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MONDOLa rivoluzione digitale è un miraggio

19.10.18 - 19:04
Dal 2007 al 2017 il tasso di crescita dell'accesso a internet è passato dal 19% a meno del 6%
Keystone
La rivoluzione digitale è un miraggio
Dal 2007 al 2017 il tasso di crescita dell'accesso a internet è passato dal 19% a meno del 6%

LONDRA (ats ans) - La rivoluzione digitale potrebbe restare un miraggio per miliardi di persone, soprattutto donne, che vivono nelle aree più povere e isolate del mondo. Negli ultimi dieci anni la crescita dell'accesso a internet ha subito un consistente rallentamento, arretrando più di dieci punti percentuali. A lanciare l'allarme è un rapporto della Web Foundation, l'organizzazione fondata da Tim Berners-Lee, l'inventore del world wide web.

Secondo il documento, basato su dati delle Nazioni Unite e visto in anteprima dal Guardian, dal 2007 al 2017 il tasso di crescita dell'accesso a internet è passato dal 19% a meno del 6%. Una brusca battuta d'arresto è stata registrata a partire dal 2015, nonostante i progressi della Cina che ha raggiunto quota 800 milioni di persone connesse. Nel 2014 le Nazioni Unite avevano predetto che la metà del mondo sarebbe stato online, ma con questo brusco calo il traguardo non si raggiungerà prima del 2019.

«Abbiamo sottovalutato il rallentamento e il tasso di crescita ora è davvero preoccupante - spiega Dhanaraj Thakur, direttore della ricerca presso la Web Foundation. Se alcune persone possono connettersi a internet e altre no, le disuguaglianze non faranno altro che crescere e si perderanno occasioni decisive».

Se la crescita si fosse mantenuta costante, intorno all'11%, oggi su internet ci sarebbero almeno 500 milioni di persone in più, che di fatto mancano all'appello. Dei 3,8 miliardi di persone che rimangono offline la grande maggioranza sono donne. Nelle aree urbane povere, infatti, il numero degli uomini connessi arriva ad essere anche il doppio di quello delle donne. Ma più in generale, dove ci sono persone offline ci sono condizioni che rendono difficile e costoso connettersi.

Solo per fare un esempio, il 98% degli abitanti dell'Islanda è stato connesso nel 2017, contro l'1,2% degli eritrei. Una situazione di disparità tecnologica e culturale già sotto i riflettori di diverse aziende tecnologiche, da Facebook a Google, che con droni e palloni aerostatici hanno cercato di connettere le zone più povere e isolate del mondo.

«Per invertire il trend abbiamo bisogno di una connettività più economica e c'è molto lavoro da fare sui contenuti per attrarre sempre più persone», così Malcom Johnson, segretario generale dell'International Telecommunication Union delle Nazioni Unite, commenta i dati che saranno diffusi ufficialmente a dicembre.

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