzo del 2006, scritto da Jack Dorsey, creatore del social, ed acquistato, nel marzo dello scorso anno, per 2,9 milioni di dollari dall’imprenditore malese Sina Estavi, ceo di Bridge Oracle.

... e se arriva pure Banksy... - Quando poi entra in campo il misterioso artista Bansky, la vendita di un Nft può diventare essa stessa una performance artistica. È quanto avvenuto nel marzo dello scorso anno quando un disegno del noto artista britannico, intitolato ‘Morons (White)’ del 2006, del valore di 96 mila dollari, è stato dato alle fiamme in diretta streaming da un gruppo appartenente a una società di blockchain chiamata Injective Protocol e poi trasformato in Nft, ossia una rappresentazione digitale dell’opera stessa. Il gesto, volutamente provocatorio, aveva come scopo quello di attirare l’attenzione verso questo nuovo mezzo di espressione artistica usando, non a caso, l’opera ‘Morons’ in cui è rappresentata una scena di un’asta d’arte dove compare la scritta “Non posso credere che voi imbecilli compriate davvero questa schifezza”. L’opera, in formato digitale, ha poi raggiunto il valore di 382 mila dollari, pagati da un acquirente anonimo.

Uno scossone complesso - Dopo il picco d'interesse e di giro d'affari, come spesso capita, è arrivato un brusco stop e una gelata che ha finito per normalizzarne tutto il fenomeno causando anche perdite considerevoli a chi si era lanciato a testa bassa in questo nuovo (presunto) Eldorado. I motivi sono tanti, e in buona parte sono collegati a una crisi generale - arrivata fra maggio e giugno - dei prodotti legati alle criptovalute e in generale alla blockchain (soprattutto quella di Ether, molto utilizzata per gli Nft). Un altro aspetto che ha sicuramente influito è però anche una gestione molto raffazzonata, se non apertamente predatoria, di alcuni dei progetti legati alle opere digitali che ne hanno - di fatto - svalutato la credibilità.

Al di là del fragore dello scoppio di questa prima bolla, che davvero si è portata via miliardi, gli addetti del settore restano ottimisti. Per alcuni, addirittura, lo scossone era necessario affinché dall'albero si staccassero le proverbiali foglie morte e il mercato. Una cosa sembra abbastanza certa, qualsiasi forma prenderanno in futuro, gli Nft sono qui per restare.

AFPIl collage digitale di Beeple venduto alla cifra "monstre" di 69,3 milioni di dollari.


Appendice 1

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