Sotto shock, in ipotermia e traumatizzati, i tre sono stati accolti a Lampedusa. Hanno raccontato di «violenze e abusi»
LAMPEDUSA - «Meglio morire che tornare in Libia». È il racconto dei tre sopravvissuti del naufragio al largo di Tripoli avvenuto ieri e costato la vita, secondo quanto riferito proprio da loro stessi, ad altre 117 persone.
Sotto shock, in ipotermia e traumatizzati, i superstiti sono stati accolti a Lampedusa. Hanno raccontato delle «violenze e gli abusi» cui sono stati sottoposti in Libia. «Siamo rimasti tre ore in mare, sperando che qualcuno si accorgesse di noi», hanno detto ai soccorritori.
Altro naufragio con 53 morti - Un altro naufragio con 53 morti è avvenuto nei giorni scorsi. Lo riferisce l'Unhcr, che cita notizie diffuse da Ong, secondo cui la tragedia di migranti si è verificata nel Mare di Alborán, nel Mediterraneo occidentale.
«È stato riferito che un sopravvissuto - afferma l'Unhcr - dopo essere rimasto in balia delle onde per oltre 24 ore, è stato soccorso da un peschereccio e sta ricevendo cure mediche in Marocco. Per diversi giorni navi di soccorso marocchine e spagnole hanno effettuato le operazioni di ricerca dell'imbarcazione e dei sopravvissuti, senza risultati».